Nino Piccione: “Quasi un diario”, più di un diario

28 Febbraio 2005

Domenico Cambareri

(fonte: Parvapolis)

Con il suo ultimo romanzo, “Quasi un diario” (Edizioni Lepisma, Roma, € 12,00), Nino Piccione si conferma scrittore che costruisce trame e nodi amorosi e sconvolgimenti esistenziali in maniera cruda e graffiante. Creatività, perizia, maturità narrativa dell’autore sono dati e confermati dalle grandi doti di incisività espressiva e di immediatezza emotiva che espandono in maniera calcolata nell’animo del lettore condizioni di coinvolgimento psicologico e di subconscie prospezioni e proiezioni. In “Quasi un diario”, Piccione ci presenta il nascere, il poco felice svolgersi e il doloroso concludersi di un amore di uno scrittore verso una donna molto più giovane, straniera, ungherese, con un forte desiderio e un non meno forte impegno nel voler diventare poetessa. L’intreccio che nasce a livello sentimentale e intellettuale fra i due protagonisti, che ci trasporta con loro per mezza Europa da Roma alla Sicilia a Budapest, è rafforzato dall’ulteriore ruolo che desidera svolgere lo scrittore nei confronti dell’ “allieva-amata” e “altalenante” amante, anche nel venir meno al rispetto dei suoi rigorosi principi morali in cose amorose. Egli vuole a tutti i costi “plasmare” (chissà quanto a sua immagine e somiglianza) quel che vi è di talento nell’apprendista poetessa, e si accorge (o forse no?) che la fragilità che ritrova nella donna e la nuova carriera in cui la immette in lui si tramutano in incontenibile energia che dona inaspettata acme creativa, artistica ed erotica. Ma anche irruenti pulsioni che si tramutano in passione dolorosa e in momenti di gelosia cieca e d’ira che dimostrano quali solchi può scavare nell’animo umano in negativo lo struggimento amoroso. E, non di meno, quali possibilità di azioni e di vite parallele un uomo o una donna è in grado di mettere in atto pur di non scoprire totalmente all’altro l’interezza del proprio mondo, delle proprie passioni, delle eventuali altre relazioni amorose che tali nella loro pienezza sono solo se rimangono “pudicamente” segrete. È tutto ciò che fa dire al protagonista, sin dalle prime pagine: “Il mio rapporto con Magdalena? Un paradiso costruito con materiali d’inferno”. Inferno al massimo grado, visto che della passione sconfinata per la poetessa, invece, tutti sanno, tutti parlano, e il protagonista non si cura nemmeno – o lo fa ormai quasi maldestramente, con scarso convincimento, e da qui l’accentuarsi della crisi perché non può mantenere in condizioni di asetticità illimitata la dimensione dei suoi rapporti familiari – di celare il celabile, oltre le normali, scontate apparenze. Indubbio sembra che l’autore civetti con il titolo dato al romanzo e istighi il lettore a chiedere quanti “frammenti” o quanti “spezzoni” della vita dello stesso autore o di altre esperienze biografiche di amici, o quanti semplici aneddoti egli abbia saputo utilizzare come parte del materiale su cui ha costruito tutto il romanzo. Ciò è possibile proprio in forza della sua capacità di saper scavare con sicuro realismo in fondo all’animo umano e di render ben palese il livello di tensione interiore accentuata dall’adesione ad impostazioni etico-religiose che a suo avviso radicalizzano e dilatano gli stridori delle scelte esistenziali, affrontate in termini di teologia morale nel toccante dialogo con l’amico sacerdote (capitolo IX). Libro in apparenza dall’atmosfera rarefatta, in quanto completamente incapsulato in una dimensione di tipo letterario – circoli, appuntamenti, conferenze, teatri, critiche, godimenti estetici e viaggi – “Quasi un diario” rilancia con riuscita efficacia le qualità e la bellezza del romanzo d’amore colto e al tempo stesso scritto con un linguaggio sciolto, preciso, immediato. Nino Piccione rende con efficace estro creativo palpitante la lettura delle pagine in cui l’amore dei protagonisti viene a vivere oltre la dimensione dello stereotipo letterario: egli ci presenta la dimensione vitale dell’agire quotidiano, in cui non raramente si assiste a come le azioni prodotte dalla sfera sentimentale arrivano, malgrado le finezze intellettuali e malgrado le affinità elettive, malgrado tutto, a deturpare e talora, forse raramente, a recuperare l’afflato e l’idillio lirico dei primi approcci affettivi e amorosi. “Quasi un diario”: un romanzo da leggere, di sicuro gradimento dalla trama ai personaggi allo stile dello scrittore. Soprattutto, fatica non sprecata, che riconferma ancora una volta il giudizio sullo scrittore.
Nino Piccione, già giornalista parlamentare, caporedattore Rai e corrispondente di numerose testate, già direttore di una fra le maggori riviste culturali italiane, “Idea”, oggi dirige la rivista “Scrittori Italiani”, organo del Sindacato Liberi Scrittori Italiani. Piccione è stato in precedenti occasioni ospite in terra pontina, in particolare a Latina (i lettori più assidui lo ricorderanno ospite degli Incontri Culturali di ParvapoliS ideati da Mauro Cascio ed introdotti e coordinati da Domenico Cambareri) e a Sabaudia. Su di lui hanno scritto anche alcuni fra i maggiori critici italiani. La sua produzione, nata nell’ambito di una fortunatissima attività saggistico-politica (“Un ministro tra Stato e violenza”, “Uragano Lockheed”), da oltre venti anni affonda nell’ambito strettamente letterario, con opere di notorietà, come “Etneide”, “Ianua”, “Vocazione uomo”, “Il nido della cometa”, “Il barone di Militello”, che hanno avuto successo di critica, premi, e, soprattutto, di lettori.

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