Si al ruolo di attiva corrispondenza informativa del Capo dello Stato con il governo in materia di decretazione
Non abbiamo timore di strumentalzzazioni scoperte e misere da parte del Capo dello Stato in funzione e in riferimento a tutto il suo passato politico e al suo schieramento di riferimento al momento dell’elezione alla massima carica repubblicana. Su ciò tutto ci distanzia, come ci distanzia il più completo rispetto che, dal momento dell’assunzione della carica da parte di Giorgio Napolitano, nutriamo e dobbiamo al Presidente della Repubblica davanti a tutto il resto. Come ci distanzia la posizione espressa da tanti esponenti del Pdl. Non condividiamo i rilievi negativi e censori mossi dal senatore ed ex presidente del senato Marcello Pera al Capo dello Stato né tantomeno l’attacco di Maurizio Gasparri. Apprezziamo la posizione di distacco e di equilbrio espressa dallo stesso presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. Bene ha fatto a scrivere il Capo dello Stato al governo su provvedimenti sociali importanti esprimendo anticipatamente il suo pensiero. Bene ha fatto e farà il Capo dello Stato nel seguire la strada del suo diretto predecessore, Carlo Azelio Ciampi. E’ ormai da quindici anni, operazione di ringiovanimento abortivo operata sulla costituzione dal Governo Dabeba (D’Alema, Bassolino, Berlinguer) compresa, che siamo in piena (e sempre inconcludente) azione di riforma costituzionale. In tutto questo, il governo – tutti gli ultimi governi – ha fatto sistematico uso di decretazione, e di decretazioni omnibus d’ogni sorta e scriteriati, al di fuori di ogni oggettiva esigenza politica e di amministrazione del Paese. Bene fa il Quirinale a contemperare a questa prassi la sua nuova prassi. Ad ogni aumento di peso politico del governo e del premier, è bene che contestualmente si affermi (e non segua) un adeguamento del potere presidenziale quantomeno di intervento… atto a far conoscere al momento opportuno perplessità e riserve di fondo del Presidente della Repubblica al governo su delle precise materie su cui questo sta operando con stesure di decretazioni. Fra l’altro, si perde meno tempo, si evita di avvitarsi in ulteriori e più polemici scontri tra governo e parlamento (la minoranza/le minoranze, ci siano o meno), si evita la bocciatura in prima battuta del colle. Noi non vogliano un Presidente della Repubblica-notaio, un Presidente dimezzato com’è stato per lunghi decenni per imposizione partitocratica. Il sistema degli equilibri costituzionali, così come è, è giunto al capolinea da anni e anni proprio per la dissennata azione di sovvertimento costituzionale operata nella prassi dalle segreterie dei partiti e dai parlamentari stessi nelle due camere. L’espropriazione del ruolo di esse è un dato assodato e universalmente riconosciuto, oltre alla non meno riconosciuta radicale inadeguatezza del sistema del bicameralismo perfetto (salvo riferimenti puramente ideali e di principio ma nulla affatto cogenti con la realtà della vita politica e legislativa). Tutto va effettivamente cambiato, più o meno in profondità. Nel frattempo, cosa fare? Di fronte a camere che vivono in stato comatoso e d’inefficienza abissale, è bene far debordare senza limiti il ruolo “legiferante” del potere esecutivo? Non lo crediamo proprio. E’ bene dunque che il ruolo di previggenza serena e di garanzia costituzionale attiva del Capo dello Stato venga definitivamente acqusisito nella prassi istituzionale sino a che non verranno statuiti per iscritto e chiaramente i nuovi ruoli di tutti i tre attori (camere, governo, Capo dello Stato).