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11 Dicembre 08Piante e animali | ETOLOGIA
Fiuto per l’ingiustizia
Se imbrogliati, i cani modificano di conseguenza il loro comportamento, smettendo di essere collaborativi. La ricerca su Pnas
L’amico più fedele non gradisce essere imbrogliato, e se si sente vittima di un torto diventa assai meno collaborativo. Come se possedesse un vero e proprio senso di giustizia sociale. Lo ipotizza Friederike Range, etologa dell’Università di Vienna, esperta in cognizione animale ed autrice del primo studio che ha esplorato il senso di equità dei cani.
Gli esperimenti hanno coinvolto 29 cani di razze diverse, addestrati tutti a dare la zampa se invitati a farlo. Disposti in fila, l’uno accanto all’altro e coinvolti a due a due, ai cani è stato impartito l’ordine di dare la zampa. Soltanto uno dei due, però, riceveva una ricompensa, mentre l’altro veniva “imbrogliato”. La ricercatrice ha così osservato che il cane che non riceveva il giusto premio perdeva gradatamente l’entusiasmo nell’ubbidire al comando, dando la zampa soltanto 20 volte su 30.
Come riportato su Proceedings of the National Accademy of Sciences (Pnas), questo comportamento è molto più evidente nei casi in cui i torti sono subiti all’interno del gruppo, piuttosto che singolarmente. Ciò dimostrerebbe, secondo l’etologa, che l’animale non smette di obbedire soltanto perché non riceve il cibo: “I cani trattati ingiustamente all’interno del gruppo si rifiutano di dare la zampa il doppio delle volte dei cani ingannati in separata sede”, spiega Range “e questo prova che non è esclusivamente la mancanza del premio a determinare il comportamento, ma la percezione dell’ingiustizia subita”.
Secondo Maurizio Panini, studioso di apprendimento dei mammiferi presso la Texas Christian University (Usa), è comunque affrettato concludere che i cani possiedono un vero e proprio senso di giustizia sociale simile a quello che gli esseri umani associano al concetto di onestà. Si tratta infatti di una facoltà complessa, riscontrata fino ad oggi soltanto nei primati. (e.r.)
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