SI ALLE VIE DELLA PACE, MA NON ORA. NEPPURE A BOLZANO
Il dolore dei parenti delle vittime è come se fosse ancora di pochi anni, se non di pochi mesi. Anche dei parenti ormai morti delle vittime, vittime che nessuno hanno che le pianga. E’ di pochi anni! Il dolore dei profughi schiacciati e cacciati ai quattro angoli del mondo, anch’esso è ferita recente e viva. E’ di pochi anni! Dopo oltre sessanta anni.
Lunghi, lunghissimi interminabili anni di verità negate, di ingiustizie su ingiustizie subite. Di emarginazioni, vessazioni, minacce, derisioni, calunnie e … soprattutto “derubricazioni” della memoria individuale, sociale, nazionale e silenzi imposti. Silenzio e scherni – infami ieri e ancora più oggi – imposti con la forza del potere, con la forza della cultura asservita all’ideologia, con la semplice e assassina denegazione dei crimini perpetrati contro gli italiani istriano-giuliano-dalmati. Con la rimozione dei fatti e la denegazione dei crimini.
Oggi offende e ferisce ancora di più la fantasiosa e non meno irresponsabile e criminosa ricostruzione storica delle violenze indicibili e delle stragi ingiustamente etichettate con il raffronto che si vuole imporre con le violenze italiane e fasciste. Si fa finta di dimenticare che non esiste chiave in grado di poter realizzare rapporto alcuno tra questi due diversissimi livelli d’azione e, soprattutto, si schernisce e – ancora una volta – si rimuove e polverizza l’antecedente memoria delle lunghe e stratificate vessazioni subite dagli italiani sotto l’impero asburgico con gli spostamenti “religioso-etnico” da esso realizzati all’interno delle contrade e lungo le coste da sempre abitate dalle popolazioni italiche per combattere il processo risorgimentale lungo il confine orientale e alterare e falsificare i dati storici. Per sradicare l’italianità della lingua dalle terre istriano-giuliano-dalamte.Cosa davvero inammissibile per onestà storica, per dignità di popolo, per onore alla memoria sradicata e vilipesa e da così pochi anni riconquistata, oggi che celebriamo il 150° dell’Unità d’Italia.
Unità d’Italia, invero, rimasta per più parti incompleta e prima e dopo. Unità d’Italia, invero, oggi resa incupita da rozze e incallite insorgenze campanilistiche di uomini che fanno rigirare da anni nelle loro tombe i loro avi italiani, italianissimi, che non poche volte furono patrioti e combattenti volontari dell’italico si. Unità d’Italia ancora più incupita da un ministro del nulla che avalla gli spasmi viscerali fuori tempo e fuori verità di conati contro i secolari soprusi subiti dagli italiani dell’Alto Adige di una giunta provinciale che da Bolzano dovrebbe essere definitivamente trasferita oltre la cresta dell’italica Alpe, nel luogo reale del Tirolo, che solo nel loro spasmo e fobia anti-italica può riportarsi ad un “sud” Tirolo frutto della secolare violenza dei loro padri. Violenza fatta anche ai nomi dei luoghi.
Figli italiani delle terre istriano-giuliano-dalmate ancora una volta traditi: crimini su crimini su crimini. Non si possono cancellare di punto in bianco le violenze e i patimenti subiti per così lunghi decenni dagli italiani rimasti sotto l’amministrazione dell’occupante, italiani la cui vita è stata letteralmente regalata allo straniero colpevole di tutti questi crimini. Crimini consumati da Roma a Osimo contro tutta l’Italia da un governo e da un parlamento che non potevano rinunciare alla sovranità di terra d’Italia per un criminale e infondato realismo politico. Ciò ha dimostrato quanto scellerata e complice fosse la sua azione con il regime comunista titino e di come nel futuro il popolo italiano la potrà respingere. L’ingiuria di Osimo, il tradimento di Osimo!
E’ da pochissimi anni che la memoria è stata “ritovata”, e ancora non del tutto. E’ da pochissimi anni che possono essere davvero pianti i massacrati e che in loro memoria si svolgono celebrazioni ufficiali. E’ da pochissimi anni che il popolo italiano sta prendendo coscienza di quanto in realtà gli è stato nascosto su cosa accadde lungo il confine orientale e del reale spessore delle compromissioni politiche e internazionali. Speriamo anche noi in strade di pace lungo le vie di queste province europee, ma ancora è presto, troppo presto. Sarebbe un’altra violenza imposta per tacitare quello che ancora la storia e la coscienza dei più non sanno e … l’appena liberata verità.
Sino a pochi mesi addietro le autorità croate hanno negato di tutto e di più. Non sappiamo se sotto sotto esse e quelle slovene strizzino l’occhio agli scellerati amministratori di Bolzano. E a Bossi e a Bersani.
C’è dovere di ricordare, c’e dovere di diffidare. Le strade della pace vanno realizzate solo quando le nebbie si sono dissipate, quando le nebbie sono state dissipate. Quando, riconosciuti e non giustificati più crimini così bestiali e responsabilità così ramificate e vaste, senza più sotterfugi, si tornerà a parlare di terre italiche entro nuovi confini europei. E solo quando si saprà di effettive, concrete e definitive ammissioni dei crimini titini dagli uomini delle ex botteghe oscure e da quelli che oggi guidano e sloveni e croati e serbi.