VOTIAMO SI AL REFERENDUM, RAFFORZIAMO IL BIPOLARISMO
La votazione referendaria di questo fine settimana richiede di votare con un convinto sì. La formulazione delle proposte avanzate dal comitato referendario e la concezione che vi è sottesa non sono del tutto pienamente condivisibili in quanto esse sono espressione di un modello di bipartitismo “duro e puro”. Il premio di maggioranza, tra l’altro, verrebbe assegnato ad un solo partito e non ad una coalizione che può risultare soltanto strumento di comodo fra più partiti al fine del superamento dello sbarramento elettorale, oppure per raggiungere la prima posizione nei risultati, senza che essa sia sorretta da un convinto e coeso programma di governo comune. E’ meglio tuttavia votare sì, nonstante le diverse riserve che si potrebbero muovere e sono da muovere alla proposta referendaria, perché il primo obiettivo da raggiungere è colpire l’immobilismo e l’antiriformismo costituzionale e istituzionale. Il fronte del no si paluda in tanti modi, anche se quello che palesemente combatte per il no è espresso solo dai leghisti. E’ necessario raggiungere il quorum, è necessario votare sì per una forte “scossa” … a proposito di “scosse” (ma qui non teledirette), altrimenti non si approderà mai alla stagione delle grandi riforme costituzionali. Non dimentichiamo infine che le maggioranze parlamentari potranno anche non ottemperare all’ “adempimento” che in teoria dovrebbe discendere dalla vittoria del sì. Ulteriore motivo per non dire che il referendum non serve, ulteriore motivo perché il corpo elettorale manifesti convintamente la sua lucida propensione, ulteriore motivo perché la possibile vittoria del sì risulti una sfida conclusiva contro l’immobilismo partitocratico. Basti pensare alla frammentazione politica che si è avuta con il risultato dell’appuntamento elettorale per il rinnovo del parlamento europeo, per capire come il rischio dell’ingovernabilità del Paese è sempre dietro l’angolo, anche con l’attuale legge elettorale.