PRESENTAZIONE DI LUCIANO PANENA
Critico MusicaleMIRELLA CAPONETTI : OVVERO IL CONTRALTO DALLA VOCE ALL’ANTICA |
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Fra i contralti italiani Mirella Caponetti merita sicuramente un posto preminente per vocalità, musicalità, senso interpretativo, versatilità. Se fosse possibile, la definiremmo la Marion Anderson italica, cresciuta in Val d’Aosta, ma la cui origine rivela, come il suo cognome, una provenienza atavica sicuramente mediterranea. La bellezza purissima che si sprigiona da quel viso da cammeo, da quegli occhi chiari, da quel verde intensamente profondo, che tanto bene si confà ad una artista dalla vocalità adeguata ed attinente, che sembrano scaturire da una antica divinità ellenica.
Aria di una romanità Andalusa le palpita in seno, tralucendo emotività intime e profonde. La voce di splendido metallo, ferma e lucente nelle vibrazioni, poderose nel volume, morbide e calde nell’impasto, configura i contorni di questo vero contralto. Più che erede dei famosi contralti rossiniani, ( ad eccezione della Petite Messe Solennelle che interpreta magnificamente ) essa assolve i compiti che vanno dal nume Verdi, per poi estendersi, sovrana e signora, verso Ponchielli, Thomas, Puccini, Mascagni, S.Saens e Bizet.
Nessuno potrà dimenticare le scultoree frasi con le quali Ella esprime la pur scostante figura della zia Principessa, nella Suor Angelica pucciniana. Chi poi ha avuto la fortuna di godere la fulgida interpretazione della Cieca, madre di Gioconda nell’opera ponchielliana, deve ritornare a riascoltare le interpretazioni di Eleonora De Cisneros e di Fedora Barbieri, per ritrovare quella sonorità vocale e giusta misura interpretativa del magico personaggio del compositore cremonese.
E per ben due edizioni io ebbi la ventura di ascoltarla in tale personaggio all’Arena di Verona. Inoltre ben felice fu quell’incontro con la Carmen di Bizet ( personaggio che veste come una seconda pelle) sempre all’Arena di Verona con la direzione di Daniel Oren e la regia di Franco Zeffirelli. Elegante e maliziosa, nobile nella sua gestualità zingaresca, ella assolse i suoi compiti trascinando il pubblico areniano ai più fieri entusiasmi. Nei miei sogni intimi e nascosti vivono le speranze di ascoltarla nei panni della bella e sensuale Dalila dal Samson et Dalila di C.Saint-Saens , oppure nei panni di Orfeo di Gluck, nella compiuta espressione del belcantismo tradizionale, con le sue emissioni ammirevoli, suoni perfettamente torniti ed amalgamati, fiati saldi, fraseggi nobili, generati da una vocalità ampia e tersa. Qui ho cercato di disegnare il profilo di Mirella, uno dei pochi veri contralti da me ascoltati in questi ultimi 20 anni, sperando che la fiaccola della sua Arte riesca, nonostante tutto, ad illuminare le platee del mondo lirico che sempre l’hanno apprezzata e soprattutto a continuare a conquistare positivamente, con quella sua voce all’antica, l’opinione del critico musicale come il sottoscritto, che non regala niente se non ciò che nasce dal cuore grazie ad artisti come Mirella Caponetti che sanno servire con umiltà gli autori che tanto hanno donato all’Umanità.
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