Terronia del Nord. Quale il futuro della Lega-Liga e della Bad Bossi Band?
Il fine giustifica sempre i mezzi? Ma è qui solo questione di fine e di mezzi o non anche di punti ideali leghisti irrinunciabili? – Liga Lega dei bossoli consunti: retroguardia storica di rigurgiti sottoproletari e trinariciuti – Nel caldo ferragostano non si sciolgono le espressioni dialettali ma i neuroni cerebrali della Bossi Band
La Lega in questi mesi rinfocola ad arte rivendicazioni sconclusionate. Da un lato, continua a tenere alta la posta per la presidenza delle regioni Lombardia e Veneto dopo la nuova tornata elettorale. Dall’altro, non scema ma cavalca in maniera scalmanata le viete demagogie della sua puerile storia di cronica borderline, più extraborder che intraline, che indicano quale continua ad essere il livello culturale medio delle sue platee e della sua dirigenza. Ad iniziare da quelle delle tantissime aree submetropolitiane e suburbane depresse arroccate al campanilismo e all’ignoranza più indigenti e becere al tempo stesso. Inappagata dei successi elettorali conseguiti con i voti di disaffezione e di protesta di elettori estranei ai suoi orizzonti e al suo linguaggio, grazie alle ottusità e alle croniche incapacità altrui; desiderosa di espandersi nel Mezzogiorno e nelle isole, grazie a un insieme di congiunture fondamentalmente favorevoli ancora presenti, non riesce tuttavia a saltare il fossato del suo auto-isolamento “ideologico”, espressione di un inguaribile e irriducibile piattezza e fissità mentale tipica delle forme maniacali. La Lega-Liga è sin dalle sue origini un mix senza anima e senza forma di pulsioni di istinti e di complessi di inferiorità che attraversa trasversalmente gli abitanti del nord Italia, soprattutto nelle componenti sociali più deboli e svantaggiate: esse costituiscono la manovalanza e il grosso delle sue fanterie e salmerie. Una buona fortuna è ad essa venuta nei diversi territori provinciali, in cui ha riscontrato già da tempo manforte e finanziamenti da parte di molti artigiani e produttori delle pmi, stanchi delle croniche inefficienze e delle diffuse concussioni di uomini dell’amministrazione pubblica in tutti i suoi livelli e degli apparati dei partiti, ma non ignari del fenomeno altrettanto ubiquo della corruzione, in un certo modo “sistema Italia” in cui nord centro e sud sono strettamente connessi da decenni secondo una fisiologia ben rodata che la visto e vede spesso i grandi gruppi del nord quali detentori operativi e capobastone di un modo di fare affari. A tutto ciò si aggiunge, secondo una lettura di stratigrafia storico-sociologica, quanto le plebi del nord non sono mai riuscite a metabolizzare e anzi a rigettare e ad accentuare in termini di gretto e chiuso campanilismo che ha poi avuto uno sbocco potenzialmente eversivo nel regionalismo ancora più squallido e totalmente inventato di Bossi. Le fortune che offre il presente (in cui perdurano gli squilibri strutturali e sociali nazionali e l’immigrazione interna meridionale e, soprattutto, esplode ogni giorno la violenza di immigrati comunitari ed extracomunitari – e non degli immigrati tout court – e l’incapacità europea di contenere il macrofenomeno dei clandestini) tuttavia non potranno essere sempre riproposte negli anni a venire, nonostante continui la fase di crisi profonda del sistema politico e parlamentare italiano. E’ bene che la Lega-Liga della Terronia del nord riesca ad uscire da questo gioco grottesco e insensato da ragazzi ritardati, da questi deliqui ultrapaesani dei “locali” e dei localismi, gioco che se portato all’estremo non potrà che condurre, in un arco temporale adeguato, ai loculi dei trapassati. Nel bel recitare delle filastrocche dei paesi dei paesini dei borghi dei villaggi delle pianure e dell’alpe in cui, speriamo bene, rigurgiti vieti dalle storie già viste, tarate e taroccate, finiranno in carnevali in cui è proprio da dire che il dialetto vivo vivrà momenti di trionfo. La Lega ha ancora margini di crescita protestataria, ma deve saper incanalare le sue energie più positive e operare un salto di qualità e di maturazione, solo così e potrà risultare utile al popolo italiano tutto, alla Nazione. Ma se continuerà a farsi padroneggiare dalle pulsioni più irrazionali ottuse e dannose, non prepara altro che un futuro in cui scomparirà come soggetto politico. Essa ha da decidere. Il non andare oltre non potrà che portarla ad auto-spazzarsi. Con buona pace dei trinariciuti consunti bossoli che ripropongono pari pari la cultura post-sessantottina di quando i professorini rossi (gli utili idioti di Lama e dei metalmeccanici della CGL) e alla “cattolico – don Milani” declassavano definitivamente il ceto professionale strutturalmente più numeroso e importante del Paese e insegnavano ai ragazzini delle medie solo la geografia del villaggio o del paese in prima, della provincia in seconda, della regione in terza… lasciandoli completamente ignoranti dell’Italia, dell’Europa e del mondo. La forza eversiva si è conservata intatta sotto la polvere del tempo? Vedremo se abbiamo avuto ragione di chiamarli trinariciuti, secondo la definizione di Guareschi che ha un suo intrinseco significato che la Bossi Band farebbe bene a conoscere. Quello della terza narice scarica-cervello per i credenti nel partito-sovrastruttura operativa del dispotismo “popolare” e del mito proletario, sotto l’egida del dio-Stalin. Con buona pace degli uomini della Bad Bossi Band, e delle sue mefitiche solfe, veri terun de l’osti controllati e garantiti, di cui l’Italia, in tutti i suoi comuni, non ha affatto bisogno.