2 Giugno 2010
Fonte: NATO
Il primo luglio 1968 è una data per lo più ignota alla maggior parte della gente. Si colloca poche settimane dopo l’assassinio di Bob Kennedy e poche settimane prima che l’Organizzazione per la liberazione della Palestina dirottasse il suo primo aereo El Al. Nell’Asia sud orientale continuava il conflitto del Vietnam e in agosto ci sarebbero stati i fatti di Cecoslovacchia a ricordarci delle divergenze della Guerra Fredda.
Tutti questi avvenimenti hanno avuto un posto importante nei libri di storia. Minore attenzione, sia allora che dopo, fu invece attribuita al trattato firmato il 1 luglio 1968, che ha dimostrato di aver avuto una più durevole influenza di tutti questi altri eventi e di molti altri ancora. Quel giorno, il mondo ha iniziato il suo cammino verso la liberazione dell’umanità dalle armi nucleari, dando vita al Trattato di non Proliferazione (TNP).
Oggi, il TNP è il trattato con il maggior numero di firmatari al mondo. Ha praticamente impedito che quasi tutti gli stati non nucleari si dotassero di queste armi. E si occupa in particolare degli stati che già le detengono per cercare di giungere ad eliminarle.
Quest’anno il trattato è più importante che mai, in quanto argomenti come il programma nucleare dell’Iran, il controllo dei materiali nucleari e le nuove riduzioni degli arsenali nucleari sono tutti ai primi posti dell’agenda internazionale.
Così, mentre il TNP celebra il suo 40° anniversario (entrò in vigore nel marzo 1970), la Rivista della NATO chiede ad alcuni esperti in che modo il trattato potrebbe adattarsi al tipo di gente che cerca di dotarsi di armamenti nucleari (come le organizzazioni terroristiche), se le sue norme possono effettivamente essere attuate e se il 2010 sarà un anno fondamentale per le questioni nucleari.
Paul King, Direttore