26 Settembre 2002
Elisabetta Rizzo
(fonte: parvapolis)
Roma. Vortex, il brivido del segno e del suono. Antonio Pantano: «I politici sono camerieri dei banchieri, ha scritto Ezra Pound. E aveva ragione»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Antonio Pantano, docente presso l’Università
di Teramo di una cattedra “particolare”, quella di “Economia di Ezra Pound”.
«Inutile nascondere la drammatica situazione morale di questa repubblica ipocrita: l’immoralità è nei fatti quotidiani, così come nella produzione e nell’economia. Il criterio finanziario, di conseguenza, è immerso nell’arbitrio – reso legale dalle leggi emanate negli anni da parlamenti abitati da maggioranze di prevaricatori, ladri, corruttori-corrotti e taglieggiatori (l’eufemismo di “tangentisti” vorrebbe addolcire il giusto epiteto) – che le banche, in combutta omertosa, gestiscono.
La realtà italiana oggi vede un’enorme potere economico gestito da pochi, non tutti italiani, i quali hanno accumulato fortune incalcolabili mediante la vessazione bancaria. Potere illegittimo sovranazionale: del supercapitalismo senza patria per imporre un “liberismo” negli affari, cioè l’arbitrio divenuto “legge”, ma non rappresentante “giustizia”.
Va urlato a pieni polmoni: l’Italia di oggi, che dovrebbe essere consegnata alle nuove generazioni, è obbligata a debiti artificiosamente costruiti nei decenni da camarille di lestofanti».
«Si potrebbe obiettare: nel secondo dopoguerra la produzione ha avuto momenti esaltanti, i consumi sono saliti alle stelle, si è vista qualche stagione di benessere. Ma, a questa illusoria serie di superficiali considerazioni, va opposto: in realtà tutto è costato alla comunità nazionale la perdita della propria sovranità e della propria autonomia economica, l’abbandono di valori morali e la distruzione dell’etica, la rinuncia alla autonoma essenza nazionale. In pratica: la perdita delle libertà.
È paradossale ma il collaudato e decantato sistema democratico ha condotto alla perdita delle libertà: quando si è incatenati ad insanabili debiti nazionali di natura finanziaria, non vi è più libertà. Non vi è libertà quando l’avvilimento intristisce i giovani. Non è libertà l’angoscia per i lavoratori, per gli artigiani, per i commercianti, per i professionisti, per gli artisti, per i piccoli e medi imprenditori: l’incertezza per il domani, la vessatoria insistenza fiscale dello stato la vanificazione dei diritti accumulati per le pensioni, lo scialo sovvenzionatore verso le idiozie dei grandi speculatori e del grande capitale, la pletora di inutili leggi, costose nella sola gestione, son motivi di angoscia.
Ecco il mare di soprusi nel quale annaspa il cittadino italiano. Mare dal quale emergono solide isole di favoritismi per affaristi e avventurieri dell’economia e della politica gratificati di sovvenzioni di pubblico danaro, di sgravi fiscali, di esenzioni compiacenti, di erogazioni a gettito continuo.
Uno zoo di nuovi arrivati, senza morale, mossi solo dall’avidità, forti di loschi affari tenuti in considerazione dal sistema bancario.
Ecco la verità: si è capovolto il sistema dei valori. Si vuole che l’individuo valga perché “possiede”, si rende lecito ogni sistema criminale di arricchimento. Si vuole che lo stato faciliti ” liberamente” (ecco il liberismo!) la scalata al denaro, ad ogni costo, invocando le logiche del mercato contro la qualità, le virtù, i valori superiori ed il rispetto per gli altri.
Si comprende che la fase attuale è solo l’acme di un lungo processo involutivo, però in auto-corruzione per il rapido diffondersi del sistema ormai tumorale. Anche i “falsi catoni” del momento oggi sentono il dovere, assai ipocritamente, di additare gli abissi di immoralità ove la Nazione è ormai precipitata. In ritardo irreversibile, nel criterio dell’organismo che crea naturali anticorpi, tentano di elevarsi lamentele o inviti al riscatto. Voci comunque isolate. Così come isolate, soffocate, sono altre, di condanna, di avversione, di dissenso, che il conformismo di regime, sostenuto dalla stampa adulatrice ed ossequiente, cerca di ignorare: riescono ad emergere dal tombale silenzio dell’affarismo.
“I politici sono camerieri dei banchieri”, sentenziò Ezra Pound. E quella definizione non può essere smentita dai fatti».