07 Novembre 2010
Fonte: Il Giornale
Non abbiamo mai riportato notizie su Alemanno per le riserve che sulla sua persona ci hanno imposto da tempo lui stesso e la moglie. Non sono mai mancati, in loro, senso di primi attori e di carrierismo, oltre che di aperta inclinazione per battaglie “culturali” irricevibili quale è il caso della storia delle “insorgenze” postborboniche e antipiemontesi, in realtà nient’altro che una rilettura asfittica e superficialona in chiave antinazionalie del Risorgimento. Dal dittico potremmo passare al trittico: marito-moglie-suocero. Ma andremmo lonano. Conviene solo richiamare istantaneamente come costui, assieme a Fini e a tutti gli altri, in parlamento non si dichiarò mai contrari a foraggiare con spese parassitarie e partitocratiche i fogli di qualsiasi parlamenatre e… di Pino, e su come lei finì con il fare, se la memoria non ci inganna, la dirigente delle pari opportunità. E passare, quindi, a ciò che ci è più vicino. Abbiamo avuto occasione di esternare il nostro più vivo disappunto a Giano Accame, mesi prima che morisse, per il più che biasimevole comportamento di Alemanno nel chinare la testa davanti al club sionista e in altre occasioni. Certo, Alemanno non è mai arrivato a proclamare le aberrzioni storiche di Fini sull’Italia tra le due guerre, sul ventennio fascista e sul fascismo. Alemanno, poi, come sindaco di Roma, ha teso ad emulare le sindacature parassitarie alla Veltroni e così, ad esempio, oltre a tenere in vita il festival del cinema di Roma, ha lanciato il programma della formula uno all’Eur, dimostrando assoluta mancanza di valutazione politica e … urbanistica e dei reai bisogni degli abitanti della metropoli e di tutta la regione direttamente coinvolti da queta scelta (ad iniziare dai lavoratori e dagli studenti pendoari) e senso di fanciullesca e frivola superficialità. In tutti e due i casi, bastano e sovrabbondano Venezia (senza lo straripare nel sovrappiù di Torino e di Roma) e Monza. Ugualmente, non possiamo non recriminare Francesco Storace per la mancanza di scuse finora presentata ai cittadini e agli elettori per gli errori e le colpe commessi quando era presidente della regione Lazio (promozione di un esercito di funzionari e “dirigenti”, infermieri del pronto soccorso operante con elicottero, varo dello statuto regionale e… prima visita al papae poi al capo dello Stato!, affaire Mussolini). Ma anche Storace mai si è avventurato, neppure durante la visita a Isrelebombarda, in affermazioni antistoriche, infondate e da rinnegatore. Avremmo anche di che sottolineare su Buontempo. Ma forse abuseremmo della pazienza dei lettori. Il fatto è che, tuttavia, oltre tutto e in fin dei conti, costoro rappresentano un obiettivo punto di riferimento per le persone di destra in Italia. Le cose che abbiamno richiamato diventano quasi quisquilie rispetto a cosa ci ha offerto e ci offre il panorama politico dell’opposizione e della maggiornza, non solo quindi degli uominii di Silvio Berlusconi, ma anche e ad iniziare da Fini e da non pochi dei suoi compagni di politica e familiari e famigli, e che raglia a parole per il ruolo esclusivo delle idee e non per le persone, non per la sua persona, mentre il nuovo simbolo immortala la sua acribia nel rivendicare la sua azione insostituibile, esclusiva, unica. Parossismi passionali e cerebrali di un piccolo onnipotente lasciato sullo scranno d’un delfinato da anni e anni lungamente, sistematicamente tradito. Nel disonore dei suoi consigliori e nel ricordo d’un certo Giorgio Almirante. Eulà. Domenico Cambareri
Alemanno: Fli non è di destra, aspira al centro
Il sindaco di Roma alla manifestazione de La Destra di Francesco Storace (foto): “Il bipolarismo è una conquista che aiuta l’elettore a evitare centri che vanno da una parte e dall’altra, sulla base di diversi interessi”. Storace attacca Gianfranco: “Tresca con i comunisti e si pappa la casa di Montecarlo”