Enea Franza
Analisi, considerazioni e suggerimenti in merito alla crisi finanziaria internazionale.
L’emissione di moneta di basa su un principio fondamentale: se emetto un titolo di credito e so che il credito corrispondente sarà depositato presso la mia banca, posso espandere il credito molto al di la di quello che effettivamente ho. Mi spiego meglio, perché sono sicuro che quel che dico và contro il senso comune, che ritiene che siano le banche a creare moneta. E, allora, tentiamo di spiegare l’apparente controsenso!
Creo moneta (cioè un normale titolo di credito) e garantisco questa moneta con beni, ad esempio con oro e argento, dove l’oro e l’argento hanno una funzione di copertura assicurativa. La garanzia vera e propria, tuttavia, non viene dal metallo ma dall’attività economica che con quel prestito metto in moto, ovvero dall’attivazione del ciclo produzione-consumo. Ed, infatti, quello che normalmente mi aspetto dalla moneta prestata non è che mi ritorni l’equivalente in oro o argento, ma un plus (un interesse) che può venire solo dall’aver attivato un il ciclo di produzione.
Mi spiego ancor meglio, anche se spero mi perdonerete la semplificazione! Presto il denaro ad un costruttore di automobili, e cosi facendo gli apro un credito. Con i soldi prestati egli assumerà gli operai, che pagherà; con i salari percepiti, gli operai acquisteranno le automobili da lui prodotte. Il denaro ritorna al costruttore, che naturalmente, mi renderà il prestito concesso! Ecco un’operazione sana. Se il nostro costruttore avesse preferito, invece, spendere il denaro nei piaceri della vita, si sarebbe molto probabilmente trovato nella condizione di non restituire il denaro prestato ed il prestatore di denaro non avrebbe avuto rimborsato il proprio debito.
Le cose non sarebbero molto cambiate, se il nostro imprenditore invece di costruire automobili, avesse preferito impiegarlo in operazioni meramente finanziarie. In questo caso, tuttavia, taluni benefici apparenti ci sarebbero stati. Infatti, il denaro è capace di creare l’illusione di ricchezza, in chi lo possiede, ed in tal modo stimolare la crescita economica: in che maniera ? … per via di un eccesso di domanda di beni c.d. di lusso. Sicuramente, altri imprenditori particolarmente capaci e creativi avrebbero potuto lucrare alti guadagni. Ma tutto questo fino a che qualcuno non arriva a guastare la festa, a svegliare tutti dal sonno ed a chiederne il conto.
* * *
La storiella che vi ho raccontato, mi serve per parlare di quello che sta accadendo in questi giorni ! Una enorme crisi finanziaria, ancora agli inizi ! Due dati mi piace sempre ricordare agli amici: l’assegno in bianco da 700 miliardi di dollari ad Hank Paulson, l’investment banker “prestato” alla massima responsabilità del Tesoro degli Stati Uniti d’America ed ai suoi tanti amici, ed la risposta alle esigenze degli spaventatissimi risparmiatori americani con l’elevazione della garanzia della Federal Deposit Insurance Corporation da 100 mila a 250 mila dollari, una misura dal costo potenziale non ancora quantificato, ma che permette al 96 per cento dei depositanti a stelle e strisce di tirare un sospiro di sollievo.
Mi piace, inoltre, ricordare la discussa decisione del Governo irlandese di garantire tutti – ma proprio tutti – i depositi bancari esistenti nelle banche di quel paese, che pare abbia costituito la causa della fuga di molti capitali dalla vicina Inghilterra. Decisione dicevo criticatissima da tutti i commentatori nostrani, anche se (e permettetemi la parentesi) qualcuno mi deve spiegare come si fa a compatire i comportamenti di quegli inglesi che si trovano ad avere un Cancelliere dello Scacchiere perennemente dato in partenza, un Governatore della Bank of England che si espose al pubblico zimbello per la sua dilettantesca gestione del crak della Norther Rock, e ciliegina sulla torta, un presidente della FSE che certo non brillò per efficacia ed efficienza in quella vicenda che vide il primo assalto agli sportelli di una banca britannica negli ultimi 166 anni!
Nonostante il forte impatto mediatico dell’intervento voluto da Bush, la risposta del mercato al piano di americano è stata netta: la traslazione verso l’alto dell’intera curva dei tassi interbancari USA. Un movimento che evidentemente segnala un clima tutt’altro che distensivo tra le banche statunitensi e globali. E le cose non stanno diversamente sul mercato del vecchio continente. Un ennesimo record dell’Euribor nelle scadenze ad uno ed a tre mesi, quelle cruciali per i tassi indicizzati dei mutui e movimenti analoghi venivano registrati sui Libor relativi alla sterlina e ad altre importanti valute. Fenomeni questi sensibili per gli oltre 350 mila miliardi di finanziamenti indicizzati, che renderanno più pesante il carico dei costi per le famiglie.
* * *
Ma veniamo al sodo. L’Europa anche su questa materia si sta dimostrando inconcludente ed incapace di gestire la crisi. La miopia della Banca Centrale Europea che nella decisione dello scorso 2 ottobre ha incollato i tassi d’interesse al 4,25% ( con un’inflazione in diminuzione, ma al 3,6% su base annua) e della Commissione Europea è palese, e l’ostinazione con cui la prima non abbassa i tassi monetari e la seconda non interviene attraverso una revisione dei vincoli posti al deficit spending, rasentano la pervicacia maniacale del dittatore alle sue ultime ore.
La BCE, istituita a Francoforte sul Meno (Germania) nel giugno 1998, presenta attualmente un organico di circa 1.350 dipendenti provenienti dai 27 paesi dell’Unione europea. In quanto banca centrale responsabile della moneta unica europea, opera in stretta collaborazione con le banche centrali nazionali di tutti i paesi appartenenti all’area dell’euro, con le quali forma l’Eurosistema, il cui principale obiettivo è mantenere la stabilità dei prezzi, ossia salvaguardare il valore dell’euro. E Jean-Claude Trichet Presidente della Banca Centrale sembra voler adempiere al suo compito con la stessa tenacia con cui i soldati giapponesi piombavano sulle portaerei americane!
Compito nobile, se non fosse che … già se non fosse che, cosi facendo di fronte ad un mercato reale che invece non trova denaro fresco per ripartire, si va a creare una spirale senza fine che distrugge l’iniziativa e porta l’economia alla depressione. Ma la sfiducia verso i banchieri di prevedere l’attività economica, è vecchia come la storia dell’economia. Ricordo per tutti, ai miei cari lettori, l’opposizione del grande economista Ricardo, all’eliminazione della copertura metallica della moneta! E quindi si capisce come i banchieri non vedono quello che un po’ tutti osserviamo sui mercati dei cambi. Il dollaro aumenta il valore, segno che l’economia reale USA forse chiede denaro?
Ma, invero, quello che colpisce di più è l’inerzia della Commissione Europea.
In base al patto di stabilità e sviluppo sottoscritto nel 1997 – entrato in vigore con l’adozione dell’Euro, il 1º gennaio 1999 – gli Stati membri che, soddisfacendo tutti i cosiddetti parametri di Maastricht, hanno deciso di adottare l’Euro, devono continuare a rispettare nel tempo quelli di ordine fiscale, ossia: un deficit pubblico non superiore al 3% del prodotto interno lordo ed un debito pubblico al di sotto del 60% del PIL (o, comunque, un debito pubblico che dia segnali di rientro).
Questi limiti, è ormai storia nota, stringono le economie di molti Paesi Membri (non solo l’ Italia ricordiamo, ma anche la Germania e la Francia) ed impediscono di fatto di sostenere la crisi attuale, che richiede una politica di forti investimenti pubblici volti a sostenere le imprese (anche bancarie) in crisi. Sono portavoce del malessere un po’ tutti i Governi d’Europa ma nulla sembra muoversi!
Di questo passo la lentezza con cui si sta trasportando l’America e l’Europa finiranno per consegnare l’economia globale ad una crisi molto peggiore di quella che stiamo vivendo e contribuire ad alimentare un clima di “sfiducia” capace di far pagare a tutti gli errori di pochi. La fiducia è “il lubrificante del sistema sociale”, come sostiene il Nobel per l’economia Kenneth Arrow, e gran parte del ritardo nello sviluppo socio-economico, può, sempre secondo Arrow, essere spiegato dalla mancanza di fiducia. Viceversa, la fiducia costituisce un motore e una delle ragioni economiche che spingono le imprese a innovare, e a determinare il cambiamento tecnologico. La fiducia rappresenta pertanto,l’elemento cardine, della capacità dei membri di una comunità di fare le cose insieme, di vedere negli altri non un rischio ma un’opportunità. Quindi, l’equazione sembra indicare: meno fiducia, meno cooperazione, più conflitto, meno sviluppo. Ed è questa la strada che dobbiamo evitare e verso cui, invece, ci stiamo incamminando.