di Antonio Pantano, pagg. 176, editore “Pagine”, € 16, con documenti rari, definito da Giampaolo Pansa “rivelatore di sconvolgenti e sconosciute verità storiche”, ottenibile direttamente dall’autore, è così recensito sul mensile IL BORGHESE di luglio 2009:
Dirompente dalla copertina, titolo sopra una immagine disegnata del “vecchio Ez” con sfondo di vessillo tricolore sventolato che, in “taglio basso”, ha un’aquila ad ali distese che impugna nei rostri un dorato fascio repubblicano. E’ sintesi del contenuto. Certamente una “bomba”, perché su Pound “fascista” molti hanno sciorinato imprecisioni e pochi hanno saputo scrivere senza farneticare , e nessuno ha documentato “certi fatti” (citazione da uno dei due Cantos italiani di Pound) come l’autore, quell’Antonio Pantano che Pinuccio Tatarella definì in un documento nel 1988 “la Cassazione a sezioni unite”. In verità l’autore spiega, anche nel titolo d’origine, che il volume tratta di Pound e di Edoardo Pantano “Poeta e Gregario nella Patria della Repubblica Sociale Italiana”. E sono raffiche di novità storiche che Giampaolo Pansa, lettore della penultima stesura, definì “sorprendenti”. Infatti nel testo si illustrano ampiamente anche le attività di Montini nella scalata clericale e nella politica italiana, le trame di Vittorio Emanuele terzo (che Pound definì “quel mezzo feto” nel Canto 72°) per fermare Mussolini e per salvare i propri patrimonio e pelle, in accordi con plenipotenziari germanici mentre stava facendo firmare al governo Badoglio (che Pantano, con altri studiosi, dimostra non legittimato nella nomina) il noto armistizio con resa incondizionata agli Alleati. E, nel clima fervido della Repubblica Sociale Italiana (che Pantano evidenzia non aver riscontro storico con “Salò”, anche da Pasolini millantata), è illuminata la vita quotidiana studiata nel frammento della amministrazione della città di Valenza, e dei giornali che ad Alessandria (prima città a reggersi in regime repubblicano il 9 settembre 1943) ospitarono 70 scritti del grande pensatore americano, Pound, poi recluso dai suoi concittadini per 13 anni in un manicomio criminale, dopo aver tentato di farlo diventare pazzo. Prima, durante e dopo la R.S.I., che l’autore rivela aver avuto bilancio statale attivo per 20,9 miliardi di lire nel 1945 in piena guerra, grazie alla ferma abilità insuperata (ed ora taciuta anche nelle accademie) del suo Ministro delle Finanze, Domenico Pellegrini Giampietro. Miracolo che mai più si compì nei 65 anni successivi. I dati storici sono lava dilagante dal vulcano: sommerge le stoltezze diffuse da storiografi gaglioffi, proni a convenienze utili a chi della guerra mondiale fece millantato vessillo per imporre regimi sedicenti democratici, ma irridenti ai principi di giustizia e verità. L’editore “Pagine” è il medesimo de “Il Borghese”. Testo esplosivo e polemico, di lettura intensa, architettato in 90 capitoletti rapidi, tessuti su 300 punti svolti anche con suddivisioni, per 176 pagine, inclusi 2 documenti d’epoca, estremamente rari. Storia analizzata a mozzafiato, con imprevedbili rivelazioni anche sul patrimonio nazionale dilapidato nel dopoguerra tra vincitori e vassalli. Solo € 16 in formato da 8°. Esce in concomitanza col 23° convegno mondiale di studi su Ezra Pound che per la prima volta si tiene a Roma, con partecipanti da tutti i continenti. Ma necessiterà di edizioni successive.