SILVIO, NON PRENDIAMOCI IN GIRO. VEDIAMO IL LATO B DE LA MADDALENA

9 Settembre 2009

SILVIO, NON PRENDIAMOCI IN GIRO, O, SE VOLETE… SILVIO NON FARE LO STUPIDO. UTILIZZEREMO IN PROSSIMI APPUNTAMENTI PIU’ DI UNA VOLTA QUESTE ESPRESSIONI PER DENUNCIARE LE CONTRADDIZIONI E I FLOP DEL GOVERNO CHE CONVINTAMENTE APPOGGIAMO. E PER DENUNCIARE LA SUA INETTITUDINE IN CASI IN CUI IL LASCITO DELLO SCIACALLESCO GOVERNO DABABE (D’ALEMA-BASSANINI-BERLINGUER) CONTINUA A DISTRUGGERE GLI INTERESSI COLLETTIVI E DI SPECIFICHE CATEGORIE COME AD ESEMPIO NEI SETTORI DELLA BUROCRAZIA E DELLA SCUOLA. LO SCANDALO DEL CASO DE LA MADDALENA E’ QUI DENUNCIATO SENZA MEZZI TERMINI DA MINO MINI. ESSO E’ UN FLOP CLAMOROSO E UNA SBERLA TERRIBILE IN FACCIA A TUTTI I CITTADINI DE LA MADDALENA, I QUALI, ANCORA OGGI, A DISTANZA DI MESI, SONO CON LA TESTA INTONTITA, PER NON DIRE DI PEGGIO.  QUANTO SCRIVE MINO MINI VORREMMO CHE FOSSE FRUTTO DELLA SUA FANTASIA E CHE NON CI FOSSE NULLA DI VERO, QUANTOMENO PER SENTIRCI UN PO’ CONTENTI E PER DIRCI CHE, SE COSI’ STESSERO LE COSE,  L’ITALIA AVREBBE MENO PROBLEMI E MENO FREGATURE. MA E’ PROPRIO COSI’? DOMENICO CAMBARERI

 

Mino Mini

 

Da La Maddalena a l’Italia. Il lato B del G8

 

 

Sbarco a La Maddalena, luogo di elezione delle mie vacanze annuali, dopo aver mancato l’estate del 2008 e subito cerco le tracce dell’abortito G8. Non ne vedo. Il centro storico che si affaccia sul porto è quello di sempre: caotico, stagionalmente congestionato e bisognoso di restauro.
Sono, ovviamente, prevenuto nei miei giudizi essendo il progettista del piano particolareggiato di quel centro storico ed animato dall’intenzione di innescare una polemica allestendo una mostra di quattro progetti esemplificativi del piano stesso. Incontro colleghi, consiglieri e amministratori comunali, imprenditori locali, tecnici comunali in pensione e domando, indago, chiedo notizie sul mancato G8 per sentirmi rispondere: una fregatura. Mi sento Maramaldo con la mia mostra. ‘Mbeh – rifletto – lo spostamento dell’evento – from La Maddalena to L’Aquila – ha rifilato una stangata all’americana alla stagione turistica. Vengo subito corretto: un collega mi fornisce la rassegna stampa dal 27 febbraio 2008 al 7 marzo 2009 dell’encomiastico stupidario giornalistico; un consigliere comunale mi fa avere copia dei verbali più significativi del consiglio con il resoconto degli incontri con Soru, Bertolaso e MI-TA RESORT s.r.l.; un imprenditore mi ragguaglia sugli incontri della sua categoria con Bertolaso ed il suo organico e lentamente si profila il lato B del G8.
Per capire la vicenda occorre una breve digressione introduttiva. La Maddalena è un’isola in un arcipelago benedetto da Dio con il dono della bellezza e maledetto dagli uomini con la loro stupidità. La città, di poco più di 10.000 abitanti, sin dalla sua nascita sul finire del ‘700- primi dell’800 fu condizionata dalla dipendenza nei confronti della marina militare ( da ora in avanti M.M. ). Condizionamento pesante che sulle prime, nella generale arretratezza urbana delle città sarde, fece emergere La Maddalena come la ” piccola Parigi” dandole un aspetto urbano di tutto rispetto, ma sui tempi lunghi, si risolse in un conflitto sordo e difficile con la M.M.. Nascere a La Maddalena significò, geneticamente, portare nel proprio DNA la tabe dell'”arsenalite”: Si nasceva, si viveva, si moriva arsenalotti, dipendenti in tutto e per tutto dall’arsenale. Ogni tentativo di evolvere da tale condizione, di dare alla città una identità diversa, più libera da condizionamenti, specie in campo urbanistico, veniva bloccata dalle risoluzioni e dagli interventi della M.M.. Quando Karim Agakhan ebbe l’intuizione di fondare il regno vacanziero per una società di abbienti, puntò dapprima gli occhi sull’arcipelago e sull’isola madre, ma dovette ricredersi. Spostò le sue mire sulla costa di Arzachena -ribattezzata dal volgo Arzakhan- e dette vita alla famosissima e leggendaria Costa Smeralda. La Maddalena rimase inchiodata alla sua condizione servile, ridotta a vedere il proprio arcipelago oggetto di consumo di vacanzieri nautici che, incantati da tanta bellezza, le rubavano persino la sabbia delle favolose spiaggette per rivivere, feticisticamente, l’approccio sensuale vissuto con la natura maddalenina. Andò avanti così fino all’istituzione del parco nazionale che assegnò in patrimonio a La Maddalena la proprietà dei beni demaniali dismessi dalla M.M.. Fiduciosa sulla futura disponibilità di questa proprietà demaniale La Maddalena si dotò, nel 2000, di un piano particolareggiato del centro storico che su tali proprietà, fino ad allora costituenti veri e propri ostacoli alla evoluzione della città, fondò il rinnovamento della propria immagine ed il riscatto della propria identità dal lungo servaggio. Ideò lo spostamento del porto di attracco dei traghetti automobilistici dal centro storico alla frazione di Padule, la balneazione urbana e la dotazione di parcheggi, il primo nucleo di un nuovo sistema ricettivo a cinque stelle sui nuovi poli urbani. Fu a questo punto che cominciò ad ingarbugliarsi il primo nodo che ritroveremo poi nel lato B. La regione Sardegna, in virtù del suo ordinamento autonomo, rivendicò al suo patrimonio il passaggio di proprietà dei beni demaniali ed alla sua discrezionalità il potere di concedere all’ente parco tale proprietà. Rivendicazione legittima quanto al demanio, ma totalmente arbitraria quanto alla discrezionalità. C’era materia per un’azione congiunta dell’ente parco e del comune per rivendicare i propri diritti, ma i lunghi anni di servitù avevano ormai vanificato il funzionamento degli attributi dei rappresentanti della popolazione e si venne così determinando una situazione di stallo.
Fin qui la storia ante G8. Con l’arrivo di Bertolaso entriamo nella cronaca che comincia con le sparate encomiastiche della Nuova Sardegna debenedettiana del 27 febbraio 2008. Pochi giorni dopo, il 17 marzo, il governatore Soru partecipa alla seduta del consiglio comunale di La Maddalena e comincia a scaricare la sua responsabilità: “la storia ci sta andando avanti, sta movendosi velocemente”. E ti pareva che questa stramaledettissima storia, invece di aspettare di essere fatta dagli uomini non si metteva a correre velocemente in avanti? Ma dove vuole andare la disgraziata? Tant’è che ora toccherà spendere dei soldi per andarle dietro. Per l’intanto mister Tiscali annuncia che “sono ormai realizzati i trasferimenti al demanio della regione di una parte importante delle proprietà ex demaniali ed ex militari qui in questa isola”, ma non accenna al trasferimento di questi all’ente parco. Annuncia invece che è cominciata la rincorsa della storia: in quattordici giorni sarà completata la progettazione definitiva e “Dal 1°aprile aprono i cantieri”. Non è il classico pesce d’aprile, ma l’inizio del lato B del G8: La Maddalena, dice Soru, “vive il momento storico di un’isola che ospiterà in dodici mesi, lavori pubblici per circa 170 milioni di euri” soprattutto se calcolati senza progettazione esecutiva dal momento che “c’è la garanzia del procedimento straordinario del Commissario”. In un italiano un po’ scoordinato dalla concitazione per la fretta storica esalta le magnifiche sorti de La Maddalena: “Al di là di ogni bilancio di ogni Comune grande della dimensione di La Maddalena, normalmente possono capitare un milione, due milioni, tre milioni di opere pubbliche straordinarie, qui sta accadendo una cosa delle dimensioni di cinquanta volte tanto in un anno” e tanto per non smentire la sua beffarda vena di retore populista spara: “ci sarà necessità del vostro lavoro, della vostra intelligenza, della vostra capacità imprenditoriale, del vostro coraggio ci sarà bisogno di voi. Voi avete l’opportunità di costruire la vostra città diversamente da come è stata fino ad ora. Avete lo Stato che vi è vicino con una quantità di risorse del tutto straordinaria, avete un Commissario Straordinario che serve direi, per facilitare le procedure amministrative, avete tutto”. Hanno voglia i “Voi” in veste di consiglieri comunali di ricordargli che ci “sono i progetti di riqualificazione del nostro Centro Storico, di infrastrutturazione della nostra città” e dirgli che vogliono “prima di tutto quello che serve ad un isola (sic!), un porto commerciale perché non c’è, spostare questi traghetti, ma non togliere da qui e portarli in piazza Comando [cento metri più in là N.d.R.], toglierli e farli sparire da un’altra parte … Abbiamo già fatto il progetto è pronto se Bertolaso ce lo vuole approvare … costa 60 milioni di euro: Un’altra cosa abbiamo chiesto è la viabilità ed i parcheggi, perché abbiamo tutti i progetti approvati con il Piano del Centro Storico … Altra cosa che abbiamo chiesto sono i beni demaniali, perché questo Comune non ha niente è povero, non abbiamo neanche i soldi per cambiare le gomme alla macchina”.
L’evanescente risposta di Soru è una chiara presa per il lato B.
Il 9 aprile 2008, ventiquattro giorni dopo l’incontro con Soru, la presa per il lato B si fa più decisa. Presenti l’assessore regionale ai lavori pubblici Carlo Mannoni, il sindaco e la giunta al completo, la capitaneria di porto con il comandante Giovannini ed il suo stato maggiore, una quarantina tra architetti, ingegneri e geometri progettisti dei vari interventi già definiti o da definire -nessuno dei quali maddalenino o conoscitore della città- viene presentato il progetto del fronte mare che per ignoranza della lingua italiana viene chiamato waterfront. Non è solo la lingua italiana a difettare nei progettisti, anche la cultura urbana è fuori della loro portata. Il progetto ignora palesemente le richieste dei maddalenini a Soru, ignora il rapporto fra la città storica, il suo lungomare ed il porto che già aveva trovato la sua definizione progettuale e la sua immagine urbana nel piano particolareggiato del centro storico. L’inconsistenza culturale dei progettisti del G8 che affida la denominazione dei propri elaborati all’inglese-americano, stavolta ha mancato il termine composto di water che definisce il progetto: non si tratta di “front” ma di “closet”.
Passano dieci mesi di assoluta segretezza circa i lavori del G8 prima che il consiglio comunale di La Maddalena posa incontrare colui che, per ordinanza di Prodi n.3269 del novembre 2007 è il commissario straordinario del G8: E’ a lui che l’ordinanza ha attribuito tutti i poteri. Il 6 febbraio 2009 il “Commissario Straordinario per il Vertice G8 – Sottosegretario di Stato – Capo Dip. Protezione Civile dr. Guido Bertolaso” illustra, nei limiti di decretazione delle opere, quello che si sta facendo e rivela che il costo sarà di trecento milioni di euri di cui 17.468.000 stanziati per il waterclo…[pardon] il waterfront. Ha voglia il consigliere Bardanzellu di ricordare a Bertolaso tutto ciò che aveva già detto a Soru e pronosticare che “questo waterfront sarà una tragedia per La Maddalena, perché noi butteremo veramente a mare diciasettemilioni di euro”. Hanno voglia altri consiglieri di lamentare che si sta operando senza tener conto delle richieste della cittadinanza. Bertolaso non risponde e magnifica la quantità e la qualità delle opere che sta realizzando per La Maddalena.
Due mesi dopo, il 6 aprile, il terremoto distrugge L’Aquila ed ogni possibilità di critica.
Non si spara sulla croce rossa dicono le convenzioni di guerra ed oggi, dopo la vittoriosa campagna napoletana antirifiuti e quella dell’intervento post-terremoto de L’Aquila, non si spara nemmeno sulla protezione civile ed il suo vittorioso medico condottiero. Soprattutto dopo il felice esito internazionale del G8 “from La Maddalena to L’Aquila” che fa tanto efficienza americana. Volete mettere se il logo del trasferimento fosse stato banalmente concepito “da La Maddalena a L’Aquila”? Con tre lettere in meno e in una lingua che perfino 20-30 milioni di padani dai fragili attributi schifano, chi volete che ci desse retta?
Però dobbiamo pur registrare che dai 170 milioni di euri del 17 marzo 2008 una moltiplicazione di pani e di pesci ha portato alla cifra di 300 milioni del 6 febbraio 2006 il costo delle opere. Ma il meglio deve ancora venire.
Il 27 luglio 2009 nel corso del consiglio comunale convocato con l’O.d.G. “Presentazione del Programma di Interventi da parte del gruppo MI-TA RESORT s.r.l., relativo alla Gestione dell’Area ex-Arsenale M.M. di La Maddalena” (sic) l’ing. Mauro Dellagiovanpaola, braccio destro e sinistro di Bertolaso, alla domanda del consigliere Curedda che vuole “sapere con esattezza quanti milioni di euro sono stati spesi tra la struttura dell’Arsenale, dell’Ospedale [trasformato in albergo N.d.R.] e finanziati da chi” risponde:”L’intervento totale delle opere e dei lotti che avete visto è costato 380 Mln. I finanziamenti sono venuti dai fondi FAS della Regione Sardegna [fondi europei N.d.R.] tra l’altro la copertura finanziaria è totale e le economie che sono state fatte dalle imprese, dai professionisti e dalle opere non realizzate sono intorno ai €50Mln”.
Eh, Santa Maria Maddalena! Cosa è stato fatto con 380 Mln di euri?
Il waterfront – per fortuna – non è stato realizzato.
Sono state effettuate demolizioni e bonifiche per 40 Mln di euri percui, decurtandoli dai 380 Mln ne rimangono 340 Mln. Soru aveva detto che sarebbero stati spesi 170 Mln in base alla progettazione definitiva. Sottraendo 170 Mln da 340 Mln rimangono 170 Mln di euri. Le tanto conclamate opere per il mancato G8 consistono in un albergo ricavato dal vecchio ospedale militare con l’aggiunta di due ali; un altro insignificante albergo all’interno dell’arsenale; quella che è stata chiamata Mainframe (tanto per non perdere l’abitudine), ovvero la struttura principale, dove si dovevano svolgere le conferenze più un insieme di opere per ristrutturare i capannoni dell’ex arsenale ed ampliare le banchine del suo già vasto porto. Troppo poco per 170 Mln di euri, decisamente fuori di ogni valutazione per 340 Mln ovvero 658.331.800.000 lire di vecchio conio. Dove sono finiti quei 170 Mln? Si mormora, senza alcun reale riscontro, che siano serviti per opere richieste dalla M.M. in cambio delle dismissioni. Opere militari? Piuttosto opere per
militari e loro familiari che hanno eletto La Maddalena a loro luogo di vacanze a spese dello Stato: porto turistico riservato, foresterie, campi da tennis e calcetto, circoli per ufficiali e sottouffuciali dove mangiare, giocare e … vai con il liscio. Tutto secretato.
E non è finita perché i lavori continuano in quanto il programma, ignoto perché secretato, non è terminato essendone stata rallentata la realizzazione quando il G8 from La Maddalena è stato spostato to L’Aquila.
E qui corre la domanda d’obbligo: almeno l’immagine di La Maddalena ci guadagna? Al momento in cui scriviamo le opere del G8 nell’arsenale sono ancora circondate dalle ignobili e fatiscenti casette ad un piano abitate da ex dipendenti della M.M. che ricordano gli “ergastula” degli schiavi delle villae rusticae dell’antica Roma perdendoci al confronto. Dovranno essere demolite secondo il programma. Anche immaginando la loro scomparsa e a parte la ristrutturazione degli edifici dell’arsenale, il giudizio sul piano prettamente architettonico sulle tre opere non può essere dato da chi scrive essendo, lo stesso, prevenuto e con in corso una mostra dei propri progetti per il piano particolareggiato del centro storico aperta al pubblico. Si potrebbero riportare i giudizi dei maddalenini interpellati in merito se non fossero irriferibili per l’uso un po’ troppo spinto della coprolalia.
Sul piano prettamente urbanistico il giudizio è totalmente negativo. La Maddalena e la zona del G8 sono ambiti che già separati in passato, lo sono oggi irrimediabilmente. Non vi è alcun rapporto fra loro, ma mentre la città ha un’identità spiccata, ancorché umiliata dal traffico, dalla sosta e dall’incultura di chi vi opera sotto l’egida ufficiale dell’ufficio tecnico, il complesso ex G8 è privo di fisionomia, frammentario e dispersivo nelle sue parti e, salvo il caso del Mainframe, in rapporto conflittuale con l’ambiente spettacolare dell’arcipelago dal quale si difende con cavalli di frisia stilizzati come nel caso di quell’ibrido mal riuscito rappresentato dall’albergo ex ospedale militare. L’unico ambiente della zona militare che poteva qualificare urbanisticamente il G8 con uno spazio urbano di nuova concezione, è stato grettamente annullato per realizzarci dei campi da tennis e di calcetto per la M.M.
Occorre fermarsi qui perché vi sarebbe materia per un saggio critico sulla insulsaggine culturale dei collaboratori di Bertolaso che non può trovare spazio in un mensile. Peraltro non potrebbe essere esauriente fintanto che le opere restano, come sono, soggette al segreto di Stato e quindi non visitabili. Quel che si vede da lontano o con il binocolo non consente alcun giudizio di merito che sia positivo.
Torniamo, invece, a La Maddalena ed alla fregatura di cui si è detto in apertura.
Dei 380 Mln di euri finora spesi, nulla è stato dato a La Maddalena, ma gli saranno addebitati e rinfacciati quando dovrà chiedere finanziamenti per realizzare le opere di cui necessita. Il discorso di Soru e quello di Bertolaso sono indicativi in tal senso. Altri se ne dovranno spendere, ma a gestire questo patrimonio non sarà la città, ma una società: la MI-TA RESORT s.r.l. del gruppo Marcegaglia che l’avrà in dotazione per 40 anni. Sempre che vengano fugati in sede giudiziale – come sembra – i dubbi di sfacciato favoritismo che adombrano la procedura seguita.
La città non ha ricevuto nemmeno quel patrimonio ex M.M. dismesso che si trova nel suo centro storico ed è detenuto arbitrariamente dalla regione. Nelle intenzioni di Soru doveva servire per vincolare la città al suo potere decisionale. Cosa farà il nuovo governatore Cappellacci?
Incombe ancora, sulla città storica, il pericolo della realizzazione del waterfront che l’incompetente e velleitario staff di progettisti del commissario straordinario vuole imporgli. Sarebbe l’ultima presa per il lato B.

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