Sì alle centrali nucleari, da subito. Ridurre l’inquinamento devastante del petrolio. Accelerare la produzione di energie naturali rinnovabili ma non certe
Sì all’energia nucleare. Sì al programma per le nuove centrali nucleari
Avviare subito un programma di capillare informazione dei giovani e dell’opinione pubblica – Avviare in simultanea un grande programma decennale di forte crescita della produzione di energia dalle fonti rinnovabili ma non certe: solare ed eolica – Realizzare l’autonomia della produzione “verde” a livello familiare, di strutture pubbliche, terziario – Il PD ritorni sui suoi passi e non scivoli nella demagogia più inconcludente: non potrà che arrecare danno agli interessi individuali e generali, compresi quelli relativi a una maggiore difesa dell’ambiente e della salute – Realizzare l’imperativo di combattere l’inquinamento chimico di cui petrolio e gas sono corresponsabili
Durante l’incontro del 26 u.s.con Putin a Perugia, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha riconfermato l’impegno italiano per il lancio del programma nazionale di energia elettrica a mezzo di centrali termonucleari. Cosa che aveva fatto già pochi giorni prima durante gli incontri bilaterali parigini franco-italiani, con i quali, a latere, erano stati firmati ulteriori importanti contratti fa Ansaldo/Finmeccanica e industrie francesi. Il programma del ritorno al nucleare, in realtà è una cordata industriale franco-italiana di primaria importanza che guarda anche ai mercati internazionali, è condiviso in pieno da L’Europa della Libertà. Ad esso si aggiunge adesso quello relativo all’avvio di nuove ricerche sulla fusione nucleare con i russi.
L’Italia è, fra le maggiori nazioni occidentali, quella più dipendente (e, perciò, ricattabile), dall’importazione di fonti energetiche, in primis il petrolio, laddove invece Francia e Giappone sono all’avanguardia mondiale nella produzione di energia nucleare a fini industriali e civili. La Francia arriverà a superare il 90% del soddisfacimento energetico nazionale attraverso le centrali nucleari. L’Italia è al contempo quella con il più elevato indebitamento pubblico.
Il grande scandalo italiano è costituito dal fatto che noi, assolutamente dipendenti dalle fonti energetiche, importiamo elettricità prodotta dalle centrali nucleari dei Paesi confinanti, Francia compresa, con un aggravio aggiuntivo non inferiore al 30% in più.
E’ uno scandalo inaudito di cui da venti e più anni paghiamo un prezzo debitorio immenso, ad iniziare dalla distruzione del patrimonio delle centrali nucleari costruite o in avanzata fase di realizzazione, il cui valore – distrutto interamente, ripetiamo – ascende a cifre davvero incalcolabili. Ricchezze con cui avremmo potuto costruire chissà quante autostrade, nuovi porti, nuovi aeroporti e tante altre infrastrutture primarie quali scuole e ospedali e aver potuto aumentare il famoso indice Pil. Ricchezze bruciate e indebitamento smisuratamente cresciuto.
E’ inconcepibile come il PD possa optare per una linea anti-nucleare. E’ inconcepibile e assurdo, e desta perplessità e sconcerto. Questa strada di aperta demagogia non può che arrecare ulteriori difficoltà interne al perseguimento della realizzazione di un’accettabile politica di parziale autosufficienza energetica nazionale. Alla politica di riduzione dei costi energetici sul medio e lungo periodo. Alla partecipazione internazionale per la progettazione, costruzione, manutenzione di centrali nucleari in altre nazioni. Essa è anche in aperta antitesi con le nuove scelte che si sono già affermate a livello mondiale, ad iniziare dagli USA e dai Paesi scandinavi, proprio nelle scorse settimane, che hanno dato il via a nuove realizzazioni d’impianti. Una scelta controproducente e gravemente lesiva degli interessi strategici generali, in cui oramai sono da inserire quelli della protezione ambientale e antropica. I giovani innanzitutto e l’opinione pubblica vanno informati e sensibilizzati a 360° da una campagna governativa, ad iniziare dalla diffusione nelle scuole e nelle università, e per mezzo della Rai, di documenti che rappresentino le realtà energetiche nazionali e internazionali, i flussi dei rifornimenti, i gravi rischi delle impennate dei prezzi per le sempre maggiori richieste di petrolio effettuate nei mercati internazionali da India e Cina, che ci rendono così ancora più vulnerabili, l’aumento incontenibile dell’inquinamento chimico.
E’ da avviare concretamente la riduzione, il più possibile ampia, del consumo del petrolio, prima fonte d’inquinamento che produce i danni più estesi e ancora non quantificabili all’ambiente e all’uomo, con la proliferazione di nuove gravi patologie.
E’ da avviare quanto prima, per la produzione di grandi quantità di energia per le industri, la produzione nucleare.
E’ da avviare, con accelerazioni enormi, il piano di autonomia domestica, delle scuole, degli ospedali e degli uffici e delle attività del terziario in tema di produzione di acqua e di energia da impianti solari ed eolici. Essi non potranno mai sostituire la produzione certa e continuativa di elevatissime quantità quali sono quelle occorrenti ai medi e grandi centri produttivi, ma possono contribuire da subito alla riduzione del consumo di petrolio e di gas, dell’inquinamento ambientale, alla lotta contro le nuove malattie ambientali di uomini e animali.
L’energia solare e quella eolica vanno intese quindi non su di un erroneo e fittizio piano di contrasto, ad escludendum, con quelle nucleari, ma quali fonti rinnovabili pulite atte a contribuire, con queste ultime, a ridurre la posizione di dipendenza – la condizione di ricattabilità politica economica industriale e strategica – del Paese, quella dell’esposizione debitoria sul piano finanziario, ad avviare il miglioramento delle capacità concorrenziali dell’industria nazionale e quindi le prospettive di maggiori esportazioni e di maggiore opportunità di crescita del lavoro altamente qualificato e non.