STIMOLARE E RILANCIARE LA DOMANDA INTERNA. NO AD ACCENTUARE LA DISCRASIA TRA DOMANDA ED OFFERTA IN UN’ECONOMIA SENZA REGOLE
Abbiamo avanzato la nostra proposta a Berlusconi di entrare nel PdL dando la nostra collaborazione leale in tutte le forme, ad iniziare da quella di formulare critiche valide e motivate atte solo a miglorare l’azione del governo e ad arrecare benefici alla Nazione. Questo è un caso speficico e al tempo stesso esemplare. Perplessità, dubbi, finale non clunclusivo convincimento ci portano ad esternare il perché e ad additare al tempo stesso la strada che riteniamo utie, corretta e necessaria: quella del dare impulso alla domanda interna, da subito, per contenere stagnazione e inflazione. E non quella dell’estendere gli aiuti di Stato alle industrie.
Le misure urgenti predisposte dai governi europei e da quello italiano a protezione della sicurezza del sistema finanziario delle singole Nazioni e dell’Europa tutta, di fronte alla bufera americana che ha investito tutto il mondo, improvvisamente paiono debordare, almeno in Italia, e indirizzarsi anche e soprattutto verso rotte e verso lidi affatto diversi. Questo non può che preoccupare, e già preoccupava e preoccupa sin da quando il governo aveva messo in atto misure e manovre atte a salvare a tutti i costi l’Alitalia. Misure che contemplavano perfino l’utilizzo di pesanti ammortizzatori sociali di rinomata, abusata e triste memoria, ovvero, con il sotterfugio della mobilità, trasferire aliquote di personale in industrie a capitale pubblico finalmente diventate competitive e fiore all’occhiello del sistema economico nazionale, come la Finmeccanica. Oggi, si apprende che il governo dichiara il suo obbligo di proteggere il sistema economico per intero, e non più solo alcuni degli asset finanziari con potenziali rischi nel mondo delle banche nazionali. Cosa significa tutto questo? Significa estendere gli aiuti anche alle industrie, Fiat compresa. Siamo tornati agli inciuci degli anni settanta-novanta? Siamo tornati ad un’economia capitalistica surrogata dallo Stato? E’ l’ultima, questa, plateale metamorfizzazione del capitalismo sfrenato? Sia quel che sia, risulta paradossale, irrazionale e irricevibile una simile proposta, una simile scelta. Silvio, cosa ti capita? Cosa ti passa per la testa? Cosa ti dicono i tuoi consigliori? Tutto questo è assurdo e va contro i più elementari principi di economia politica, quali e per come possono essere insegnati da un filosofo analfabeta di filosofia e di economia. Qui si capovolge tutto, in una logica senza senno che porta a fare furoreggiare garanzie valide solo per pescecani e speculatori e protezione effettiva solo per i grandi complessi produttivi. Giacché – saggezza politica ed economica vorrebbero e vogliono – in una condizione di così marcata recessione bisogna apprestare ed attuare misure atte a ridare subito impulso alla domanda e non a “proteggere” e ad accentuare la sua stagnazione . Non aiuti di stato ai produttori e ai lavoratori per aumentare la quantità dei prodotti invenduti e stoccati, ma detassazione immediata sia alla fonte, su salari e stipendi, che sull’Iva e sulle altre voci impositive. Tutto ciò che annunci di stare per fare non ha proprio senso, se non quello di produrre un’accentuata discrasia tra domanda e offerta interna. Non volare in maniera irrazionale, adesso, sopra i lidi dell’economia pilotata e del capitalismo di Stato per aiutare un’economia senza regole, perché le condizioni dell’economia reale abbandonata a se stessa diventeranno ancora più critiche. L’unica cosa è rilanciare la domanda interna, alleggerendo subito le ricadute più pesanti su tutti i lavoratori e sui ceti deboli in particolare, e con essa tenere pronte le misure mirate ad interventi di difesa esclusivamente finanziaria.