L’innovativa esperienza di Ezra Pound a Londra. Questa sera si replica a Palazzo Valentini
Nell’ambito del progetto del Festival “I Figli di Ulisse”, nato da un’idea di Domenico Cambareri, con direttrice artitistica Francesca Motti Petropaolo (curatore della sezione teatrale sarà il regista Giovanni Anfuso), ha avuto luogo il primo incontro romano dei Salotti letterari dedicati al “Vortex: il brivido del segno e del suono”, sotto il Patrocinio della Presidenza del Consiglio per il diretto interessamento del vicepremier Gianfranco Fini. Di fronte a una nutrita platea di intellettuali, scrittori, artisti e critici, i relatori hanno affrontato un compito sicuramente arduo: discutere del Vortex non soltanto in riferimento alla figura-principe del movimento, Ezra Pound (nella foto). Indubbiamente, in apertura, dopo l’introduzione di Domenico Cambareri, che ha anche portato i saluti del ministro delle comunicazioni Gasparri, e dei sottosegretari Bono, Saporito, Siliquini, del presidente della Provincia di Roma, Moffa, e di altre personalità politiche, e dopo la puntualizzazione sulle ulteriori fasi realizzative del festival da parte di Francesca Pietropaolo, nella speranza che anche la Regione si associ ad un progetto così particolare e promettente, un momento particolarmente intenso è stato quello dedicato a Vittorugo Contino. Il settantasettenne Contino, politicamente schierato a sinistra e curatore per anni della copertina dell’Espresso, fotografo di fama internazionale, inserito al di fuori del programma ufficiale, per dare una testimonianza storica di Ezra Pound a cui fu legato negli ultimi venti e più anni della vita del grande poeta e pensatore, anche come suo fotografo ufficiale, ha lasciato senza fiato tutti i presenti per la passione con cui ha rievocato la grande figura del poeta e sull’avvicinarsi a lui anche di Pierpaolo Pasolini. Pagine poco o per nulla conosciute nella storia della cultura contemporanea. Dense di riferimenti e di approfondimenti le relazioni di Giano Accame sulle peculiarità del Vortex e della formazione poundiana, di LuigiTallarico, sui rapporti fra i maggiori esponenti dei futurismi europei e inglese, di Alfonso Malinconico, sulle finalità estetiche e la produttività effettiva di Lewis, Gautier-Brezska e Pound. Applauditissimi gli attori Walter Maestosi e Daniela Barra nelle grandi interpretazioni recitative di versi di Pound, Eliot e Cambareri.
Oggi si replica alle ore 18,30, sempre a Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, con Giacomo Marramao, Cecilia Gatto Trocchi, Marcello Veneziani, Luigi Tallarico, e ancora Maestosi, Barra, Cambareri, Pietropaolo, e con una testimonianza storica di Pantano. Presenti per il mondo politico Nicola Bono, Silvano Moffa, Giuseppe Mannino. Un nuovo successo assicurato e una sicura amplificazione su ampia scala nel mondo della cultura, e non solo della grande cultura italiana.
«L’attualità del convegno», dice Domenico Cambareri, «assume un grande significato per l’approssimarsi del trentennale della morte del massimo poeta del secolo Ezra Pound, americano e italiano insieme – nuovo prototipo di un umanesimo universale esperito e vissuto in terra italica ed esportato nelle più lontane latitudini presso i cenacoli e gli spiriti più elevati – morte avvenuta a Venezia il primo novembre 1972. Con Pound, tutta la nostra tradizione occidentale ha ritrovato il suo primo vangelo nella tradizione omerica, tradizione che tragitta poi da Dante a noi attraverso Ezra, tradizione che domani sarà suggellata dalla lettura dei versi danteschi su Ulisse dall’insuperabile interpretazione di Walter Maestosi e di Daniela Barra. Tradizione che ciononpertanto, anzi proprio per questo, nell’allargamento del portolano a sviluppi planetari, guarda e scopre il classico nei versi, nelle storie e nei miti dell’Iran, della Cina, del Giappone e delle civiltà dell’Africa negra. Il successo di queste manifestazioni sarà tutto da regalare alla figlia di Ezra, Mary, con tutta la bontà dei nostri cuori, nel superamento, almeno momentaneo dei tanti “anti” che costellano la vita di ciascuno di noi e non soltanto di Ezra e dei suoi simbolici avversari».
Mauro Cascio
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