Accoglienza trionfale, a Baghdad, per il ritorno in liberta’ di Muntadhar al-Zeidi
Il giornalista iracheno, che nel dicembre scorso lancio’ le sue scarpe contro l’allora presidente degli Stati Uniti, George Bush, è libero. Il suo gesto gli e’ valso nove mesi di carcere.
Esulta la famiglia del giornalista, diventato una star in tutto il mondo arabo. In vista per lui lucrosi ingaggi pubblicitari. I colleghi iracheni lo salutano come un eroe nazionale e si festeggia nella redazione televisiva in cui al-Zeidi lavorava prima del suo arresto.
“Negli ultimi anni – ha detto parlando dalla sede della stessa tv -, piu’ di un milione di persone sono state uccise, ci sono ora piu’ di cinque milioni di orfani e un milione di vedove.”
Ma il giornalista ha raccontato anche il giorno in cui e’ cominciata la sua vicenda: “Mentre il premier iracheno stava parlando alla conferenza stampa, io sono stato duramente torturato, con vari mezzi. Sono stato esposto a scariche di elettricita’, picchiato con cavi elettrici e spranghe di ferro. Sono sicuro che i partecipanti alla conferenza potevano udire le mie urla e i miei lamenti.”
Dichiarazioni che, al di la’ delle celebri sequenze che hanno fatto il giro del mondo, tirano in ballo il governo iracheno e il rispetto dei diritti umani elementari.
Il giornalista ha dichiarato di voler fondare, grazie al denaro promessogli dai suoi sostenitori, un centro per gli orfani e le vedove iracheni.