30 Dicembre 2010
Fonte: Pagine Editrice – “I libri del Borghese”
Bontempo: cerchiamo di raccontare cosa e quanto cambiò in bene e in meglio durante il ventennio fascista
Il libro è un’analisi sobria e non tecnica di quel che venne fatto durante il ‘Ventennio’ nel campo del lavoro e della legislazione sociale a tutela dei lavoratori e delle famiglie povere e disagiate; le fonti sono costituite esclusivamente, per la parte giuridica, dai testi storici e dalle Gazzette Ufficiali dell’epoca e, per la parte statistica, dalle tabelle storiche dell’Istat e della Banca d’Italia.
Nel volume vengono evidenziate da un lato le molteplici e radicali trasformazioni apportate al territorio italiano[1], dall’altro, il desiderio di non poche famiglie, per nulla ricche, di ‘fare impresa’, grazie al nuovo clima di tranquillità che si respira in tutta Italia.
Così, nello spazio di 15 anni nascono o si sviluppano numerosissime aziende che, dall’agro-alimentare al tessile, dal chimico al meccanico, hanno saputo creare[2] quel prestigioso marchio economico, noto a livello mondiale con il nome di “made in Italy”[3].
Dal libro emerge chiaramente anche la lenta ma profonda trasformazione della società italiana che, grazie ad una nuova concezione del lavoro e del rapporto di lavoro (chiari, precisi e reciproci diritti ed obblighi per tutti: datori di lavoro e lavoratori) cambia nettamente il proprio modus vivendi, iniziando a frequentare le neonate Biblioteche pubbliche e ad acquistare e leggere libri e riviste (grazie al boom dell’istruzione, a seguito delle due grandi riforme della scuola del 1923 e del 1928 che coinvolgono uomini e donne in modo paritario) e facendo nascere il cosiddetto turismo di massa (grazie all’estensione della disciplina del riposo settimanale, generalizzato nel 1934) che conduce da un lato all’espansione del fenomeno termale e, dall’altro, alla grande affermazione delle Sagre dell’uva e del frumento, grandi momenti di aggregazione, convivialità e svago.
Dalla lettura del volume affiora in modo evidente come le dinamiche dei due fattori produttivi del mercato (Capitale e Lavoro) siano tra loro strettamente correlate e come i vari Provvedimenti legislativi man mano emanati si siano ben inseriti, come in un puzzle, nel variegato tessuto sociale, tanto che l’Italia diviene in ambito internazionale lo ‘Stato sociale’ per antonomasia, un modello sociale da imitare: la fissazione dell’orario di lavoro, quotidiano e settimanale per operai ed impiegati; l’ampia tutela nel lavoro per donne e fanciulli con il divieto del lavoro notturno e dei lavori insalubri o pesanti; il solenne divieto di licenziamento per le gestanti ed il nuovo ruolo della donna nel mondo del lavoro; la prima normazione relativa all’igiene ed alla salubrità delle fabbriche; il divieto di licenziamento senza giustificato motivo o senza giusta causa; l’istituzione generalizzata della pensione e l’attenta regolamentazione dei molteplici istituti assicurativi (invalidità, vecchiaia, infortuni, disoccupazione) e connessi sussidi ed indennità (malattia, maternità e puerperio, licenziamento, malattie professionali, malaria, tubercolosi); l’introduzione degli assegni di famiglia per gli operai con famiglia numerosa; la creazione di strutture (Patronati comunali, OspedaIi, Onmi, Ipab, Opere nazionali, Ond) per favorire nel concreto l’assistenza materiale e spirituale ai poveri, agli emarginati, alle donne, ai fanciulli, abbandonati, esposti, non riconosciuti o anormali; la tutela della conservazione del posto di lavoro mediante appositi Corsi di aggiornamento e professionali; la creazione del prestigioso libretto del lavoro (vero e proprio scrigno dei lavoratori dipendenti); i severi ed assidui controlli da parte degli Ispettorati del lavoro e dei Circoli ispettivi; la nascita del gratuito patrocinio per i non abbienti, allo scopo di assicurare a tutti la tutela dei propri diritti; le prestazioni gratuite a favore dei poveri nell’assistenza ospedaliera, farmaceutica e sanitaria; le colonie marine e montane, quelle elioterapiche per i bambini gracili e malati; le preziose
casse scolastiche, i patronati e la mutualità scolastica; la nascita della Magistratura del lavoro e le numerosissime cause da subito alla stessa sottoposte, che fa capire anche il grado di autostima cui era giunta la classe lavoratrice di quel periodo; la prima formulazione di una riforma carceraria che introduce tematiche ultramoderne: rispetto della dignità del detenuto, necessità del suo reinserimento nella società (funzione non più soltanto punitiva ma educativa delle carceri), svolgimento di un lavoro retribuito, comprensione dei motivi (presenza in ogni struttura, di medici-psichiatri e specialisti) che sono alla base della detenzione, assistenza morale affidata a religiosi e suore (presenza in tutte le strutture di una Chiesa o Cappella, frutto della tanto attesa Conciliazione tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica); la nascita del Tribunale dei minorenni per una più corretta comprensione della delinquenza minorile ed introduzione di importanti principi normativi a tutela della loro… ‘privacy’.
L’inserimento di un’infinità di notizie, vere e proprie chicche al grande pubblico sconosciute, raccolte ed ordinate anno per anno, permette una ancor più un’approfondita comprensione della repentina quanto radicale trasformazione del nostro Paese.
In soli 15 anni l’Italia, da un Paese arretrato sotto ogni punto di vista, si trasforma in uno Stato moderno ed all’avanguardia mondiale nel campo socio-economico.
Michele Giovanni Buontempo, Lo Stato Sociale nel “Ventennio”, Casa editrice: ‘Pagine srl’ Roma, collana: ‘I libri del Borghese’ pag. 290 / € 17
Per chi vuole conattare l’autore: www.bontempomichelegiovanni.it , bontempo.michele@alice.it