18 Marzo 2009
Fonte: Galileo Community
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13 Marzo 09Medicina e biotech | ALZHEIMER EREDITARIO
Una mutazione è meglio di due
I ricercatori italiani hanno scoperto una variazione del gene App: se ereditata da entrambi i genitori, porta alla malattia ma, se ereditata da uno soltanto, ha un effetto protettivo
I ricercatori italiani hanno scoperto una variazione del gene App: se ereditata da entrambi i genitori, porta alla malattia ma, se ereditata da uno soltanto, ha un effetto protettivo
Se il gene mutato è presente in doppia copia porta a sviluppare l’Alzheimer, ma una sola copia protegge dalla malattia. La mutazione in questione è quella che porta alla formazione di una proteina, detta APP (Amyloid Precursor Protein) – precursore della betamiloide, la responsabile della formazione delle pacche tipiche del morbo.
La scoperta, riportata oggi su Science, è frutto di uno studio italiano che ha coinvolto l’Istituto Neurologico Nazionale “C. Besta”, l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “M. Negri”, il Centro Sant’Ambrogio Fatebenefratelli e l’Università di Milano, svolto in collaborazione con l’Università di New York (School of Medicine) e l’Istituto Kline.
Il morbo dell’Alzheimer, una delle maggiori cause di demenza senile, compare in maniera sporadica nella popolazione, ma in alcuni casi (meno frequenti) è di origine genetica e si può trasmettere da una generazione all’altra. Finora si conosceva una mutazione responsabile di questa forma familiare: in questi casi, il morbo si manifesta anche se il gene modificato viene ereditato da uno solo dei genitori (si tratta, in termini genetici, di un carattere dominante a penetranza completa).
I ricercatori italiani hanno ora scoperto un nuovo tipo di mutazione nella proteina APP che, invece, si manifesta soltanto se ereditata da entrambi i genitori (il carattere è quindi recessivo). Ma non è tutto: se ereditata in una sola copia, la mutazione sembra avere un ruolo protettivo nei confronti della malattia e gli individui che la ereditano non sviluppano l’Alzheimer nemmeno in tarda età.
I ricercatori hanno prima osservato che la mutazione (codificata come A673V) altera il “comportamento” e la struttura della proteina, che tende a formare aggregati (fibrille amiloidi) con azione neurotossica. L’effetto della mutazione sullo sviluppo del morbo è stato poi studiato su colture cellulari e proteine sintetiche. La scoperta sorprendente è che quando vengono incubate insieme proteine con e senza mutazione, la formazione di aggregati neurotossici viene inibita. In pratica, l’accoppiamento di proteine “sane” e proteine mutate ha un’azione anti-neurotossica: una scoperta che avrà importanti le implicazioni soprattutto per lo screening genico. (i.n.)
Riferimento: Science DOI: 10.1126/science.1168979