L’euforia dei seguaci del presidente della Camera, che a Mirabello saltavano, cantavano, si agitavano, come studenti all’ultimo giorno di scuola, lascia il passo al realismo politico. Che si sostanzia in una missione diplomatica alla volta di Arcore. I sottosegretari Andrea Augello e Pasquale Viespoli e il presidente della commissione Lavoro della Camera, Silvano Moffa, hanno incontrato ieri pomeriggio Berlusconi e hanno sondato la sua disponibilità a prendere in considerazione il patto di legislatura offerto da Fini a Mirabello. La risposta è stata di «cauta apertura». Si intende, il premier non ha nessuna voglia di parlare con l’ormai ex cofondatore del Pdl e tanto meno di trattare con lui. Ma vuole esplorare tutte le strade per far lavorare ancora il governo. Per questo vuole vedere fino in fondo il gioco di ”Futuro e libertà”. La mediazione, quindi, è in atto, anche se cammina in un terreno irto di ostacoli. Comunque, i ”futuristi” Viespoli e Moffa sono abbastanza ottimisti, mentre il mediatore Augello, che non ha aderito al gruppo finiano ma lavora a tutto campo per conciliare le anime del centrodestra ed evitare il voto anticipato, sa di avere davanti un cammino sul filo del rasoio. I canali sono almeno riaperti. Non solo Moffa e Viespoli sono all’opera. Ma anche il sottosegretario Roberto Menia, il viceministro Urso, il ministro Ronchi, hanno continui contatti con alcuni ministri, interessati a portare avanti l’attività di governo. Per esempio, con il titolare del welfare, Maurizio Sacconi, che vuole verificare nel merito la disponibilità offerta da Fini su temi come il precariato e gli ammortizzatori sociali.
D’altronde, anche il basso profilo scelto dai collaboratori più stretti del premier, dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, al capogruppo a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, che assicurano che l’esecutivo intende andare avanti e dicono di voler verificare l’atteggiamento dei finiani sui singoli provvedimenti in aula, induce la compagine di Futuro e libertà a puntare sulla trattativa a tre nella maggioranza sui famosi cinque punti sui quali Berlusconi chiede la fiducia. Tutto, dunque, è in movimento. Fini sa per certo che Berlusconi non ha preso affatto bene la sfida che gli ha lanciato. Domenica, prima del discorso, ha anche sentito il sottosegretario Gianni Letta, che è tra quanti sono favorevoli ad accettare il patto di legislatura. Tuttavia, gli umori del Cavaliere sono pessimi. E promettono un nuovo fuoco di fila sul cofondatore del Pdl, del quale si continueranno a chiedere a gran voce le dimissioni da presidente della Camera. Che resisterà a oltranza. Ma intanto scruta la situazione per capire se, alla fine, non sarà proprio il Carroccio a far saltare il banco, facendo mancare i voti al governo e aprendo, di fatto, la crisi. di Claudia Terracina Il Messaggero