Rispettare la volontà del padre di Eluana, anche se non la si condivide. I politici, colpevoli “atavici”, tacciano e semmai lavorino alacremente per definire ed approvare la legge sul testamento biologico. NO al sequestro del corpo di Eluana per altre ragioni in presenza di una completa vacatio legis.
Non si tratta solo di non voler contribuire ad accentuare il clima di asprezza politica e morale che regna da diversi giorni nel Paese, cosa che riteniamo che si accentuerà nei prossimi giorni. Purtroppo. Né un non volersi schierare a pro di posizioni extraetiche ovvero di subalternità dell’etica di fronte a principi di natura fideistica e confessionale, che vanno rispettati solo nella loro specifica natura. Verifichiamo inoltre come i fronti del disaccordo non seguono una netta linea di demarcazione tra credenti (di qualsiasi religione) e non credenti. Ciò è indice di come e di quanto sia complessa la questione e di come essa attinga alla sfera più profonda della coscienza individuale al di là da schemi già confezionati. In realtà, di fronte ad una completa vacatio legis in materia, è bene lasciare parlare la ragione nei modi il più possibile asettici, ossia nel cercare di comprendere più che mai le motivazioni addotte da chi non la pensa come te. Qui la politica, almeno in questo caso, dovrebbe fare dieci passi indietro, visto che essa nei fori istituzionali preposti per legiferare ha latitato ad ogni buon conto per anni. Da un lato, chi vuole che Eluana venga fatta vivere (non “non correttamente” viva) presenta la petizione di principio della sacralità della vita, della volontà non espressa per iscritto dalla ragazza, dal fatto che la scienza potrà comunque pervenire a progressi inaspettati, dell’imprevedibilità dei processi naturali anche in casi estremi e dell’intervento di fattori extranaturali e extrarazionali quali i miracoli, e che sul piano affettivo e “metabiologico” un genitore non può e non deve far morire il proprio frutto. C’è perfino chi, fra costoro, si spinge in maniera scomposta ed esagitata a qualificare come assassinio la volontà espressa dal padre. Dall’altro lato, per iniziare con la replica a quest’ultima infamante accusa, chi ritiene che Eluana non debba essere ancora mantenuta in vita ha facilità di rispondere che costoro sono persone tendenzialmente o apertamente sadiche, pronte a camuffare dietro qualsiasi pretesto religioso la loro natura e il culto del dolore altrui sublimizzato nei modi più irricevibili. Inoltre, ritengono che la persona umana è data soltanto dalla pienezza dell’esercizio di almeno una delle tre facoltà naturali o “anime” platoniche. Qui siamo in presenza soltanto delle condizioni parzialissime di vita vegetale, senza manifestazione alcuna di attività affettiva e razionale. Condizioni di vita vegetale peraltro possibili solo grazie all’accanimento terapeutico, poiché in natura il corpo di Eluana non potrebbe vivere da solo: cò è possibile grazie all’intervento artificiale dell’uomo, alla sua scienza biomedica che però non è riuscita a conseguire mai un reale successo olte la soglia del mantenimento dello stato nutrizionale. In un siffatto quadro di motivazioni contrapposte, le quali non si annullano a vicenda e fra le quali è impossibile scegliere a rigor di ragione non fallace, è bene essere rispettosi del dolore e delle ragioni del padre e della famiglia di Eluana ai quali oggi esclusivamente essa appartiene, senza doverli sottoporre al altre pressioni e minacce di sanzione morale e odiose e ciniche e brutali utilizzazioni degli strumenti burocratici e coazioni simili, soprattutto nel quadro di completa vacatio legis. Ci si faccia carico di questa triste e tragica vicenda di vita che non è vita, individualmente e collettivamente nel pubblico, nel “politico”, per dirimere le controversie e addivenire ad un principio normativo sul testamento biologico e sulla volontà parentale in caso di sua mancanza, anche voluta. Non si sequestri però adesso la volontà e la decisione di chi, forse pur per altri sbagliando, è espressione di scelta per Eluana. 28 Gennaio 2009