24 Maggio 2010
riproposto in data 21 Giugno 2010
Domenico Cambareri
Fonte: Parvapolis
Costi del federalismo, manovre e conti occulti: la partitocrazia non è mai morta e la Lega ne è la nuova campionessa
Silvio si gioca tutto: il suo potere e le nostre mutande – Dietro il paravento greco – Manovra, federalismo e saccheggio pubblico – Leghisti peggiori degli altri – Immoralità di un sistema politico onnivoro – Costo della vita politica: partitocrazia e mafia politica – Solite manovre, solite spremiture, soliti sciacallaggi – Tremonti, Brunetta e i loro accoliti fanno solo piangere – Oltre ogni semplicismo: un Paese diviso rigidamente in caste di sfruttati e di sfruttatori
Tremonti non ha mai smesso di dirne delle belle, di balle. Non smette di ripetere di essersi pentito di avere dato tutti i soldi per finanziare il superamento della crisi alle banche e non direttamente alle imprese, che ricomincia senza perdere tempo. Adesso siamo alla manovra in due fasi. Manovra ufficialmente motivata dal mettere in regola, o, meglio, dal blindare i conti pubblici per il futuro, anche per evitare brutte sorprese dopo i fatti greci. Quanto c’è da crederci?
Il leghista mandato a guidare il Piemonte che imperversa quasi tutti i giorni nei programmi televisivi, anch’egli va a tutta birra, non meno di Tremonti, Brunetta e Sacconi. Perché mai la Polizia stradale non li sottopone tutti e quattro alla prova dell’etilometro ogni sera? La loro incoscienza nella guida è plateale ed estrema. Non meno, perciò, la loro pericolosità. Questo giovane leghista, nel menare vanto di un altruismo unico pronto a donare anche la metà del proprio sangue, con acido e tracotante umorismo propone di ridurre del 5% gli oneri degli assessori piemontesi. Altri, i più diversi, lo inseguono in una rincorsa di donazioni altruistiche verso la Nazione … fino a proporre di contribuire al factotum con ben tre mensilità del loro stipendio. L’unica cosa concreta che rimane è ricordare che i parlamentari, e quanti hanno le loro retribuzioni a costoro collegate, hanno avuto ininterrottamente, anno solare dopo anno solare, un sostanzioso aumento percentuale. Mentre i dipendenti pubblici (esclusi innanzitutto magistrati docenti universitari) ebbero i “congelamenti” dell’età dell’ecu: il blocco dei contratti di tutti i primi anni ’90 e la riforma delle retribuzioni del ’93 che a partire dal ‘94 veniva a comprimere e a vulnerare in maniera definitiva le già modeste retribuzioni di classi di professionisti pubblici di primaria importanza, come ad esempio i docenti delle secondarie, reduci per di più da lunghi anni di lotta. Non è neppure da dimenticare che appena nella legislatura precedente le buffonate parlamentari raggiunsero l’apice sotto il proletario Bertinotti. Promessa di congelamento temporaneo degli aumenti parlamentari e non di effettivo, rigido e ratificato blocco per alcuni anni. Altra pagina di sfrontato e insulso umorismo.
Il fatto è che il nostro Paese, che forse tende il primato all’ex Unione Sovietica per la ricchezza delle festività del calendario civile (nella blasfema contraddizione di essere e di vivere quale repubblica minorata da uno status “costituzionale” clericale), è il Paese che supera più di ogni altro il ricorso alla segretezza dei conti pubblici. Quali sono i conti reali e quanto essi sono camuffati? Si inizia, e da sempre, nella fastosità dell’antifascismo forsennato, inconcludente, di maniera, “mafioso” e vile, con i bilanci della camera e del senato sempre coperti, si finisce ….. con la degenerazione parlamentare della riforma costituzionale del governo Dababe (per chi ha poca memoria o istinto di sopravvivenza basato sul voler dimenticare ad ogni costo: D’Alema. Bassanini, Berlinguer). Quanto finora ci è costata questa riforma costituzionale? Quanto finora ci è costata questa prima e lunga fase del federalismo? Quali megasclerosi, quali ipertrofie hanno subito lo Stato e la sua pubblica amministrazione nella smisurata e inarrestabile crescita delle dirigenze regionali? Quali e quante ubriacature dissennate hanno sconvolto l’assetto della pubblica amministrazione con il falso sistema dello spoiling all’americana? Come è stata prostituita e super pagata e resa complice dei misfatti politici e ancora più inefficiente e ancora più inventata la dirigenza pubblica? Quanto continuano a costarci le regioni “federali”, vera contraffazione degli Stati federati degli USA? Quanto esse continuano a spendere annualmente all’estero per promuovere direttamente i loro prodotti e con quali ritorni? Quali e quante complicità e cointeressenze delle metastasi dei tumori istituzionalizzati dei sindacati storici confederali? Quante ricchezze sperperate e divorate da questo potere che si è innervato in ogni livello della struttura pubblica, soprattutto in quelli più alti? Quali connivenze, quali coperture, quali scambi: quali e quanti costi, ancora oggi? Quanto è costata e continua a costare la più grande e potente cittadella feudale del sistema partitocratico, la RAI? Perché la sinistra, tutta la sinistra, da sempre la difende? Quali intrecci, quali e quanti interessi familiari, parentali, amicali essa nasconde in questa cittadella ricoperta d’oro? Quanti peccati capitali imperdonabili? Perché una tale città proibita in una Repubblica fondata sul lavoro? E, ancora sulle regioni, perché cotante spese per decine di parlamentini regionali proporzionalmente più costosi, più inefficienti, più permeabili di quello nazionale? Perché tanti consiglieri regionali “onorevoli” super pagati? Perché un torrente sempre aperto che dilapida senza fine?
La triste, tristissima e cruda realtà è che il rimedio leghista, il rimedio federalista è peggiore dei mali. Esso dimostra che il sistema politico italiano, in cui è fecondamente e brillantemente inserito il mondo leghista con il suo apparato, è incapace di realizzare manovre fiscali basate sul finanziamento tramite la compensazione delle spese politiche. Esso dimostra che non esiste alcuna possibilità di ricorrere all’autofinanziamento, di ricorrere alla compressione e alla rimodulazione di spese che già sono e continuano ad essere superiori alla somma di quelle di Germania, Francia Spagna. Ciò non giustifica e non può giustificare tuttavia la collusione formale e sostanziale – la collusione storica – tra maggioranze e minoranze parlamentari. Il piatto è sempre ricco, e chi opera il salto nel mondo della politica subisce una metamorfizzazione devastante e mostruosa: dalla sfera morale si passa in una sfera di completa privazione della percezione della moralità civile. Ecco cosa è la mafia politica, ecco cosa è la partitocrazia italiana. Ciò ancora e tuttavia non giustifica i crimini commessi alla luce del sole o nei meandri parlamentari.
Ogni tentativo di finanziare questa nuova, immane “tranche” del federalismo attraverso i soliti, ritriti e criminosi ricorsi alla mano morta contro il pubblico impiego, comunque camuffata, e contro la società dei contribuenti nella sua interezza, non può che accentuare i mali italiani. Non accrescere l’imposizione fiscale sulle grosse vetture e sulle grandi imbarcazioni, il depenalizzare a tutti i costi tanti delitti contro l’amministrazione pubblica, il non colpire in misura forte e decisa lo spreco delle ricchezze dell’apparato politico parlamentare e regionale – in misura di almeno il 30% -, significa segliere ancora una volta la strada dell’iniquità. Bloccare gli aumenti dei lavoratori pubblici, non voler innalzare l’aliquota fiscale del 38% al di sopra dei redditi di 50.000 € significa ancora una volta scegliere la strada dell’iniquità. Colpire liquidazioni e pensionamenti dei dipendenti pubblici significa scegliere di percorrere ancora una volta una strada scontata, ovvia, stupidissima, inconcludente… Una strada ancora una volta iniqua e mafiosa. Ricordo che da buon siciliano so cosa vuol dire mafioso. Cosa alquanto diversa da quella che è racchiusa nei codici. Strada mafiosa, in cui il debole soccombe e, ancora più debole, non può che ricorrere alla richiesta di protezione del più forte. Di chi lo ha sfruttato e lo sta ancora spietatamente sfruttando. Il sistema politico partitocratico. In cui neanche chi rivendica i “valori” italiani si è saputo trarre fuori….. complice dei leghisti nell’utopia sempre più divoratrice di ricchezze dell’Italia del fisco federale. Ancora e sempre alla faccia di chi produce e di chi chiede giustizia.
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Federalismo: Silvio, realismo e cautela del 23 gennaio 2009
Misure di governo o dei soliti maldestri “ladroni”? Dopo la macelleria sociale dei contratti pubblici a molto meno del 50%, il governo anziché adeguare ope legis i contributi figurativi ai fini pensionisitici, è pronto a ricorrere al misero marchingegno di derubare i dipendenti pubblici che vanno in pensione? Si combatte così la crisi? Intaccando lo stato di diritto e le possibilità di spesa di migliaia di contribuenti anche ai fini del volano “piano casa”? Silvio, non raccontare balle, e, se necessario, caccia via il trio tremontibrunettasacconi, filibusta ” creativa” senza capacità e cancher del tuo governo del 04 aprile 2009 ;