22 Ottobre 2008
Domenico Cambareri
(fonte: Parvapolis)
Gli studi mettono in risalto la debolezza della crescita economica italiana degli ultimi anni dovuta a fenomeni strutturali che si trascinano anche a causa dell’inerzia politica
Ocse, Fondo monetario internazionale, Banca d’Italia mettono in risalto la debolezza della crescita economica italiana degli ultimi anni dovuta a fenomeni strutturali che si trascinano anche a causa dell’inerzia politica; l’ancora non adeguato grado di liberalizzazioni raggiunto ( e, aggiungiamo noi, della concreta realizzazione dei principi che ne stanno alla base, ad iniziare da quello del non “fare cartello”); l’accentuazione dell’appiattimento e dell’impoverimento retributivo accompagnati dalla crescita del fenomeno opposto, ossia dell’accresciuto arricchimento di una platea di soggetti numericamente sempre più ristretta. Quindi, dell’erosione accentuata del potere d’acquisto delle retribuzioni per la stragrande maggioranza della popolazione. Ci conforta che le indicazioni espresse per avviare politiche risanatrici atte a superare l’attuale tempesta finanziaria internazionale che sta accentuando a livello di mercato interno il già presente e preesistente corso recessivo dell’economia, e per superare ancor più questo secondo aspetto che perdurerà in maniera acclarata almeno sino al 2010; ci conforta che le indicazioni espresse indirizzino verso una precisa linea d’azione. Che è quella che è stata espressa anche da noi: rivitalizzare subito la domanda interna preservando con appositi interventi la capacità del potere d’acquisto delle famiglie. Non misure-tampone di natura settoriale o, peggio, a carattere protezionistico, ma robusti stimoli, il più possibile ampi, come è stato segnalato ieri in “Ministri in ordine sparso”. Ciò significa attuare modelli di intervento solleciti, ben flessibili e modulati nell’arco di non oltre tre trimestri, partendo subito dagli sgravi fiscali diretti e indiretti (ad iniziare dai beni di consumo primari), per passare poi ad inglobare quote rilevanti della manovra detassativa nelle retribuzioni in maniera stabile e definitiva . Dai vantaggi derivanti nel ridare impulso agli acquisti, non potrebbero non trarne profitto anche e direttamente le grandi industrie, come la Fiat, che hanno avviato e realizzato in questi anni grandi processi di investimento, di innovazione tecnologica, qualitativa e produttiva. Erroneo, deplorevole, inconcludente, parzialissimo, ingiusto sarebbe invece il volere assumere iniziative atte a favorire solo l’acquisto di auto, di frigoriferi e di un’ulteriore, classificata serie di prodotti protetti.