Un meccanismo innato permette agli animali di distinguere oggetti animati da quelli inanimati. Uno studio italiano su Pnas
Cos’è che fa riconoscere al cervello animale un oggetto come animato? Secondo Aristotele era la capacità dell’oggetto stesso di muoversi autonomamente. Sembra proprio che il filosofo greco avesse ragione: secondo uno studio tutto italiano il cervello riconosce in modo innato gli oggetti animati basandosi sulla percezione del movimento autonomo. Lo studio, condotto da Elena Mascalzoni e Lucia Regolin dell’Università di Padova e Giorgio Vallortigara, direttore vicario del Centro Mente Cervello (CIMeC) dell’Università di Trento, è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences.
Per capire se il riconoscimento di un oggetto semovente come animato negli animali fosse innato o frutto dell’esperienza, i ricercatori italiani hanno studiato i pulcini del pollo domestico. Una specie a sviluppo più precoce rispetto ai neonati degli esseri umani e che quindi permette un controllo più rigoroso degli effetti delle esperienze sensoriali. Inoltre adoperare questa specie ha permesso ai ricercatori di avvantaggiarsi del fenomeno di imprinting, un processo di apprendimento attraverso il quale i piccoli di una specie imparano le caratteristiche di un oggetto guardandolo anche solo per pochi istanti quando sono appena nati.
Subito dopo la schiusa delle uova (in assenza di precedenti esperienze visive) ai pulcini è stata mostrata l’immagine di un oggetto semovente che urtando un secondo oggetto immobile ne causava il movimento. Lo stesso tipo di stimolo viene usato per studiare nei bambini di sette mesi la comprensione del fenomeno di causalità. Gli scienziati hanno osservato che dopo aver assistito alla scena i pulcini mostravano una spiccata preferenza per il primo oggetto, quello dotato di moto proprio.
A questo punto i ricercatori si sono chiesti se fosse per caso la percezione della causalità a determinare la preferenza. Allora hanno invertito l’ordine di movimento degli oggetti e hanno abolito l’urto, così che entrambi gli oggetti venissero percepiti come semoventi. I pulcini in questo caso non hanno dimostrato alcun tipo di preferenza. Lo stesso effetto – nessuna preferenza – è stato ottenuto ripetendo il primo esperimento ma ritardando di tre secondi il movimento del secondo oggetto dopo l’urto. Anche in questo modo, infatti, entrambi gli oggetti sembrano muoversi di moto autoindotto e si perde la percezione di causalità tra urto e movimento.
“I nostri risultati dimostrano che il meccanismo che opera la distinzione tra esseri animati e inanimati è innato”, ha spiegato Vallortigara, “Adesso la disponibilità di un modello animale apre la strada all’individuazione dei processi cerebrali che sono alla base della nostra mente sociale”. (c.v.)