2009-09-15 21:20 da ANSA.it
|
FINI QUERELA FELTRI. EX AN A PREMIER, NO A CORTO CIRCUITO
|
di Yasmin InangirayROMA – Sale la tensione nel Pdl. Gianfranco Fini sceglie la via “giudiziaria” per rispondere a Vittorio Feltri che, sul ‘Giornale’, annuncia un dossier “a luci rosse” del 2000 sul suo conto: la disputa, fa sapere Giulia Bongiorno, avvocato del presidente della Camera, finirà in Tribunale. Poco dopo, a mandare in fibrillazione i rapporti nel nuovo partito è la lettera a Silvio Berlusconi che Italo Bocchino prepara e fa firmare in poche ore a “oltre 50” parlamentari di An. Chiede un “patto di consultazione” con Fini e invita il Cavaliere a intervenire presto per evitare “un corto circuito” tra i nuovi compagni di strada del centrodestra. Sono i fatti nuovi che segnano un’altra giornata difficile nel Pdl, aperta dall’intervista al Corsera con la quale Giulio Tremonti tenta una mediazione tra Berlusconi e Fini ai quali chiede di firmare una “tregua”. Ma l’incontro, annunciato la scorsa settimana, tra i co-fondatori al momento sembra scomparso dall’agenda: la data non è fissata e oggi non ci sarebbero stati contatti tra i due. Fini, però, ha visto per un’ora buona nel suo studio Niccolò Ghedini, avvocato del premier, segno che i mediatori sono all’opera. Nel frattempo però Fini mantiene il punto. Prima affida alla Bongiorno l’annuncio della querela a Feltri; poi, in Aula, davanti alla solidarietà manifestata dalle opposizioni per gli attacchi del ‘Giornale’, risponde secco: “Per doveroso rispetto nei confronti delle istituzioni, non è questa la sede in cui il presidente della Camera intende affrontare la questione sollevata. Ma accadrà certamente in altra sede di natura politica e giudiziaria”. Fa quadrato intorno all’ex leader di An ci pensa un nutrito gruppo di parlamentari (“oltre 50, 60, si punta a 80”, sono le voci del Transatlantico) guidati dal vicepresidente dei deputati Italo Bocchino, che si occupa di raccogliere le firme in Aula. A metà pomeriggio hanno firmato in molti e la spaccatura è evidente anche negli ex di An, con tanto di presa di distanze di numerosi ‘colonnelli’ di un tempo: Altero Matteoli, Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa avvertono che la lettera “allontana il chiarimento” nel partito. Passano poche ore e la situazione cambia. Per evitare che si scateni la conta interna tra ‘finiani’ e ‘berlusconiani’, i dirigenti di via della Scrofa più vicini al premier decidono che tutti gli ex di An firmino la lettera definita “largamente condiviso”. Arriva l’ok anche degli uomini di Gianni Alemanno, che sarebbero stati inizialmente freddi con l’iniziativa di Bocchino. A quel punto, scende in campo anche lo stato maggiore della ex Forza Italia, indicando nell’intervista di Tremonti un tentativo virtuoso di cercare un punto di equilibrio. “I contenuti della lettera sono assolutamente condivisibili”, dice Sandro Bondi. Usa le stesse parole Fabrizio Cicchitto: “Siamo tutti d’accordo che un rapporto positivo tra Berlusconi e Fini sia fondamentale”. Chi invece si fa portavoce del malumore diffuso tra gli azzurri è Denis Verdini: “E’ una lettera pleonastica – attacca l’altro coordinatore del partito – i cui contenuti erano stati già discussi e approvati un una riunione con il presidente Berlusconi, i coordinatori del partito, i capigruppo ed i loro vice”. La situazione, insomma, resta complicata. E densa di pericoli parlamentari per la maggioranza. Forse anche per questo la conferenza dei capigruppo della Camera adotta per settembre un calendario dei lavori davvero ‘soft’: finché la tensione non calerà, il centrodestra preferisce andare sul sicuro ed evitare votazioni su provvedimenti delicati, oggetto delle obiezioni di Fini, dall’immigrazione alla cittadinanza fino al biotestamento e all’omofobia.
|
|
|