Non conviene proprio alla maggioranza e al governo transigere o piegarsi alla logica dello scambio fra voto per lo scranno alla Corte Costituzionale (candidato proposto dal PdL Pecorella) e voto per l’elezione del Presidente della Commissione interparlamentare della Rai. La posta in gioco è estremamente alta. Infatti, attraverso la Presidennza della Commissione di controllo Rai, Di Pietro mira scopertamente di attuare una guerra guerreggiata diuturna e logorante contro il governo. Una simile scelta, alla fine, sarebbe distruttiva per il PdL. Ma andrebbe non meno apertamente anche la logica bipolare e contro gli interessi del PD perché già si sa, conoscendo il soggetto, che Di Pietro si rivelerebbe privo di senso del limite – come pare essere anche Orlando, l’alleato da lui associato nell’Italia dei Valori e da lui proposto-imposto agli alleati di comodo. Prevarrebbe non la logica della terzietà istituzionale ma quella di uno strumento atto a realizzare una guerra guerreggiata senza tregue e senza confini nei confronti di Berlusconi e del governo. Siamo in presenza di una cosa scontata su cui non conviene giocare con il dire che però non è una cosa certa. Il debordare demagogico diventerebbe allora davvero incontrollabile e Di Pietro potrebbe essere ben contento di salire sulle sue due prime prede, il PD e Veltroni. Il suo sfondamento elettorale si tramuterebbe dunque in un attacco forsennato di minipanzer nell’unica lotta che gli rende politicamente, quella contro Berlusconi.