25 Aprile 2010
Mario Di Febo
Via la lapide d’onore dedicata a Juin da san Luigi dei francesi a Roma, via il suo corpo dall’Hôtel des Invalides a Parigi
Le atrocità di cui Mario Di Febo scrive sono state riconosciute in convegni internazionali di studi storico-militari in anni recenti. I francesi tentarono appena e, probabilmente, maldestramente, di negare quello che era impossibile negare. Diversi anni addietro, avevo progettato di fare scoppaire uno scandalo politico e storico. Ma poi, gli imprevisti della vita, nel mio caso legate alla mia salute, mi hanno portato, sino ad oggi a non realizzare quel progetto. Quale era? Quello di distruggere la lapide che nella chiesa di san Luigi dei Francesi a Roma (ad angolo con l’ingresso laterale posteriore del Senato della Repubblica a Roma, e con a fianco il centro culturale francese) “onora” la belva di Alphonse Juin. I governi e i parlamenti francesi, i capi di stato maggiore dell’esercito francese, tutta l’Armée e tutte le Forze Armate francesi si sarebbero dovuti sentire e dovrebbero ancora oggi sentirsi profondamente feriti nell’onore per gli atti di cotanta bestialità contro la popolazione civile italiana. Ma anche questo fa parte delle fulgide pagine della liberazione…. Oggi, toccherebbe più che mai al governo italiano, in uno con il Capo dello Stato, rappresentante del popolo e capo delle Forze Armate, chiedere al governo francese la rimozione di tale lapide di esaltazione di un crimine inespiabile, che offende le vittime italiane e ogni espressione di virtù guerriera. E la rimozione dall’Hôtel des Invalides del corpo di tale sciagurato criminale. Chiediamo ai massimi vertici istituzionali di Parigi e di Roma un grande scatto di dignità e di salvaguardia dell’onore dei due popoli . E di salvaguardia della civiltà europea. Anche dopo tanti anni. Domenico Cambareri
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