La decisione della Camera dei rappresentanti USA è una svolta storica in materia di rapporti internazionali attinente la produzione e l’utilizzazione di materiale fissile.
Il voto della Camera statunitense im materia di energia nucleare rappresenta una svolta storica. Per la prima volta (salvo quanto vi è di non “non scirtto” in via ufficiale nei rapporti con Israele), gli USA aprono concretamente ad una potenza nucleare non firmataria del Trattato di non proliferazionenucleare, l’India. La svolta della politica USA era in atto già da qualche anno, ma in termini realistici si era scettici che gli americani arrivassero a tanto. Ossia, ad allargare l’amicizia (e la nuova, tacita alleanza) con l’India oltre che in materia di equilibri strategici di tutto il medio ed estremo oriente oceanico (più che continentale) e al commercio e al rifornimento di armi e materiale tecnologico avanzato, anche al settore nucleare. Ciò avviene a condizione che l’India apra le sue centrali nucleari per usa pacifico alle ispezioni internazionali, come quelle dell’Aiea. La decisione americana dimostra sano ma tardivo senso di realismo e al tempo stesso di come e quanto essa sia stata erronea sino ad oggi in ambiti, rapporti e applicazioni politico-dipmolatico-industriale-militari di grande importanza. Essa dimostra soprattutto di come la realtà planetaria odierna sia governata dall’oligarchia atomica (Usa, Russia, Regno Unito, Francia, Cina) in maniera assolutamente inadeguata rispetto all’evoluzione della tecnologia nucleare militare e civile e alla realtà politica planetaria. Non vi è mai stato uno sforzo quantomeno intellettuale, dall’indomani della caduta dell’Unione Sovietica, da parte soprattutto della superpotenza USA, atto a volersi rappresentare la furura evoluzione degli equilibri e degli squilibri mondiali in base ai contenuti del TnP. Non si è mai voluto seriamente affrontare il tema dell’arricchimento dell’uranio, assoluamente non scisso dall’esercio del potere esclusivo esercitato dalle potenze nucleari ufficiali sul piano strettamente industriale. Oggi, forse, si comincia ad avviare una timida e lenta svolta su argomenti cruciali che sono davvero sottesi alla corretta comprensione di molte dinamiche internazionali, non ultima quella iraniana, di fronte alle quali i governi occidentali impongono alle loro opinioni pubbliche di stare a guardare e “capire” stando sempre con i paraocchi informativi, ossia con pregiudizio.