Socialnews: le difficili vie della pace

5 Giugno 2009

Massimiliano Fanni Canelles

Barack Obama e la gestione dei conflitti

Barack Obama arriva in Egitto per aprire il dialogo con il mondo musulmano e Osama bin Laden lo riceve accusandolo di “seminare i semi dell’odio”. Un miliardo e mezzo di persone, l’intero mondo islamico, dall’Iran alla Palestina, dall’Afghanistan al Pakistan ha atteso il suo discorso. Lui esordisce promuovendo «un nuovo inizio» nei rapporti tra Stati Uniti e musulmani «basato sul rispetto reciproco e sull’interesse reciproco». Il messaggio racchiude con forza il tentativo di riconciliazione fra Occidente e Mondo Arabo.
Il “passaggio verbale” di Obama indirizzato al mondo arabo rientra nel tentativo scoprire soluzioni moderne ed innovative all’eterno conflitto intrinseco al genere umano che fino ad ora ha portato alla vittoria di uno e alla sconfitta dell’altro contendente. Dal piccolo condominio, alle separazioni genitoriali, alle campagne elettorali, alle guerre fra stati e nazioni, tutto ormai nella cultura dell’uomo, prevalentemente in quella occidentale, è basato sullo scontro diretto fra le parti.
In passato il conflitto è stato spesso considerato il “motore delle cose”. Eraclito considerava l’insieme di contrasto e necessità come rappresentativo della realtà. Tutta la storia dell’umanità si è basata su guerre, vendette, contrasti, prevaricazioni. Nella nostra cultura però il conflitto ha ormai assunto una connotazione esclusivamente negativa, non più accettabile per i diritti della democrazia. Ma e soprattutto in tutti noi è aumentata la percezione, non spesso obiettiva, del proprio diritto e quindi della disponibilità a combattere per vederlo riconosciuto.
In questo contesto nuove soluzioni come i processi di mediazione e lo sviluppo di tecniche di conciliazione e negoziazione possono garantire un’evoluzione positiva al conflitto, quasi un valore aggiunto, in modo da permettere di utilizzare l’energia che si scaturisce dal contrasto verso un cambiamento positivo per il futuro delle parti e in fondo della cultura dell’uomo. La vittoria con l’annullamento del perdente infatti genera inevitabilmente una spirale negativa che nel mondo moderno coinvolgerà sempre, in maniera anche imprevedibile il vincitore. Il raggiungimento dell’interesse reciproco, del quale parla Obama, è invece il la soluzione e la spinta al progresso dell’umanità
Attualmente gli strumenti necessari a questo scopo si sviluppano generalmente fuori dalle istituzioni, le aule giudiziarie e gli apparati statali. La mediazione rappresenta una modalità di regolazione sociale che si affianca al diritto giuridico che invece di ridurre la capacità decisionale dei singoli restituisce la responsabilità delle parti. il sistema amministrativo e giudiziario elaborando in astratto le problematiche che hanno creato i presupposti allo scatenarsi del contenzioso impedisce una reale soluzione, mentre il processo di negoziazione e mediazione permette alle parti di essere artefici e protagonisti nella decisione finale.
Nei tempi antichi, dove i diritti umani e dei più deboli non venivano garantiti, la prevaricazione di un contendente era, per il vincitore, risolutiva e produttiva sia socialmente che economicamente. Oggi non tutti hanno la lungimiranza di comprendere che in una cultura democratica e garantista verso diritti di ogni essere umano, l’unica via maggiormente produttiva ed efficace per l’interesse comune ma soprattutto dei singoli è quella della mediazione e della negoziazione.
Massimiliano Fanni Canelles
medico e docente al master “Relazione d’aiuto in contesti di vulnerabilità e povertà nazionali ed internazionali” dell’Università Cattolica

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