Festival del cinema, cosa è successo a Roma

15 Novembre 2009

Fonte: instoria online

Leila Tavi


 

N. 23 – Novembre 2009 (LIV)

 

L’onda degli accreditati
i retroscena della festa del cinema di roma

 

Al primo impatto, e senza pregiudizi politici, l’ultima edizione del Festival internazionale del Film di Roma sembrava rispondere a tutti gli standard di civiltà richiesti a una manifestazione culturale internazionale: navette ecologiche, raccolta differenziata, impatto zero.A guardare bene a fondo, invece, c’è stato il popolo degli accreditati che ha particolarmente sofferto in questa edizione: solo cento posti riservati in sala a fronte di almeno un migliaio e duecento paganti. Impopolare decisione rispetto alla tanto civile regola della rush line delle edizioni precedenti.Ci riferiamo alla categoria degli accreditati “blu”, non ai giornalisti, gli accreditati “gialli”, a cui, deus gratias, sono garantite per consuetudine le anteprime stampa.Il programma un po’ sottotono ha favorito visitatori non addetti ai lavori e ospiti non paganti degli sponsor, che sono accorsi in massa in occasione dei red carpet di richiamo come quello di Meryl Streep o delle distribuzioni di confetti come gadget per la promozione della commedia Oggi sposi.

Già, perché Venezia ha per tradizione un pubblico di “professionisti”, che si ritrova annualmente raccolto, quasi isolato, sul Lido per due settimane, invece Roma pullula di gente desiderosa di novità, mondana e festaiola, che non si lascia scappare nessuna vetrina per mettersi in mostra.

Così per i badge blu è stato un vero e proprio inferno; dopo file chilometriche paragonabili alle terribili очередь sovietiche, dopo attese kafkiane, li abbiamo visti in fuga per accaparrarsi i primi cento posti ogni qualvolta sono riusciti, con orgoglio, a rompere le righe organizzate da buttafuori in stile discoteca per teenager di quarta categoria.

Accreditati gialli e blu si sono ritrovati insieme nella Sala Cinema Ikea, semivuota a causa della diserzione della stampa, soprattutto internazionale. Ma le sgomitate e il malcontento si sono fatti sentire proprio nel momento in cui l’organizzazione dell’evento avrebbe dovuto dare il meglio di sé con i suoi ospiti e gli addetti ai lavori: la cerimonia di premiazione.

Agli accreditati è stato riservato un trattamento da bestie da macello, tenuti fermi in un cordone per più di due ore, rassicurati dal fatto che l’essere entro il “cordone sanitario” avrebbe dato la matematica certezza di poter entrare, mentre sul red carpet, srotolato per l’occasione fino sulle scale che conducono alla sala Sinopoli, passavano gli invitati, per la maggior parte anonime facce avvezze agli ambienti politici, poco scenografici per l’occasione.

Così poco scenografici che si è venuta a creare la situazione per cui l’evento della manifestazione non è stata la cerimonia di premiazione, ma l’onda degli accreditati urlante stipata nel cordone sanitario.

L’attesa lunga e snervante, ancora in soprabito, nell’atrio appositamente riscaldato per le invitate in lungo; le due ore passate a disquisire con i buttafuori, gli unici interlocutori concessi all’onda cinefila, irritata dall’incapacità organizzativa; le grevi maniere dei suddetti buttafuori; le smorfie di saccenti signorine, entourage di chissà quale capo organizzatore, hanno creato tutti i presupposti per la chiassosa reazione degli accreditati.

In poco tempo i fotografi, delusi dalla troppo austera passerella sulle scale della sala Sinopoli, hanno spostato la loro attenzione sul cordone sanitario, senza rispetto per i colleghi che si trovavano in quella imbarazzante situazione.

Una situazione gestita in malo modo, senza tenere conto delle aspettative di colore che, seguita la manifestazione dall’inizio alla fine, si sono visti depredati dell diritto di poter avere non un posto nel parterre, ma un posto qualsiasi in galleria, per senso di appartenenza al mondo del cinema, per amore del cinema. Al loro posto si sono seduti anonimi personaggi che sembravano usciti da un film di Piel Jutzi.

Ho un solo nitido ricordo della cerimonia di premiazione di questa edizione: il fondoschiena di una signorina, seduta davanti a me, in miniabito di paillette, che si è alzata alla fine del film ed è stata impalata davanti a me mentre scorrevano i titoli di coda, indaffarata a sistemarsi il filo del perizoma con entrambe le mani.

Come non dare ragione all’onda degli accreditati? È ormai noto che l’Italia è un paese in via di sottosviluppo, ma che gli intellettuali siano i nuovi emarginati nel nostro Paese è un boccone amaro da mandare giù.

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