Prima e prima di tutto, finalmente, i diritti dei palestinesi. Cambiare completamente la rotta finora seguita e denunciare senza mezzi termini le ininterrotte ed enormi responsabilità di chi ha trasformato Israele in Israelebombarda
In questioni di politica internazionale in cui sono in gioco problemi di diritto dei popoli e di giustizia in riferimento alla garanzia della loro sopravvivenza, della loro indipendenza libertà e sovranità, si ha sempre l’obbligo morale di non uniformarsi alle scelte del proprio governo. Men che mai del governo italiano e delle alleanze di cui fa parte, governo che appoggiamo, come appoggiamo la maggioranza parlamentare da cui scaturisce, ma che in qusto ambito, ed esattamente nel problema palestinese-israeliano, riteniamo che abbia e stia declindando in maniera eccessivamente unilaterale scelte ed impostazioni che andrebbero rigettate in toto. Casi di dissenso profondo abbiamo manifestato nondimeno in occasione della crisi del Kosovo e della creazione dello stato fantoccio voluto dagli occidentali e della crisi che ha visto contrapposti Georgia e Russia, crisi strisciante che vede in maniera inopinata e sfacciatamete faziosa schierati in favore della Georgia l’Unionea Europea e gli USA. Torniamo al Vicino Oriente, ai palestinesi e agli israeliani. A Roma è stato ricevuto un primo ministro a capo del governo più sciovinista e fanatico della storia israeliana dai tempi di Camp David e dell’incontro di Sadat con l’irriducibile delle destre di allora Menahem Begin. Un governo, quello israeliano di oggi, che ha letteralmente polverizzato decenni di lavori diplomatici e di accordi internazionali difficilissimi, un governo con cui, con il programma che presenta e con il nome e le idee sfacciatamente propagandate di un suo ministro quasi assonante alle funzioni assegnabili ai dobermann, ci si dovrebbe avere poco e nulla a che fare. Un governo, ancora, è bene ricordare, che dà l’affondo alla politica di propaganda sionista a livello mondiale con il rivendicare la peculiarità del tutto fantomatica di Israele come Stato “ebraico”, di rivendicare Gerusalemme come unica ed esclusiva capitale perpetua di Israele, di rivendicare l’esistenza delle colonie in territorio palestinese. Un programma di tal fatta non può che far rabbrividire e dovrebbe mettere sull’avviso le cancellerie occidentali, in primis quelle euopee e la nuova amministrazione statunitense, che esso non può che determinare una ancor più profonda destabilizzazione dello scacchiere ed accentuare le incompresioni tra mondo occidentale e mondo arabo e islamico. Ma vi è una cecità quasi imperante, in sussiego e genuflessione al fanatismo sionista, fanatismo che negli ultimi quindici anni per di più ha cambiato radicalmente pelle, diventando sempre più espressione di gruppi di fanatici che mescolano al 100% settarismo, politica, escatologia, esclusivismo e supremazia “etnica”. Male, malissimo perciò Silvo Berlusconi ha fatto e fa nell’accogliere a braccia aperte e con tanta gioia il leader di Israelebombarda. Male, malissimo Silvio Berlusconi ha fatto e fa nel dichiarare che l’Italia, su ogni problema che riguarda la pace nel Vicino Oriente e soprattutto la politica da condurre nei confronti dell’Iran, prima e sopra ogni altro sentirà Washington e Tel Aviv. Male, malissimo opera Silvio Berlusconi nel posporre i diritti dei palestinesi alle arroganze dei “diritti” israeliani. Di chi tutto ha avuto e ritiene che debba avere per volontà divina e per eterna eredità dei massacri patiti. Doppio diritto, doppio indennizzo, doppio esclusivismo. Di fronte a tutti i popoli. Male, malissimo e scopertamente insensato sul piano diplomatico è l’agire di Berlusconi in questo contesto, perché disconosce la primarietà dei diritti palestinesi, subordina il ruolo dell’Italia ad interessi non coincidenti con quelli del suo popolo, assume una sfrontata unilateralità di scelte, che per niente potranno mai essere addolcite dal suo nuovo “piano Marshall” per la Palestina, che non riguarderà certo i profughi …. E’ inutile continua a scherzare con queste cose. Silvio sarà un ottimo imprenditore, un eccellenti esperto della società mediatica (e, da ottimi amici, ne dubitiamo tanto), sarà anche un estroso e produttivo presidente del consiglio, ma in politica estera si fa mangiare in un sol boccone dai sionisti. Il contesto del Vicino Oriente sta facendo passi indietro, pericolosi e spaventosi, anche per colpa degli italiani e degli europei. Proprio per questo, senza infingimenti e con sano realismo politico (assolutamente differente dalla “realpolitik” energetica portata avanti con il mattacchione di Tripoli, il quale dovrebbe ancora baciare i piedi a quanto gli italiani fecero in Libia e dovrebbe mettersi a costruire con i soldi dilapidati e sottratti al popolo libico non una ma due autostrade lungo la costa e … infine abbandonare definitivamente Tripoi in volontario e liberatorio esilio), il governo italiano dovrebbe assumere posizioni e ruoli completamente diversi. Non più di equidistanza secondo la prassi e la tradizone della politica estera e della diplomazia dell’Italia di tutto il dopoguerra e da lui non rispettata, ma di attiva e intensa presenza al fine di favorire la nascita di uno Stato palestinese senza la perdita di un solo centimetro di territorio, di una revisione della geografia politica di Israele con la realizzazione di una molteplicità di corridoi aperti in favore dei vari territori palestinesi e tra gli hinterland palestinesi e la costa mediterranea a nord di Gaza; e di promuovere la dichiarazione israeliana di voler vivere in pace con i popoli limitrofi denunciando ogni politica di esclusivismo “etnico”-religioso israelita e sionista, promuovere l’avvio della denuclearizzazione dello scacchiere e dell’area del Vicino Oriente e la riduzione dell’apparato bellico israeliano del 50%. Realismo per realismo, questo è un approccio verso la pace. Non certo le trite e ritrite prese in giro nei confronti del popolo palestinese e i raggiri mediatici delle opinioni pubbliche occidentali. Il popolo palestinese è il vero martire della sconclusionate scelte della strategia statunitense da metà anni settanta ad oggi, dello sciovinismo ” etnico”religioso di genti eterogenee che popolo in senso etnico non sono mai state, della ottusa stupidità della politica europea e italiana. Ma le scelte fatte sulla pelle degli altri popoli, alla fine, dopo decenni e decenni, dimostrano sempre di avere il fiato corto e di essere un nuovo anello della catena delle sopraffazioni della storia umana, sopraffazioni che le democrazie occidentali commettono in misura non minore di regimi di diversa ispirazione.