Rispondo alla replica insulsa di Paolo Bonolis, ma limitandomi alle sue insinuazioni, per due motivi: il primo è che mi trovo di fronte a una evidente conferma di alcuni giudizi che avevo espresso; il secondo, che questa conferma non mi lusinga certo, ma mi dà sincero dolore. Al di là della diatriba, infatti, il nodo cruciale è che io mi sentivo legato a Paolo (e a Lucio Presta) da una forte e, capisco adesso, irragionevole amicizia.
Scoprire che questo legame non era affatto ricambiato e, peggio, neanche rispettato, mi ha ferito e, purtroppo per me, mi ferisce ancora.
Dunque. 1. Contraddizioni e arroganza: con la spocchia consueta, Paolino dice che non risponde, e tuttavia risponde, aggiungendo che eventualmente mi telefonerà o mi incontrerà. Domanda: non gli sorge il dubbio che l’interlocutore non desideri incontrarlo nè prendere telefonate? 2. Cose non vere? Ne smentisca una, ci provi almeno.
3. Attirare l’attenzione: io? di fronte a una star come lui? Di fronte a un comico, che può incenerirti con una battuta? 4. L’interruzione di un rapporto di lavoro ci sta: ecco un punto importante a cui il ragazzo sfugge!
Non si è trattato dello scioglimento, a termine, di un lavoro.
Semplicemente, Paolo si è infischiato di un contratto che doveva durare ancora due anni. Il bello è che era stato lui, attraverso Lucio Presta, a cercarmi (io lavoravo serenamente alla Rai, neanche lo conoscevo) a chiedermi di lavorare con lui e a offrimi accordi pluriennali. Finchè, senza motivazioni plausibili, senza rispetto, e senza neanche il coraggio di dirmelo faccia a faccia, ha deciso di interromperlo. Ma i contratti non si buttano nel cestino, come carta straccia! È la conferma che Paolo neanche pensa ai danni che può procurare all’interlocutore di turno, con i suoi variabili umori. Non è vittimismo: lo ha fatto con molti altri, che non hanno reagito per quieto vivere. Vogliamo allargare il dibattito? Mi sembra rilevante sul piano umano che, di fronte all’ingiusta mortificazione di essere escluso senza motivo, e con una chiara violazione dei patti, da un suo programma, sono stato io a chiedere, per orgoglio, la rottura dell’intero rapporto: perchè non volevo e non voglio avere a che fare con una persona che si comporta come lui. 5. “Delirio, costruzioni mentali, frana esistenziale…”: ma pensi alle sue, di frane! dovrei prenderlo a schiaffi, ma Paolo è talmente irresponsabile e infantile da indurmi a non rivolgermi a lui, ma a chi legga e sia interessato: accusare di malessere mentale un interlocutore scomodo, da una parte (modello sovietico) è un’infamia senza giustificazioni, dall’altra Paolo, confermandosi quel che è, neanche si rende conto (almeno spero!) dei danni che può procurare, mettendo in circolo diffamazioni e insinuazioni di questo perfido genere. È una bassezza, una calunnia: non ho i suoi conclamati miliardi, non li desidero, ma devo lavorare. Se lo considerassi adulto, o se avessi intenzioni speculative, lo porterei in tribunale. Non voglio risarcimenti, spero solo incontrare persone più affidabili. Dunque mi limito a ribadire che sono stato tradito e pugnalato alle spalle, anche per mia manifesta e colpevole ingenuità, da un tizio che consideravo, risum teneatis, un nuovo grande amico, e che si è rivelato piccino: viziato, infelice e anaffettivo.
ps. due domande di fronte alla sostanziale volgarità concettuale della replica di Bonolis. La prima: il riferimento a mia figlia Marta che c’entra, in tutto questo? Dev’essere forse punita, o premiata, in conseguenza di ciò che fa il padre? Forse è stata assunta (da Sonia Bruganelli) su mia richiesta? O non dovrebbe aver diritto di essere considerata per la sua identità/capacità/personalità? La seconda: il “distacco” di Paolo nei miei riguardi è cominciato – dimostrabile – nel 2007, quando, a luglio, ebbi un infarto. È una banale coincidenza? O, più probabilmente, il distacco coincideva con una “sua” intima frana esistenziale? Finiamola, su! Lui si tenga la sua inaffidabilità e le sue “sregole”, io la mia amarezza.