CRISI DI GOVERNO? UNA GRANDE COALIZIONE. A DUE. PdL e PD. NO A GRANDI INTESE E A TAVOLATE PER TUTTI

26 Luglio 2010

Domenico Cambareri

CRISI DI GOVERNO? UNA GRANDE COALIZIONE. CON BERLUSCONI PRESIDENTE E BERSANI VICE. IN UN PROGRAMMA DI SVOLTA STORICA PER AMBEDUE I MAGGIORI PARTITI

 

Non sono accettabili le posizioni di Casini che sarebbe disposto, in caso di crisi, di implosione del PdL, a “rafforzare” Berlusconi con strumenti atti in concreto solo a poter salvaguardare il tornaconto dei partiti e dei gruppi di potere rimasti fuori dai palazzi ministeriali. Non meno irricevibili sono quelle proposte da D’Alema. Solita solfa, solite ispirazioni, solite finalità per eccellere nei magheggi del politichese.
A nostro parere, se Silvio sarà portato alle strette e a dimissionare il suo governo e la sua corte, l’unico modo per evitare il ricorso a elle elezioni anticipate, che nell’attuale scenario non presenterebbero prospettiva alcuna, è quello del varo di una grande coalizione a due. PdL e PD. Beninteso, ciò sarà una via percorribile solo con tanti se davanti.
Ad esempio, in un governo di vera e propria “salute pubblica”, il PD dovrebbe subito spuntare gli aspetti più demagogici del suo programma onde garantire l’effettiva difesa degli interessi del Paese, in cui emerge drammaticamente quella dell’autonomia da ogni ricatto o crisi energetica, e quindi quella del proseguire senza perdere un minuto in più nel programma del ritorno al nucleare civile.
Ulteriori elementi assolutamente a priori e perciò indisponibili ad essere “contrattati” dovrebbero essere quelli con cui il PD di Bersani dovrebbe dimostrare di essere all’altezza di intraprendere una nuova strada rispetto alla difesa storica e classista dei feudi della sinistra ricoperti d’oro, quali quelli della Rai. E di autonomia completa dalla CGIL in materia sindacale.
Un governo guidato da Berlusconi, con Bersani vice, senza D’Alema, Tremonti, Fini, Bassanini, Brunetta, Ichino,  Sacconi, Marini, Casini, Di Pietro. Senza verdi e Verdini e Gasparri e gasparrini. Senza Bindi e Bonino. Senza gentiluomini del papa e eminenze grigie e rosso cardinalizio nei paraggi. Senza Bossi e bossolini fusi, soprattutto.  Con nomi di politici e non politici. Come Frattini, Fazio, Moffa. E, tra gli altri, come nome irrinunciabile all’Economia, il professore Monti.
D’altronde, non può che riguardare  esclusivamente i due maggiori partiti politici il tentativo di arrivare ad un programma condiviso di “salute pubblica” a garanzia e a difesa dei nostri interessi. Sembra qualcosa di incredibile, quasi di paradossale? Probabilmente lo è. Infatti, ciò richiede uno sforzo  quasi sovrumano a Berlusconi e a Bersani per convivere insieme. Che non è quello del loro carattere e quello delle loro idee. Quanto quello di decidere ex abrupto di chiudere gli ombrelloni a chi sinora se la è sempre goduta. Anche ai loro più diretti supporter. Ne sarebbero, ne saranno capaci?