Minutilli: gli italiani in Germania e il patriottismo europeo dei giovani italiani a Berlino

6 Settembre 2009

Fonte: Lombardi nel Mondo del 02.11.2005

 

Lo scorso 17 giugno 2009, assieme all’ambasciatore  Alberto Indelicato, è stata ospite dell’Associazione per l’Amicizia Italo-germanica e del Reale Circolo Canottieri Tevere Remo di Roma la professoressa Anna Maria Minutilli, che ha condotto ricerche storiche in Germania, in particolare presso l’università di Aachen. La studiosa leccese ha illustrato alla folta platea di uditori lo sviluppo delle sue ricerche sia sulla presenza degli italiani in Germania sia sul regime comunista di Pankow. Abbiamo individuato questo sito, “LOMBARDI NEL MONDO PORTALE GIORNALISTICO”, che già nel 2005 informava sulle ricerche storiche della studiosa italiana. Siamo lieti di offrirlo ai lettori delll’Europa della Libertà per ricordare i magnifici giovani che con Gino Ragno contribuirono a creare il primo patriottismo europeo, i giovani che scavarono sotto il muro di Berlino il tunnel per fare fuggire dei cittadini tedeschi da Berlino est, di cui i due maggiori protagonisti, Domenico Sesta e Luigi Spina, sono deceduti in Germania da appena qualche anno e su cui è stato prodotto anche un film. La vedova di Sesta, Ellen, ha scritto il libro da cui è stato tratto il film: “Il tunnel della libertà”. Su ciò, potete leggere sia quanto da Ragno nel corso degli anni è stato detto e scritto, e, su Parvapolis e in parte ripreso su questo sito ( Berlino, quello che la sinistra non sa o non racconta. ), da Domenico Cambareri. Ricordiamo che Domenico Sesta e la moglie Ellen furono ospiti di Assitaliagermania a Roma, Latina e altre città  all’inizio di dicembre del 2001 per una serie di conferenze. Potete anche cercare su Google. Con il ricordare loro, ricordiamo anche quei giovani italiani che tra gli anni cinquanta e gli anni settanta e oltre dettero aiuto ai profughi ungheresi e cecoslovacchi. In riferimento ancora alla Germania e a Pankow, rammentiamo in particolare Elena Sciascia che fu catturata condannata e pesantemente reclusa nelle carceri del regime di Ulbricht, sotto diretto controllo sovietico. L’Europa della Libertà

 

Italiani prigionieri della Stasi

 

E’ stato pubblicato nel numero di agosto della rivista di Storia contemporanea <<Millenovecento>>, l’articolo di Anna Maria Minutilli, storica dei fenomeni migratori e germanista che tratta degli italiani vittime della Stasi (Staatssicherheit), il poderoso apparato poliziesco della ex Repubblica democratica tedesca (Deutsche Demokratische Republik, DDR) . Grazie al prezioso contributo del compianto Bruno Zoratto, a cui l’articolo è dedicato, che per primo si era occupato di questa pagina di storia del nostro paese completamente ignorata e del dott. Gino Ragno, che in qualità di presidente dell’Associazione per l’Amicizia italo-tedesca, fu a capo della resistenza italiana contro lo Stato dittatoriale della DDR con la costante presenza di manifestazioni di solidarietà contro il muro della vergogna dove giunsero oltre 4.500 italiani in 28 anni di attività dell’associazione, è stata possibile una ricostruzione di alcuni drammatici eventi di quegli anni, subito dopo la costruzione del muro di Berlino. Sono riportati anche episodi che raccontano come alcuni studenti italiani riuscirono a far fuggire numerosi cittadini dell’ex DDR, finora completamente sconosciuti alla storiografia ufficiale, così come non c’è ancora piena luce sui rapporti fra l’Italia e l’ex DDR..
La dott.ssa Minutilli ha riportato, inoltre, alcune drammatiche vicende di quegli italiani che subirono torture, anni di carcere, uccisioni per un passo falso, in un paese, quello della DDR, in cui regnava un regime di terrore e con un sistema di spionaggio dalle dimensioni quasi grottesche che sono stati dimenticati non solo dalla storia del nostro paese ma anche dalle sue istituzioni.
Alla vigilia del suo scioglimento la Stasi contava 99.000 persone (due terzi delle Forze Armate) con stanziamenti pari all’1,3% del bilancio statale: un’organizzazione militare dal solenne giuramento di fedeltà ai gradi, con un’ampia rete periferica e con strutture autonome perfino per le abitazioni. Furono numerosi gli innocenti rinchiusi o torturati dopo processi fittizi, le cui sentenze erano ordinate dall’alto nel famigerato carcere di Bautzen o nei riadattati campi di concentramentoi di Himmler.Gli italiani, vittime di questo sistema e i loro connazionali che coraggiosamente  si adoperarono per salvarli hanno contribuito a scrivere la storia tedesca dalla parte delle vittime: sono cittadini europei che in Germania hanno operato e sofferto in nome di una libera e pacifica casa comune.
 

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