Occidente, Nato e Russia. Quali prospettive

24 Febbraio 2010

Domenico Cambareri

 

Rapporti con Mosca. A Washington si muove qualcosa di nuovo?

C’è da prestare credito alle nuove dichiarazioni di Hillary Clinton? – Non è mai troppo tardi per un reale avvicinamento tra Washington e Mosca – Nato ed Unione Europea saranno mai parte attiva in questo processo? – Gli USA superearnno l’isolameto concettuale e strategico in cui si sono cacciati trascinandovi tutto l’Occidente?

 

Le dichiarazioni del segretario di Stato USA Hillary Clinton, circa la poco piacevole constatazione che la NATO fa molto poco per migliorare e intensificare i buoni rapporti con la Russia lascia di stucco. Finora, nonostante un certo e non indifferente grado di reimpostazione della politica americana sotto la guida di Obama, nulla di certo si era e si è visto come vera novità tra i rapporti russo-americani. Infatti, la decisione di non installare radar e sistemi antimissili nell’Europa centro-orientale in funzione “anti-iraniana” sappiamo che è stata dettata dalle decisa presa di posizione russa di procedere nell’installazione di nuovi “euromissili” (vecchio e triste direttamente collegato alle fasi più dure e, infine, conclusive della guerra fredda) nell’enclave di Kaliningrad (la tedesca Konigsberg, città natale di Kant). Inoltre, ribadiamo ancora una volta che questa funzione anti-iraniana è stata ed è una pura messa in scena al fine di tenere altamente distratta la pubblica opinione occidentale circa le effettive motivazioni. In primis, continuare a tenere in quarantena la Russia, come sfacciatamente aveva continuato a fare l’amministrazione Bush jr. sino alla fine del suo mandato. E’ perciò benvenuta da parte nostra la dichiarazione di Hillary Clinton, a meno che essa non risponda anche in questo caso soltanto ad un atteggiamento puramente strumentale e di facciata. In tutto questo, non vi è alcunché di pregiudizievole nei confronti della condotta statunitense, che nel corso degli anni è stata da noi sentita come più vicina non poche volte. Il problema, i problemi più palesi e quotidiani sono nati dopo la caduta dell’Unione Sovietica con l’esercizio politico di pura e inconcludente potenza in un mondo diventato totalmente asimmetrico, mondo in cui i responsabili politici e strategici e i loro “alimentatori” ideologici hanno dimostrato di aver capito poco o nulla. Senza nulla togliere alle incapacità di gestione politica precedente nei confronti del terzo e del quarto mondo, quasi sempre appiattitasi su di un piano di convenzionale “neo” neocolonialismo economico. Washington si è letteralmente “ingabbiata” entro i pilastri fissati oltre trent’anni addietro da Henry Kissinger: Israele e la Cina comunista del “modello tripolare”. La Nato, direttamente chiamata in causa d Hillary Clinton, in fin dei conti non è stata altro che la diretta esecutrice, in buona misura, delle priorità dettate dagli americani, con, in coda, gli inglesi e, su alcuni aspetti, come oggi ancora vediamo, i francesi e i tedeschi. E gli italiani. Vedi le modalità della “guerra” al terrorismo, vedi la politica di pura demagogia sugli “stati canaglia”e così ancora le due guerre del Golfo, la politica di non proliferazione nucleare, le scelte del WTO e il ruolo straripante dell’economia cinese letteralmente drogata dalle scelte americane, il sempre purulento problema del Vicino oriente e del contenzioso palestinese-israeliano. Politica, strategie e guerre per lo più inconcludenti nei loro obiettivi prioritari che hanno trascinato sia l’Occidente sia i Paesi islamici nelle sabbie mobili in cui pochi e male armati terroristi si beffano di mezzo mondo e continuano a lanciare proclami di guerra santa in cui non crede neppure la più sparuta parte dei musulmani, se non come espressione di reazione meramente emotiva ai modelli di vita e allo sfruttamento economico portati avanti dagli occidentali e, in primis, dagli americani. In riferimento alla Russia, gran parte dei problemi rimangono sul tappeto: la sua esclusione dal WTO, la non attuazione del partenariato con la Nato, il “cordone sanitario” lungo tutto in confine occidentale con la spasmodica azione di estensione simultanea sia dell’Unione Europea sia della Nato e con la creazione di nuovi “fronti” e di nuove frizioni… dalla questione dell’Ucraina a buona parte del Caucaso e alle correlative e sottese politiche delle risorse e dei rifornimenti energetici. Certo, non tutte le colpe sono da addebitare agli occidentali e agli americani in primis e non in tutto i russi non più sovietici sono degli agnellini. Ma, una volta, tanto, e con così grande ritardo, cominciamo a riconoscere quante e quali occasioni sono state mero pretesto di propaganda per attuare invece una rinnovata e inconcludente e… fuori teatro e tempo… politica sciovinista a stelle e strisce. In tutto l’Occidente allargato, che include e non esclude il Vicino Oriente che per tanto ha di che rifiutare emblematicamente la dizione e la prospettiva psicologica e ideologica che la sorreggono di “Medio Oriente”. Se cominciamo a capire questo, capiremo i guasti maggiori che dalle amministrazioni Bush sen. in giù gli americani hanno realizzato, coinvolgendo un po’ tutti, tranne i cinesi, gli unici grandi beneficiari. Pertanto, c’è da sperare molto nei rivolgimenti che l’amministrazione Obama riuscirà a concretizzare. Potrebbero essere rivolgimenti di portata storica. Ma, spassionatamente, non possiamo non considerare che il poco tempo a disposizione (il mandato dura appena quattro anni) e le immense stratificazioni delle scuole di pensiero dei think tank presenti nell’immenso apparato politico-burocratico-strategico americano costituiscono per Obama e la sua squadra un formidabile ostacolo.