19 Ottobre 2008
Domenico Cambareri
(fonte: Parvapolis)
Ridare impulso al mercato, ridando impulso, fiato alle vendite. Senza abbassarsi a commedie dell’assurdo che vanno contro l’abc delle politiche economiche
Le misure urgenti predisposte dal nostro governo, così come dagli altri governi europei, a protezione della sicurezza del sistema finanziario delle singole Nazioni e dell’Europa tutta, di fronte alla distruttiva bufera finanziaria americana, improvvisamente vengono fatte debordare, almeno in Italia, e indirizzare anche e soprattutto verso rotte e verso lidi diversi. Ciò preoccupa, e già preoccupava e preoccupa sin da quando il governo aveva messo in atto misure atte a salvare a tutti i costi l’Alitalia. Misure che prevedevano perfino il ricorso a pesanti ammortizzatori sociali di rinomata, abusata e triste memoria, ovvero, con il sotterfugio della mobilità, trasferire aliquote di personale in industrie a capitale pubblico finalmente diventate competitive e fiore all’occhiello del sistema economico nazionale, come la Finmeccanica. Oggi, si apprende che il governo dichiara il suo obbligo di proteggere il sistema economico per intero, e non più solo alcuni degli asset finanziari con potenziali rischi nel mondo delle banche nazionali. Cosa significa tutto questo? Significa estendere gli aiuto anche alle industrie, Fiat compresa. Siamo tornati agli inciuci degli anni settanta-novanta? Siamo tornati ad un’economia capitalistica surrogata dallo Stato? E’ l’ultima, questa, plateale metamorfizzazione del capitalismo sfrenato? Sia quel che sia, risulta paradossale, irrazionale e irricevibile una simile proposta, una simile scelta. Ma tutto ciò non è che espressione di misure dettate da forte emotività e improntate ad un grado di risposta non omogeneo, non robusto, settoriale, sicuramente parziale.
Tutto questo anzi ha il sapore della commedia dell’assurdo e va contro i più elementari principi di politica economico-sociale, visto che capovolge tutto, in una logica quantomeno apparentemente senza senno che porta a fare furoreggiare garanzie valide solo per pescecani e speculatori e protezioni aggiuntive e non motivate solo – in realtà – per i grandi complessi produttivi. Giacché – saggezza politica ed economica vorrebbero e vogliono – che se bisogna affrontare oltre al grave pericolo della crisi finanziaria anche i grandi e gravi problemi relativi ad una condizione di oramai marcata stagnazione e di avvio sicuro di ampi fenomeni recessivi, bisogna apprestare ed attuare misure atte a ridare subito impulso alla domanda e non a “proteggere” e ad accentuare la sua stagnazione . Non aiuti di stato ai produttori e ai lavoratori per aumentare la quantità dei prodotti invenduti e stoccati, ma strumenti atti a ridare impulso agli acquisti in generale e non solo destinati ad alcuni settori. Ciò va fatto con la detassazione immediata sia alla fonte, su salari e stipendi, che sull’Iva e sulle altre voci impositive. Ridare impulso al mercato, ridando impulso, fiato alle vendite, dando cioè più possibilità di mantenere il precedente standard degli acquisti, di spesa ai singoli acquirenti, significa agire in maniera fisiologicamente corretta. Significa innanzitutto evitare assolutamente di produrre un’accentuata discrasia tra domanda e offerta interna. Il volere invece ricorrere ad aiuti diretti alle industrie riporta le scelte del governo, lo ripeto, a quelle che furono nei tempi bui, cioè dell’economia pilotata e del capitalismo privato surrogato e garantito dallo Stato (nelle perdite, non nei guadagni!) per aiutare un’economia senza regole. In tal modo, le condizioni dell’economia reale abbandonata a se stessa potrebbero diventare ancora più critiche. L’unica cosa, ripeto, per contrastare stagnazione e recessione ( più o meno collegate alla crisi finanziaria internazionale) è rilanciare la domanda interna, alleggerendo subito le ricadute più pesanti su tutti i lavoratori e sui ceti deboli in particolare. È saggio quindi evitare di assumere misure che sono già in partenza risposte di natura settoriale che vengono dirette a protezione della produzione. Rilanciare e garantire il potere d’acquisto, e tenere sempre pronte le misure mirate ad interventi di difesa esclusivamente finanziaria.