2 Gennaio 2010
Fonti: Corriere della Sera, l’altravoce.net, UNAL, Regione Sardegna
Sui parlamentari scelti da Fini, non abbiate la memoria corta (2): ecco un esempio su partitocrazia&partitocrazia che scialacqua i soldi e i posti di lavoro degli italiani. Anche qui risalta la particolare propensione attenzione e attività svolta dall’ex senatore Riccardo Pedrizzi, che ci ha lasciato dapprima meravigliati e poi ci ha fatto capovolgere opinioni e apprezzamenti….. per quel che potevamo oramai nutrire
Il caso
Diventare dirigente Inps. Senza mai lavorarci
ROMA – Esiste un ente pubblico, in Italia, dove si può arrivare all’ apice della carriera senza averci mai lavorato un giorno: l’ Inps. Il miracolo si deve a Gian Piero Scanu, ora senatore del Pd, ex sottosegretario ed ex consigliere dell’ ente. La sua avventura all’ istituto di previdenza comincia nel 1999, quando il governo di Massimo D’ Alema lo nomina nel consiglio. Titoli ne ha a bizzeffe. Ma oltre a una laurea in Scienze politiche sono soprattutto politici. Prima di sedersi su quella poltrona è stato delegato della Cisl in un’ azienda di Olbia, poi sindaco della città, quindi parlamentare del Ppi dal 1994 al 1996. Il governo di centrosinistra gli assegna uno dei due posti che nei consigli degli enti previdenziali sono destinati per legge a “esperti scelti tra i dirigenti della pubblica amministrazione”, sulla base, evidentemente, dell’ incarico che in quel momento Scanu ricopre nell’ azienda autonoma di soggiorno di Olbia, dove è «inquadrato nella qualifica dirigenziale dei funzionari della Regione Sardegna». Dura fino al novembre 2002, quando il ministro del centrodestra, Roberto Maroni, commissaria l’ ente. Ma un anno e mezzo dopo Scanu, esponente di spicco della Margherita, viene ripescato nel nuovo consiglio. E qui viene il bello. Perché sei mesi più tardi, il 14 dicembre del 2004, il direttore generale dell’ ente previdenziale Vittorio Crecco stabilisce il suo trasferimento «in mobilità» dai ranghi della Regione Sardegna a quelli dell’ Inps, dove viene inquadrato come «dirigente di seconda fascia» fuori ruolo. Per quale motivo Scanu debba passare all’ Inps, è un mistero. In base alle norme vigenti l’ operazione tuttavia non fa una grinza, anche se è quantomeno singolare che una persona possa venire assunta come dirigente dall’ ente pubblico del quale è amministratore. Tanto più se si considera che Scanu nel consiglio dell’ Inps è il titolare delle deleghe sul personale. Passano appena quindici giorni e arriva una seconda sorpresa. Il Senato approva un ordine del giorno presentato dal senatore di An Riccardo Pedrizzi, che stabilisce il principio secondo il quale l’ incarico di consigliere di Inps, Inail, Inpdap o Ipsema, ottenuto in qualità di «esperto scelto fra i dirigenti della pubblica amministrazione» equivale a quello di dirigente generale, cioè al massimo grado. Proprio il caso di Scanu e pochi altri, che in questo modo, terminato l’ incarico da consigliere, potranno conservare stipendio, scrivania e segretaria: questa volta a tempo indeterminato. E non è poco. Intanto si avvicinano le elezioni politiche e i sondaggi danno Berlusconi in picchiata e l’ Unione in orbita. Scanu si candida con il centrosinistra ma non ce la fa: si consola con un posto da sottosegretario alla Funzione pubblica. Anche se l’ Inps a quel punto sembra solo un lontano ricordo, la pratica va avanti. Per far diventare effettivo il principio sancito dal Senato servono ancora alcuni passaggi, l’ ultimo dei quali è l’ approvazione del consiglio di amministrazione dell’ ente. Per arrivarci sono tuttavia necessari un paio di semafori verdi dal ministero del Lavoro e dal Tesoro. Il primo si accende subito: il direttore generale della previdenza di quel dicastero, Maria Teresa Ferraro, dà il via libera alla tesi secondo cui chi è stato consigliere «esperto» dell’ istituto può diventare «automaticamente» massimo dirigente dell’ Inps. Il ragioniere dello Stato Mario Canzio sostiene invece che la cosa non sta né in cielo né in terra. Inevitabile a quel punto, per il ministero del Lavoro, chiedere il parere di rito al Consiglio di Stato. Che alla fine, nel luglio 2007, dà ragione al Lavoro, con una piccola variante: chi è stato consigliere dell’ Inps in qualità di «esperto» può essere sì nominato direttore generale dell’ ente, ma il passaggio non è da considerarsi automatico. Bisogna che si liberi un posto, ma considerando l’ età dei massimi dirigenti dell’ Inps non è un problema. Il consiglio di amministrazione dell’ Inps ratifica, pur con il parere decisamente negativo del presidente Gian Paolo Sassi. Il cerchio si chiude così. Scanu va in Senato e probabilmente non diventerà mai dirigente generale dell’ Inps. Almeno per i prossimi cinque anni. Quando terminerà il mandato parlamentare sarà prossimo ai 60 anni. Magari verrà rieletto, o avrà maturato i requisiti per la pensione. Ma il principio, quello resterà: preziosa eredità che il senatore Scanu lascia agli «esperti scelti fra i dirigenti pubblici» che avranno la fortuna di essere fra i lottizzati di un ente di previdenza.
Rizzo Sergio
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29 maggio 2008) – Corriere della Sera
Sardegna.com
sabato 31 maggio 2008
Su Scanu abbiamo già detto e dato
ora lo scandalo all’Inps è nazionale
resta più grave anche quello politico
Diversi lettori ci hanno sgridato perché non abbiamo ripreso l’articolo di Sergio Rizzo, coautore con Gian Antonio Stella di incivise, lunghe inchieste sui misfatti della politica e della pubblica amministrazione (culminate nei due longsellers “La casta” e ora “La deriva”) sul mirabolante caso di Gian Piero Scanu, ex sindaco e deputato di Olbia, che Rizzo ha denunciato sul Corriere della sera. Ha fatto grande scalpore la documentazione sul come Scanu, da funzionario dell’Azienda di soggiorno di Olbia, sia potuto transitare – per via nominalmente e correttamente burocratica, in realtà per volontà meramente politica – ai vertici dell’Inps in qualità di esperto nel Cda (con deleghe pesanti) e infine addirittura assunto nella direzione generale dell’Istituto: nel quale non ha mai laborato un giorno da dipendente.
Dal nulla ai ruoli apicali. Che immediatamente non occuperà, con annessi sontuoso stipendio, poltrona, progressipone di carriera e varie cosette. Scanu è in aspettativa perché è ridiventato inopinatatamente parlamentare. Dunque di questi singolari concreti benefici fruirà quando e se decadrà dal mandato parlamentare: seza metetre limiti alla provvidenza partritica.
Una vicenda da lasciare a bocca aperta, che il nostro giornale per primo e da solo aveva denunciato nei servizi politico-elettorali dei mesi scorsi. Dunque non abbiamo voluto maramaldeggiare avendo già detto e dato. Anche perché a suo tempo ci furono amare e addolorate reazioni di rispettabilissime persone vicine a Scanu, sulle quali abbiamo mantenuto un giusto profilo di sensibilità. Niente da aggiungere, riproducendo ora per intero l’articolo di Rizzo.
Con un’integrazione che al collega, come all’amico Gian Antonio Stella, interessava meno ma a noi tanto. Scanu è stato ricandidato-rieletto per volontà della Margherita sardo-nazionale (localmente quella che combatte con asprezza Soru. Il gruppo capeggiato da Paolo Fadda, che sostiene apertamente, secondo dichiarazioni non lesinate a destra e a manca, che meglio sarebbe un ritorno di Mauro Pili alla Regione piuttosto che la conferma di Soru) contro ogni criterio di rappresentanza del territorio e di quel minimo rinnovamento sbandierato da Veltroni. Ricandidato in Gallura dove da tanti anni colleziona memorabili trombature che però si trasformano in planate su soffici cuscini di potere e sottogoverno. All’Inps appunto, o come sottosegretario nell’ultimo governo Prodi. Più gli elettori lo mandano giù, più la politica lo manda sù, benefica, salvifica, riconoscente e consolatoria. La persona è gradevole, anche se col tempo esageratamente pretino di partito con giaculatorie ripetitive mormorate come in confessione. Infatti è venuto a noi e abbandonato anche dal suo gregge di parrocchiani. Ma è su piazza da una trentina d’anni, in un crescendo d’insuccessi elettorali che non gli hanno ancora suggerito una dignitosa uscita di sicurezza, peraltro dorata. Infatti anche stavolta è stato candidato-eletto in Gallura, contribuendo a farne la provincia più berlusconiana di Sardegna e forse d’Italia.
Ecco, c’è questo secondo e non meno grave scandalo politico. Scanu è un nomenklato in servizio permanente effettivo che tra la Sardegna e Roma meno pesa elettoralmente, più conta politicamente. Riconfermatoparlamentare con protervia inaudita perché il proprio terrritorio (come è accaduto ad Antonello Cabras, Paolo Fadda e altri del Pd) lo ha rigettato e delegittimato nelle urne. Sulle quali si minge in allegria cimiteriale: comandiamo noi, diconono e confermanto i notabili Pd ex Ds e Margherita. Con grande arroganza ma altrettanbta stupidità. Poiché era scontata la sconfitta in Gallura, dirigenti accorti come un tempo era la regola, avrebbe messo in campo un giovane che avrebbe avuto più chances. Comunque lo si sarebbe cominciato a lanciare per un futuro meno fosco. Quando mai: quel “posto” era e doveva andare a uno della nomeklatura, in aeterno e vade retro l’eversore che chiede un qualche ricambio. Così Scanu torna in parlamento, dove non era stato ammesso nel 2006: consolato ad abundantiam con sottosegretariato e il precedente incarico nell’ l’Inps. Ora ha fatto addirittura l’en plein in entrambi i ruoli. Guarte te dove può portare il rifiuto del proprio elettorato che ti tromba ma al quale puoi dire vaffa tanto le segreterie del partito ti nominano a prescindere: alle Camere e anche all’Inps. Allegria. Niente di personale. Ma è una doppia vergogna, ora ben bene sputtanata nazionalmente, per l’interessato e gli irriducibili partitisti sardi: padroni della scena benché gli elettori li volessero fuori, finalmente estromessi. Resisteranno fino all’ultima bandiera sacrificata e all’ultimio militante da indurre alla diserzione. Ecco perché l’articolo di Rizzo, che riproduciamo integralmente, è solo una parte della storia: il resto è politicamente anche più grave.
(Giorgio Melis)
UNAL Vigilanza Privata domenica, 01 giugno 2008
DIRIGENTE I.N.P.S. SENZA AVERCI LAVORATO
Giovanni Bua
Il senatore Scanu (Pd) si difende: la nomina rispetta la legge
CAGLIARI. «Un attacco sospetto. Andato in scena con una violenza inopinata in un momento particolarmente delicato per l’imminente rinnovo dei vertici Inps e della nomina della Bicamerale per il controllo sugli atti degli enti previdenziali». Parole del senatore Pd Gian Piero Scanu, balzato suo malgrado agli onori delle cronache per un articolo di ieri in prima pagina sul Corriere della Sera dal titolo «Diventare dirigente Inps. Senza mai lavorarci». E la firma è di quelle che pesano: Sergio Rizzo, implacabile censore insieme a Gian Antonio Stella degli sprechi e dei privilegi della Casta.
Una penna al di sopra di ogni sospetto insomma, che racconta nel dettaglio come l’ex sindaco di Olbia, ex parlamentare Ppi, ex sottosegretario alla funzione pubblica e attuale senatore Pd potrebbe diventare dirigente di prima fascia dell’Inps senza averci mai lavorato. La riscostruzione parte dal 1999, quando il governo D’Alema assegna a Scanu l’incarico di esperto scelto tra i dirigenti della pubblica amministrazione all’ interno del consiglio dell’Inps (“sulla base – sottolinea Rizzo – dell’incarico che Scanu ricopre nell’azienda autonoma di soggiorno di Olbia dove è inquadrato nella qualifica dirigenziale dei funzionari della Regione Sardegna”). «Dura fino al novembre del 2002 – continua Rizzo – quando il ministro del centrodestra Maroni commissaria l’ente. Ma un anno e mezzo dopo Scanu viene ripescato nel nuovo consiglio. E qui viene il bello, perchè sei mesi più tardi, il direttore dell’ente previdenziale Vittorio Crecco stabilisce il suo trasferiemnto in mobilità dai ranghi della Regione Sardegna a quelli dell’Inps, dove viene inquadrato come dirigente di seconda fascia fuori ruolo. Per quale motivo Scanu debba passare all’Inps è un mistero». Mistero chiarito da Scanu: «Ho semplicemente fatto – spiega – come centinaia di migliaia di dipendenti pubblici ricorso all’istituto della mobilità. Sciolte le aziende autonome di soggiorno sarei dovuto passare ai Comuni o alle Province. Ho preferito chiedere il trasferimento all’Inps che mi è stato concesso». Qui arriva quella che Rizzo definisce «la seconda sorpresa». Dopo 15 giorni il Senato approva un Odg (presentato dal Senatore di An Riccardo Pedrizzi) che stabilisce il principio secondo il quale l’incarico di consigliere di Inps, Inail, Indap o Ipsema ottenuto in qualità di «esperto scelto tra i dipendenti della pubblica amministrazione» equivale a quello di dirigente generale. «Proprio il caso di Scanu» sottolinea Rizzo. «In realtà – replica Scanu – Pedrizzi si limita a ottenere che il principio già applicato ai membri del collegio dei revisori dei conti sia esteso ai consiglieri. Anche in questo caso nessun mistero. E soprattutto nessun possibile motivo per cui Perdizzi avrebbe potuto favorirmi con una norma ad hoc, idea ai limiti della fantascienza». La pratica va avanti. «Per diventare effettivo il provvedimento – racconta Rizzo – ha necessità di alcuni semafori verdi. Quello del ministero del lavoro si accende subito. Il ragioniere dello stato Mario Canzio sostiene che la cosa non sta nè in cielo nè in terra». Si arriva di fronte al consiglio di Stato, che nel luglio 2007 dà ragione al ministero del lavoro. «Il Cda dell’Inps ratifica – chiude Rizzo – il cerchio si chiude». «Lo stesso Rizzo – spiega Scanu – sottolinea che la mia nomina è assolutamente secondo la legge. Ha seguito un iter trasparente. È stata valutata dal consiglio di Stato. Non è nemmeno effettiva, visto che io mantengo la posizione che ho dal 1984. Sinceramente non capisco questo attacco. Stimo molto Rizzo e il suo lavoro. Penso che questa volta qualcuno gli abbia somministrato una polpetta avvelenata. Per somministrarla anche a me. Ma io vado a testa alta. Sicuro che non è nella mia storia che si trovano i mali di questo paese».
Pubblicazione dell’articolo del Corriere della Sera da parte della Regione Sardegna:
REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA
CORRIERE DELLA SERA – Economia: Diventare dirigente Inps. Senza mai lavorarci
29.05.2008
ROMA — Esiste un ente pubblico, in Italia, dove si può arrivare all’apice della carriera senza averci mai lavorato un giorno: l’Inps. Il miracolo si deve a Gian Piero Scanu, ora senatore del Pd, ex sottosegretario ed ex consigliere dell’ente. La sua avventura all’istituto di previdenza comincia nel 1999, quando il governo di Massimo D’Alema lo nomina nel consiglio. Titoli ne ha a bizzeffe. Ma oltre a una laurea in Scienze politiche sono soprattutto politici. Prima di sedersi su quella poltrona è stato delegato della Cisl in un’azienda di Olbia, poi sindaco della città, quindi parlamentare del Ppi dal 1994 al 1996. Il governo di centrosinistra gli assegna uno dei due posti che nei consigli degli enti previdenziali sono destinati per legge a “esperti scelti tra i dirigenti della pubblica amministrazione”, sulla base, evidentemente, dell’incarico che in quel momento Scanu ricopre nell’azienda autonoma di soggiorno di Olbia, dove è «inquadrato nella qualifica dirigenziale dei funzionari della Regione Sardegna». Dura fino al novembre 2002, quando il ministro del centrodestra, Roberto Maroni, commissaria l’ente. Ma un anno e mezzo dopo Scanu, esponente di spicco della Margherita, viene ripescato nel nuovo consiglio. E qui viene il bello. Perché sei mesi più tardi, il 14 dicembre del 2004, il direttore generale dell’ente previdenziale Vittorio Crecco stabilisce il suo trasferimento «in mobilità» dai ranghi della Regione Sardegna a quelli dell’Inps, dove viene inquadrato come «dirigente di seconda fascia» fuori ruolo. Per quale motivo Scanu debba passare all’Inps, è un mistero. In base alle norme vigenti l’operazione tuttavia non fa una grinza, anche se è quantomeno singolare che una persona possa venire assunta come dirigente dall’ente pubblico del quale è amministratore. Tanto più se si considera che Scanu nel consiglio dell’Inps è il titolare delle deleghe sul personale. Passano appena quindici giorni e arriva una seconda sorpresa. Il Senato approva un ordine del giorno presentato dal senatore di An Riccardo Pedrizzi, che stabilisce il principio secondo il quale l’incarico di consigliere di Inps, Inail, Inpdap o Ipsema, ottenuto in qualità di «esperto scelto fra i dirigenti della pubblica amministrazione » equivale a quello di dirigente generale, cioè al massimo grado. Proprio il caso di Scanu e pochi altri, che in questo modo, terminato l’incarico da consigliere, potranno conservare stipendio, scrivania e segretaria: questa volta a tempo indeterminato. E non è poco. Intanto si avvicinano le elezioni politiche e i sondaggi danno Berlusconi in picchiata e l’Unione in orbita. Scanu si candida con il centrosinistra ma non ce la fa: si consola con un posto da sottosegretario alla Funzione pubblica. Anche se l’Inps a quel punto sembra solo un lontano ricordo, la pratica va avanti. Per far diventare effettivo il principio sancito dal Senato servono ancora alcuni passaggi, l’ultimo dei quali è l’approvazione del consiglio di amministrazione dell’ente. Per arrivarci sono tuttavia necessari un paio di semafori verdi dal ministero del Lavoro e dal Tesoro. Il primo si accende subito: il direttore generale della previdenza di quel dicastero, Maria Teresa Ferraro, dà il via libera alla tesi secondo cui chi è stato consigliere «esperto» dell’istituto può diventare «automaticamente » massimo dirigente dell’Inps. Il ragioniere dello Stato Mario Canzio sostiene invece che la cosa non sta né in cielo né in terra. Inevitabile a quel punto, per il ministero del Lavoro, chiedere il parere di rito al Consiglio di Stato. Che alla fine, nel luglio 2007, dà ragione al Lavoro, con una piccola variante: chi è stato consigliere dell’Inps in qualità di «esperto» può essere sì nominato direttore generale dell’ente, ma il passaggio non è da considerarsi automatico. Bisogna che si liberi un posto, ma considerando l’età dei massimi dirigenti dell’Inps non è un problema. Il consiglio di amministrazione dell’Inps ratifica, pur con il parere decisamente negativo del presidente Gian Paolo Sassi. Il cerchio si chiude così. Scanu va in Senato e probabilmente non diventerà mai dirigente generale dell’Inps. Almeno per i prossimi cinque anni. Quando terminerà il mandato parlamentare sarà prossimo ai 60 anni. Magari verrà rieletto, o avrà maturato i requisiti per la pensione. Ma il principio, quello resterà: preziosa eredità che il senatore Scanu lascia agli «esperti scelti fra i dirigenti pubblici » che avranno la fortuna di essere fra i lottizzati di un ente di previdenza. Sergio Rizzo