Bertolaso delle cento teste, Protezione civile e affaristi senza scrupoli
Non sappiamo quanti e quali scoop ci riservano sotto elezioni i clamori della stampa scandalistica e di quella “politica” che in questo e di questo vive e ci trova di che sopravvivere. Non sappiamo a cosa approderanno le indagini giudiziarie che purtroppo, stranamente, qui in Italia, hanno un orologio – volutamente o meno – che risulta sempre sincronizzato con le vicende del calendario istituzionale e politico. E’ in via preliminare bene re necessario rimarcare il fatto che, comunque, fin quando non sono incriminati per dei fatti specifici gli stessi magistrati inquirenti in una qualsiasi inchiesta, essi hanno il diritto-dovere di condurre le indagini a tutto campo. La magistratura, nella suo odierna articolazione, con tutte le pecche e con tutte le storture ipotizzabili o reali, è ad ogni buon conto il “corpo” legittimamente preposto a ciò. Nel caso in specie, in relazione a quanto sinora come “pubblica opinione” siamo a conoscenza, sul piano umano e su quello politico esprimiamo solidarietà a Bertolaso. Il responsabile della Protezione civile ha dimostrato fino ad oggi davvero elevate capacità organizzative, operative, di raggiungimento degli obiettivi programmati in ambiti in cui il sistema pubblico faceva acqua da tutte le parti. Egli ha dimostrato di avere saputo guidare con grande coraggio un settore particolarmente crivellato dalle inefficienze e dal rapporto obliquo, ubiquo ed intricatissimo che esiste tra concussione e corruzione. Confermiamo anche la condivisione politica delle scelte operate dal capo del governo in direzione di linee operative decisioniste – per ciò stesso dotate di elevato grado di diretta responsabilità “discrezionale” – per superare guadi altrimenti insuperabili fra sabbie mobili insidiose e nascoste, sparse ovunque. Tuttavia ci preme rilevare il fatto che queste scelte non possono perdurare illimitatamente nel tempo e nello spazio e che esse anzi devono riuscire a creare dei coaguli di centri di forza atti ad avviare delle “attività virtuose” nell’ambito della pubblica amministrazione coinvolta. Soprattutto, esse non possono e non devono diventare un modello di riferimento standard, ma “espressione forzata e necessaria” della quasi eccezionalità in cui i governi sono costretti ad operare a causa della diffusissima corruzione/concussione e della diffusissima permeabilità complessiva dell’apparato pubblico, che comincia già in sede legislativa con l’incredibile e interminata produzione legislativa “distruttrice” di sicurezze normative; e continua con l’incredibile sequela delle diffusissime, paralizzanti realtà potestative esistenti ai più diversi livelli e “tavoli”. Cosa estremamente difficile, ma su cui si gioca il futuro della trasparenza e dell’efficienza pubblica nazionale. Condividiamo e sottolineiamo il fatto che la Protezione civile debba agire nell’ambito dei ruoli istituzionali ad essa attribuiti, che essi non possono essere fatti debordare dal governo attraverso il ricorso frequente all’utilizzazione di suoi particolari strumenti potestativi, che ciò può diventare un reale abuso politico e funzionale, e che, se alla Protezione civile devono essere affidati incarichi a tempo di particolare urgenza – quale è il caso della regione Campania, del comune e della provincia di Napoli per il degrado igienico-sanitario in cui erano precipitati -, questa particolare urgenza non deve mai essere estrinseca rispetto a quanto attiene appunto, all’ambito dell’utilizzazione urgente e “allargata” di un settore della pubblica amministrazione preposto ad altro. La Protezione civile, insomma, non può essere un Bertolaso delle dieci o delle cento teste. Gli aspetti epidemiologici, ad esempio, per rimanere ancora sul terreno igienico-sanitario e della salute pubblica che direttamente ineriscono alla mancata raccolta dei rifiuti urbani, afferiscono semmai al ministero della sanità e, nei casi più estremi, a ciò che è correttamente definito “Difesa civile”, che è altro dalla Protezione civile. Capiamo che il fatto in sintesi è questo: Berlusconi vorrebbe nominare Bertolaso commissario di governo di questo e di quest’altro. Ma Berlusconi deve anche capire che, per quanto dotato di elevate attitudini, Bertolaso non si può moltiplicare, appunto,per tanti quanti sono gli incarichi che gli si vorrebbero attribuire, e che ciò determina di fatto un parallelo abnorme aumento del potere discrezionale ed una sua altrettanto abnorme attribuzione/distribuzione ai più diretti collaboratori. Così la cosa non può proprio andare e non può che portare, sin dalle premesse, a conclusioni non corrette e imprevedibili nella loro gravità. Come parrebbe che sia accaduto in taluni casi. Non possiamo quindi proporre e riproporre quanto è stato fatto negli scorsi mesi, quando a Bertolaso e… all’onnipresente, onnifacente, iperpoliedrica Protezione civile furono attribuiti i compiti relativi alla realizzazione delle strutture turistico-edilizie e portuali de La Maddalena e quelle delle strutture sportive dei campionati mondiali di nuoto nella capitale. Ogni cosa ha un limite, ogni uomo ha un limite, ogni struttura pubblica ha un limite. Che Silvio lo capisca. E che capisca anche che ciò non vuol dire ridare in pasto il Paese alla moltiplicazione sterminata delle potestà paralizzanti del modello democratico dalemiano e cigiellino. Ce ne corre. Essi sono gli estremi. Noi cerchiamo e vogliamo la condizione di esercizio civile virtuosa e il più possibile diffusa. Senza facili ottimismi, ma senza miracolosi toccasana di “decisionismo” senza misura. Noi, decisionisti da sempre. Rimaniamo in attesa di sapere cosa scoprono per intanto gli inquirenti di nuove malefatte e ruberie. Meno ne troveranno, più saremo contenti. Non solo per il governo, quanto anche perché una volta tanto, inaspettatamente, ci saremo trovati meno ladroni di quello che oramai per immediata reazione si è portati illimitatamente a presagire al peggio.