8 Gennaio 2009
Fonte: A Destra per il Sociale
Non condividiamo le affermazioni dell’intervistato, pronte a scaricare soltanto sull’Occidente e su Israele (sui quali, USA in testa, siamo non poco critici) tutte le colpe di quanto accade in Iran. L’Europa della Libertà è contraria all’isolamento della Persia, già in atto da tempo, per le questioni inerenti il “nucleare” e le armi atomiche. E’ anche contraria all’isolamento economico che ne consegue, per le sanzioni decretate dall’Onu. Ciò non significa dimenticare che le condizioni di libertà interna sono spesso solo di facciata e non rispecchiano minimamente gli standard richiesti dal modello occidentale che, su questo piano, “etnocentrismo” fuori luogo, rappresentano il punto di convergenza planetario più elevato. Il regime iraniano è fondamentalmente una teocrazia che detta e impone le linee politiche e che non rinuncia a sovrastrutturarsi in maniera assoluta sulla società civile, quindi su tutti i partiti e su tutte le organizzazioni politiche. Possono essere validi, e lo sono, alcuni raffronti posti con altri Paesi islamici, ma se si vuole parlare solo di Persia e di un grande Paese che ambisce avere un ruolo internazionale riconosciuto, ciò non può essere passato sotto silenzio. Allo stesso modo sotto silenzio non possono essere passate le azioni di violenza e di sistematiche pressione e minacce poste in essere dalle organizzazioni paramilitari islamiche e la non autonomia della magistratura dal potere politico e dalle norme e osservanze fideistiche. Sulla libertà interna, il regime iraniano si gioca proprio tutto. Il linguaggio che viene utilizzato dai capi religiosi e politici che istiga alle “condanne” più ineluttabili, gravi ed estreme per gli esponenti dell’opposizione e i loro supporter, sprona di fatto i miliziani e la piazza ad agire in maniera incontrollata e incontrollabile con esiti che possono diventare all’improvviso inprevedibili. Fino a prova contraria, pressocché tutte la manifestazioni degli oppositori sono state pacifiche. E’ prova e conferma di cecità piena e di fanatismo inconcludente il modus operandi del regime e del fatto che si trova in condizioni di estrema paura. Ciò esso lo deve ai suoi errori. E’ perciò meglio avere il coraggio d’imporre una battuta d’arresto alla repressione interna e consentire alle minoranze di protestare su delle elezioni che per tanti sono state poco limpide. E tali rimangono. La paura incontrollata di oggi, d’altronde, come l’arrogante sicurezza degli anni precedenti, è, come insegna la storia, fonte di sconsideratezza e di rovina.
Una voce dall’Iran. Intervista di Carmelo Ferlito a Mohammad Fanaei Eshkevari
La questione iraniana sta salendo di tensione giorno dopo giorno. Quanto emerge dalle cronache dei nostri media è davvero inquietante, però non manca di sorgere in me il sospetto di un’informazione parziale e interessata. Il caso di Saddam Hussein qualcosa ha insegnato. Un’abile campagna di disinformazione, basata su inesistenti armi di distruzione di massa, fu funzionale a preparare l’opinione pubblica ad una guerra, la seconda guerra del Golfo, in cui la democrazia pare questione del tutto secondaria. Del resto, se il problema fosse quello democratico, perché nessuna guerra è stata mai mossa all’Arabia Saudita? Avverto il lettore che non simpatizzo per nessun gruppo pseudo pacifista o arcobalenato. Né tantomeno con forze antiglobalizzazione. Questo però non vuol dire che sia disposto ad accettare ogni mistificazione da Oltreoceano. Per ampliare la mia visione e, spero, quella dei lettori, ho deciso di intervistare Mohammad Fanaei Eshkevari, professore di Filosofia e Teologia presso l’Istituto di Educazione e Ricerca Imam Khomeini della città sacra di Qom[1].
Professor Eshkevari, vorrei parlare con Lei di religione e fede, ma prima di tutto devo chiederLe qualcosa circa l’attuale situazione in Iran. Noi riceviamo molta informazione, ma credo che non abbiamo la reale percezione di cosa stia succedendo nel Suo Paese. Mi pare di osservare una situazione contraddittoria: da un lato voi avete avuto elezioni politiche, ma dall’altro la tv ci mostra rivolte e dimostrazioni. Al contrario, in altri Paesi mediorientali, non c’è partecipazione politica e cionondimeno nessuno protesta. Può spiegare questa situazione? Cosa pensa della posizione degli Stati Uniti in proposito?
La rivoluzione islamica svoltasi in Iran nel 1979 era rivolta sia contro la grande dittatura interna che contro l’esterno imperialismo degli Stati Uniti. Non si rivolse contro gli americani in generale, ma contro l’imperialistico intervento del loro governo in Iran. Tale rivoluzione fu fatta con la partecipazione delle masse popolari sotto la guida dell’Imam Khomeini. Subito dopo la vittoria della rivoluzione, la gente votò per scegliere il proprio sistema politico e il 99% scelse la Repubblica Islamica. Da allora si sono svolte circa trenta consultazioni elettorali. L’Iran è l’unico Stato democratico del Medio Oriente. Ma sin dall’inizio gli usa e i loro alleati occidentali, soprattutto Israele, fecero tutto quanto in loro potere per distruggere questa rivoluzione e restaurare la monarchia dello Shah, il loro agente nella regione. L’Iran è lo Stato più popolare del mondo. Una grande maggioranza della gente sostiene la rivoluzione. I media occidentali non mostrano la realtà. Coloro che dimostrano contro il governo sono una piccola minoranza, ma hanno il pieno supporto dei governi occidentali e dei mezzi di informazione.
Potrebbe spiegare in breve il sistema politico dell’Iran? Quali sono i ruoli del Presidente e della Guida Suprema?
L’Iran è una Repubblica Islamica. Si tratta di uno Stato sia democratico che islamico. Il sistema in se stesso fu scelto mediante un referendum democratico. Tutte le istituzioni (quali la guida, il presidente, il parlamento, i consigli cittadini…) sono eletti dal popolo, ma essi operano seguendo le leggi islamiche che sono richieste dal popolo.
Il Presidente è il capo dell’esecutivo, mentre la Guida Suprema determina le linee di politica generale e difende l’aspetto islamico dello Stato.
Qual è la relazione tra religione e politica? Io penso che in Iran i due aspetti non siano così slegati come avviene oggi in Europa… Cosa ne pensa? E a Suo parere da dove deriva questo differente approccio?
Il sistema politico ha una forma e un contenuto. La forma dello Stato e le sue istituzioni sono scelte dal popolo in elezioni democratiche, ma il contenuto (leggi, politiche, obiettivi) derivano dalla dottrina islamica. Una delle differenze tra l’Europa e l’Iran ha la sua radice nella diversa comprensione della religione. Nella visione islamica, religione e stato non sono separati. La religione non è un affare privato, ma piuttosto essa guida le persone sia nelle scelte individuali che nella vita sociale. Da una prospettiva islamica, esiste una stretta relazione tra la spiritualità e la vita in questo mondo. Dio non è solo il Dio della vita privta, egli è Dio degli individui e delle società. La principale ragione dell’animosità delle superpotenze nei confronti dell’Iran sta nel fatto che l’Iran è contrario alla politica coloniale di Gran Bretagna, Francia e usa, mentre a loro piace continuare la vecchia politica coloniale nel cosiddetto Terzo mondo attraverso nuove forme.
Cosa mi può dire della libertà religiosa in Iran? Una volta mi disse che ci sono partiti cristiani nel vostro parlamento…
Il cristianesimo, il giudaismo e lo zoroastrismo[2] sono riconosciute come tre religioni autentiche e legali in Iran. Esse hanno i propri centri religiosi, templi e scuole e la loro pratica è assolutamente libera. Ci sono tre rappresentanti cristiani nel parlamento iraniano, un ebreo ed uno zoroastriano.
Qual è la situazione generale dei diritti religiosi nella regione mediorientale? C’è correlazione tra libertà politiche e religiose?
Solo un esempio. In Arabia Saudita nessuna religione è permessa eccetto lo Wahhabismo[3]; né chiese né templi sono consentiti. Non si svolgono elezioni e non c’è un parlamento, così come i diritti umani non sono riconosciuti. Il sistema politico è una monarchia, con il re e la sua famiglia in grado di fare ciò che vogliono e nessuno può dire niente. L’Arabia Saudita, inoltre, è la fonte principale di sostegno a gruppi terroristici quali Alqaeidah e Taliban, nonché il luogo dei natali di Ben Laden. Eppure i Paesi occidentali non hanno problemi con il suo governo. Sono amici intimi!
Qual è la politica del vostro Presidente circa religione, politica e diritti civili?
Penso che gli italiani abbiano bisogno di sentire dalla sua voce una prospettiva diversa da quella solitamente diffusa dai media. Il Presidente segue la costituzione, che rispetta i diritti civili e i diritti di tutte le minoranze, in accordo con l’insegnamento islamico. Egli ha buoni rapporti con le minoranze religiose. Ovviamente, noi abbiamo il nostro sistema giuridico che non segue ciecamente gli standard occidentali.
In Europa noi stiamo fronteggiando una drammatica crisi di identità religiosa. Ne è testimonianza la sentenza europea di divieto dei crocifissi nelle scuole. Alcuni ambienti sostengono che l’attacco al crocifisso provenga dall’Islam e che noi dobbiamo combattere un’invasione islamica. Io ritengo invece che l’attacco giunga da una visione della vita senza Dio. Credo che le alte burocrazie europee siano contro Dio e la religione in generale. E penso, inoltre, che si possa immaginare un’alleanza tra cristiani e musulmani contro le forze laiche che vogliono cancellare Dio dalla vita pubblica. Cosa ne pensa?
L’Islam riconosce il cristianesimo come una religione autentica. Tutti gli islamici amano Gesù e Maria, alla quale il Corano intitola il capitolo Maryam. Seguendo il sacro Corano, i cristiani sono gente del libro e non c’è conflitto tra musulmani e cristiani. Il conflitto è tra oppressori e oppressi.
Lei pensa che il rapporto tra Iran ed Unione Europea potrebbe essere migliore se l’Ue non dimenticasse la sua cultura cristiana?
La relazione Iran-ue non ha niente a che fare con la religione, ma solo con la giustizia. Noi vogliamo un rapporto alla pari, una relazione come tra due esseri umani, non un rapporto tra lupo e agnello, ma questo è inaccettabile dalle potenze arroganti.
Cosa possiamo immaginarci per i prossimi mesi circa la relazione tra Iran, ue e usa? Pensa che ci sarà una guerra?
Penso che non cambierà nulla nel breve periodo, perché le potenze occidentali non vogliono ripensare la loro politica.
A febbraio sarò in Iran per motivi di lavoro. Qualcosa da suggerirmi in particolare?
Tu sarai il benvenuto. Sono sicuro che l’Iran che vedrai sarà molto diverso da quello di cui senti parlare dai media occidentali. Aspetto di vederti in Iran. Pace.
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[1] Qom è uno dei luoghi sacri per i musulmani sciiti, non solo iraniani. Essa è molto famosa per la sua università religiosa, che vide tra i suoi allievi l’imam Khomeini, che da qui, per un periodo, guidò l’Iran dopo la rivoluzione del 1979. Inoltre, a Qom si trova la tomba di Fatima al-Masuma, figlia del settimo imam sciita Musa al-Kazim, e sorella di Reza, ottavo imam.
[2] Zoroastrismo è il nome dato ad una delle più antiche religioni e la più importante e meglio nota dell’Iran preislamico. Prende il nome da quello del suo fondatore Zoroastro (Zarathustra) vissuto in Persia approssimativamente tra il vii ed il vi secolo a.C.
[3] Movimento islamico scaturito dalla riforma religiosa operata da Muhammad Ibn ‘Abd al-Wahhab nel corso del Settecento.
Fonte: http://www.carmeloferlito.it/vedi_articolo.php?id=278