MENTRE I GIOVANI DELLE BORGHESIE OCCIDENTALI SI ANNOIAVANO E SI RIVOLTAVANO NELL’OPULENZA CONSUMISTICA E NELLE DROGHE DELL’IDEOLOGIA COMUNISTA, NEI PAESI DEL SOCIALISMO REALE SI MORIVA IN TANTI MODI, DAI GULAG … AL DARSI FUOCO. QUARANT’ANNI DOPO LA MORTE DI JAN PALACH, I COMUNISTI ITALIANI E FRANCESI – FILOSOVIETICI INOSSIDABILI – SONO MARCHIATI DALLA STORIA. SENZA APPELLO E SENZA ESERCITI PROLETARI PRONTI A DIFENDERLI, ESERCITI MAI ESISTITI SE NON PER IL DOMINIO DEL TOTALITARISMO SOVIETICO.
16 genaio 1978. Jan Palach, studente praghese, si dà fuoco a Piazza San Venceslao come estrema forma di protesta contro l’occupazione sovietica e delle truppe degli stati satelliti. Il piccolo Paese cecoslovacco è ferreamente controllato e non vi è alcuna possibilità per conati patriottici da portare avanti, anche da suicidi ma lottando con le armi, contro gli invasori. Unica possibilità che rimane, è quella del suicidio puro e semplice, con le fiamme del proprio corpo, come denuncia del dispotismo totalitario comunista. Oggi sappiamo che si suicidarono allo stesso modo di Jan Palach altri giovani, secondo una scelta e un piano prestabilito, e che l’imposizione più spietata del controllo della stampa rese nei successivi giorni, mesi e decenni assolutamente segreta questa informazione che allora avrebbe potuto scatenare una rivolta da parte di un popolo che si proclamava socialista e che accolse gli invasori con una resistenza passiva. Sappiamo anche delle centinaia di condanne a morte che furono eseguite dal criminale governo fantoccio instaurato dai sovieitici. Sappiamo tutto questo. Sappiamo anche noi italiani che Praga era già e continuerà ad essere la base operativa più importante dopo Mosca per i traffici di spionaggio e di organizzazione delle cellule del partito comunista italiano contro gli interessi nazionali. Tutto questo era giudato dall’assassino partigiano comunista Moranino, fuggiasco fatto riparare dal PCI a Praga e poi fatto rientrare con la grazia del presidente Saragat per farne un parlamentare! Praga occupata dunque fu ancora per i filosovietici di Roma residenza d’oro. Sappiamo che ciò non è da dimenticare perché è alla base della coscienza collettiva della nuova Europa, sorta sulle ceneri della sua divisione avvenuta all’indomani della sua presunta liberazione del 1945. Dagli errori e dai misfatti si era passati alle cortine di ferro e di gelo che consumavano altre stragi e schiavizzavano interi popoli al comunismo, come quello cecoslovacco. Nulla possono, nulla potranno le giaculatorie di Ventroni e di D’Alema, gente che ha salito per gli scalini della Mosca sovietica. A loro mai si potrà addire la parola libertà. Nessun rinnegamento potrà mai valere, se non dopo l’abbandono della scena politica che vogliono sempre più calcare. A danno del popolo italiano. L’EUROPA della LIBERTA’, 16.01.2009
Vedi anche: agosto 2008, A piazza Jan Palach la tragedia della Cecoslovacchia ; A quarant’anni dall’occupazione di Praga