Sicurezza, salute, clima, ambiente: dalle parole ai fatti. Invito esplicito ai Ministri dell’Istruzione, dell’Ambiente, del Lavoro e degli Interni
Le campagne ambientalistiche si moltiplicano a più non posso, spesso per fortuna con motivazioni fondate e non inventate. Così è anche per la salute, per la sicurezza e per altri aspetti importanti del nostro vivere quotidiano. Fra le ultime, è da ricordare la “festa dell’ambiente”, ricorrenza appena celebrata nella residenza presidenziale di Castelporziano, alla presenza del Capo dello Stato, dal ministro dell’ambiente Prestigiacomo e da centinaia di bambini e ragazzi appartenenti ai più diversi cicli e ordini di scuole. Inoltre, è importante rilevare come ambiente, salute e sicurezza costituiscono spesso un tutt’uno, un qualcosa di non affatto scindibile. Eppure, anche se le normative si arricchiscono e si ampliano incessantemente, è facile constatare come la loro applicazione subisce un processo inversamente proporzionale. Sul piano attuativo, in molti casi si procede a rilento nei modi più incredibili e ingiustificabili. Ciò desta giustamente meraviglia e scandalo perché molte e molte cose, molti e molti passi potrebbero essere realizzati con il minimo dispendio di tempo volontà e denaro, con il minimo impegno, senza stakanovismo, senza altruismo, senza il minimo spirito salutistico e ambientalistico. Come cose ovvie, scontate, da realizzare con qualche foglio di carta, qualche e-mail, qualche procedura burocratica, qualche telefonata e, all’occorrenza, con tante strette di mano più per la semplicissima buon riuscita che per il buon augurio per la riuscita nell’ “impresa”. Sappiamo che una delle maggiori fonti di inquinamento, ad esempio, è costituita dallo scarico di automobili e, soprattutto, di motociclette. Sappiamo anche che da decenni i nuovi plessi scolastici, così come gli ospedali, vengono costruiti ad un a certa distanza dalle arterie stradali per evitare che l’inquinamento acustico e chimico possa produrre effetti di disturbo e nocivi per la salute all’interno delle scuole. Ebbene, poi cosa succede? Che negli istituti superiori, laddove vi è la fortuna di avere all’interno dei recinti degli spazi liberi, questi vengono trasformati dai responsabili delle scuole in parcheggio delle motociclette degli alunni. Per la “sicurezza” contro il furto dei mezzi. E della salute e della sicurezza delle persone, degli alunni stessi, dei docenti e del personale ausiliario chi ne risponde? Con ciò, platealmente e cronicamente ignorando le normative vigenti che tassativamente non lo consentono. Molte centinaia di motocicli che sostano sotto le finestre delle aule sono o non sono per tutti delle vere bombe chimiche? Sono o non sono di grande disturbo per lo svolgimento dell’attività didattica? Non costituiscono oggettiva condizione di maggiore rischio per la salute delle persone che presentano le più diverse patologie, ad iniziare da chi soffre di multi sensibilità chimica, di tumore, di allergie o che presenteranno in futuro malattie consimili? Non sono dati, questi, prioritari rispetto all’esigenza del cercare di non far rubare? Il dato ancora più incredibile è costituito dal fatto che, anche in presenza di spazi esterni che possono essere adibiti all’uopo, e appositamente sorvegliati, i responsabili degli istituti così tanto fortunati storcono la testa e il naso. Preferiscono che puzza e rumore rimangano ad intasare con i loro veleni naso, gola e occhi e bronchi di chi vive a scuola. E’ dunque il caso che i ministri competenti, di concerto, avviino non solo le solite opere di “educazione” e di “sensibilizzazione” dei dirigenti, del personale, degli alunni … ma, con tempestività, una decisa campagna di rigorose procedure facendo ricorso a controlli sia periodici che improvvisi di medici del lavoro e di agenti di forze dell’ordine e di vigili del fuoco per fare desistere definitivamente i presidi che chiudono gli occhi della vista, della ragione e della responsabilità. Le autorità locali, come sindaci e presidenti delle Province, dovrebbero essere chiamate non di meno a garantire e fare attuare controlli sistematici da parte dei responsabili dei settori di competenza ma anche a predisporre, ove possibile, spazi esterni destinati al parcheggio custodito dei motocicli degli studenti.
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