Si ai combattenti della RSI. Pacifici mediti, non faccia finta di non sapere e non faccia lo sponsor sionista

13 Giugno 2011

Filippo Giannini

 

PROBLEMI STORICI APERTI E FINE  DELLE STUMENTALITA’

Mussolini, una canaglia o un uomo giusto? – I soldati della RSI regolari combattenti – Interpretazioni storiografiche su cose importantissime del recente passato nazionale oramai spesso conosciute ma “sigillate” e passate sotto silenzio tra i mezzi d’informazione di massa e tra i manuali di storia contemporanea per le scuole e le università

 

So di rischiare grosso, in termini di simpatia da parte di esercita l’egemonia “culturale”, trattando certi argomenti pruriginosi resi ancora volutamente ostici dal conformismo politico, ma … come tutti i Giannini  della mia parentela sono un assertore della Giustizia e se un uomo giusto viene martirizzato e infamato per decenni, il mio animo insorge.
Leggo su un quotidiano in data 3 giugno 2011: <NESSUNA INTENZIONE DI RICONOSCERE I REDUCI DI SALO’. C’è stato sconcerto e perplessità e anche rabbia all’interno della Comunità ebraica romana per la notizia diffusa ieri, di un progetto di legge in discussione nella Commissione Difesa della Camera che avrebbe – secondo alcuni – consentito anche ai reduci della Repubblica Sociale di Salò[(e ridaje: la Repubblica di Salò non è mai esistita, se non nella mente degli ignoranti o dei provocatori! Esisteva la Repubblica Sociale Italiana, Ndr] di ricevere contributi statali>. Questo è solo un estratto che il Presidente della Comunità ebraica romana affida alle agenzie di stampa.
Chi scrive queste note non ha combattuto con le Forze della Rsi, ma ugualmente indossava la camicia nera perché balilla, però ha vissuto per lungo tempo a contatto con loro, quindi può tranquillamente affermare che il signor Pacifici può tranquillizzarsi: non un solo ex combattente della Rsi, desidera alcun riconoscimento da questa Italy made in USA. Essi partirono volontari, indossarono una divisa (ripeto: DIVISA) per contrastare l’invasione voluta, concepita e messa in atto da quel Paese, che come affermò Bernhard Shaw: <Gli Stati Uniti sono l’unico Paese occidentale ad esser passato da uno stato di barbarie ad uno di decadenza senza essersi fermato in quello della civiltà>. Se poi consideriamo che questo rilievo venne sollevato dallo scrittore irlandese nel 1937, quanta strada nella barbarie è stata percorsa dal quel Paese preso come massima espressione della Democrazia?
MA TORNIAMO AL SIGNOR PACIFICI
Per costruire il mostro (e i mostri) si è montata un’accusa che riteniamo la più infamante e la più menzognera: l’essere stato Mussolini un vessatore e il responsabile della consegna degli ebrei ai tedeschi. I detrattori, per rendere l’accusa più plausibile hanno coniato il sostantivo “nazifascista”: termine dispregiativo tendente ad accomunare in un’unica responsabilità fascisti e nazisti per le atrocità commesse da quest’ultimo, sempre che queste non siano frutto di una enorme montatura, come molti studiosi sostengono, perché tra regime fascista e regime nazista le differenze – leggi sulla razza comprese – furono e rimangono insottacibili.
Le diversità dottrinali fra fascismo e nazionalsocialismo sono evidenziate da diversi studiosi e, tra questi, citiamo Renzo De Felice (“Intervista sul Fascismo”, pag. 88): <Fra fascismo italiano e nazismo tedesco ci sono semmai più punti di divergenza che di convergenza, più differenze che somiglianze>. Infatti, e lo dobbiamo ricordare, anche se l’ebraismo internazionale si era schierato contro il Fascismo, sia nella guerra civile di Spagna che nel decretare le sanzioni, per continuare poi negli anni successivi. Mussolini impose per il problema ebraico le leggi razziali (certamente odiose e inique), ma con l’ordine “discriminare, non perseguire”. Stabilito ciò, è ovvio che <il fascismo fece propria la dottrina razziale più per opportunità politica – evitare una difformità così stridente all’interno dell’Asse – che per interna necessità della sua ideologia e della sua vita politica> (ibidem, pag. 102).
Trattare l’argomento “fascismo – ebrei” è stato (e lo è ancora) un cozzare contro un muro eretto dall’antifascismo internazionale: muro costruito e cementato da falsità che con la Storia non hanno nulla a che vedere. Cerchiamo allora un varco che possa dissipare le nebbie artatamente montate e avvicinarci a qualche sprazzo di verità.
Un attento studioso dell’”Olocausto ebraico” (specifichiamo “ebraico”, perché di “Olocausti” se ne dovrebbero ricordare ben altri, dei quali i “nazifascisti” o non furono responsabili o, addirittura, furono le vittime), Mondekay Poldiel scrive: <L’Amministrazione fascista e quella politica, quella militare e quella civile si diedero da fare in ogni modo per difendere gli ebrei, per fare in modo che quelle leggi rimanessero lettera morta>. Per i “duri d’orecchi” Poldiel scrive che TUTTI (anche i fascisti, come sarà rimarcato più avanti) non solo non “perseguirono”, ma neanche “discriminarono” (almeno nella loro totalità), questo almeno fino a quando… Ma andiamo con ordine.
Per dimostrare quanto fosse lontana dal pensiero mussoliniano la “questione ebraica” è da ricordare che nel 1934, in occasione dell’incontro con Weizmann (ebreo), Mussolini concesse tremila visti a tecnici e scienziati ebrei che desideravano stabilirsi in Italia. Nel 1939 (attenzione alla data) vennero aperte le aziende di addestramento agricolo, le “haksharoth” (tecniche poi trasferite in Israele) che entrarono in funzione ad Airuno (Como), Alano (Belluno), Orciano e Cevoli (Pisa). Sempre in quegli anni, nei locali della Capitaneria di Porto, la scuola marinara di Civitavecchia ospitava una cinquantina di allievi che poi diverranno i futuri ufficiali della marina da guerra israeliana.
Tutto ciò – e tanto altro ancora – può essere un esempio sufficiente per illustrare il criterio delle applicazioni delle “Leggi Razziali” in Italia.
Quanto sin qui scritto è solo l’inizio della lunga storia che riguarda i rapporti fra il regime fascista e gli ebrei (in termini corretti, il fascismo, nella sua concezione, così come nacque e si evolse e statuì come dottrina politica, non ebbe alcunché a che fare con questi problemi, per ciò si confronti la classica voce “fascismo” dell’Enciclopedia Italiana redatta da Gentile e … da Mussolini). La documentazione che ritengo che sia più completa è contenuta nel mio libro che riguarda, appunto, questa questione. Ma desidero porre alcune domande ai detrattori, ai dispensatori di ingiurie maramaldesche, scagliate un po’ per ignoranza e molto per un bieco, ignobile, servile tornaconto, contro un uomo che tutto il mondo ci invidiava:
1) perché non spiegare alle scolaresche e ai telespettatori cos’era la DELASEM? da chi fu autorizzata? che funzioni svolgeva? e, soprattutto, in quali anni operò?
2) Perché gli ebrei tedeschi, austriaci e quelli che vivevano nei Paesi occupati dalle truppe germaniche si rifugiavano nell’Italia fascista? E pur, sapendo bene che nell’Italia fascista vigevano le leggi razziali?
3) Perché quegli stessi ebrei non chiedevano asilo ai “Paesi democratici” o, meglio ancora, al “paradiso sovietico”?
4) Perché non ricordare quanto hanno scritto su questo argomento storici ebrei come Mondekay Poldiel, Rosa Paini, George L. Mosse, Menachem Shelah, Emil Ludwig? E questo è solo un frammento di quanto c’è da raccontare e da scrivere.
5) Perché non parlare di personalità ebraiche come Ludwig Gumplowicz, Cesare Goldman, Duilio Sinigaglia, Aldo Finzi, Dante Almasi, Guido Jung, Margherita Salfatti e mille altri ancora?
6) Perché non ricordare gli ordini che dette Mussolini al generale Robotti dopo la visita di Ribbentrop?
7) Perché non far presente quando e in quale occasione i tedeschi misero le mani su tanti infelici sino a quel giorno al sicuro dietro lo “scudo protettore” italiano?
8) Quindi, e di conseguenza, sarebbe fuori luogo asserire che gli ebrei furono consegnati alle camere a gas (sempre che siano esistite realmente, cioè intese come frutto di deliberata scelta e deliberato ordine impartito dal vertice politico germanico, cioè da Hitler) dal primo governo antifascista?
9) Perché ci si sofferma sempre e solo a trattare l’Olocausto commesso dai nazifascisti (sic!) e mai su quello commesso dai sovietici che causarono cinque milioni di morti? (Vedi Arkady Vaksberg “Stalin against Jews”).
E allora: maestri e genitori, per contrastare, almeno parzialmente questi vili attacchi, cercate la verità e parlatene con i vostri scolari, i vostri studenti, i vostri figli.
“Quell’uomo” non merita davvero quanto questo infido sistema politico, per sopravvivere a se stesso … per infangarne la memoria.
Ritengo che il mio intervento per contestare la posizione del signor Pacifici sia finora incompleto, quindi proverò a svilupparlo.
Se andiamo a consultare il testo dello storico ebreo Léon Poliakov Il nazismo e lo sterminio degli ebrei, pag. 219,220, leggiamo: <Ovunque penetrassero le truppe italiane, uno schermo protettore si levava di fronte agli ebrei (…). Un aperto conflitto si determinò tra Roma e Berlino a proposito del problema ebraico (…). Ė significativo il fatto che i tedeschi non sollevarono mai il problema degli ebrei in Italia (…). Appena giunte sui luoghi di loro giurisdizione, le autorità italiane annullavano le disposizioni decretate contro gli ebrei (…)>. George L. Mosse era un altro storico, anch’egli ebreo docente dell’Università ebraica a Gerusalemme, il quale nel suo libro Il Razzismo in Europa, a pag. 245 ha scritto: <Il principale alleato della Germania, l’Italia fascista, sabotò la politica ebraica nazista nei territori sotto il suo controllo (…). Come abbiamo già detto, era stato Mussolini stesso a enunciare il principio discriminare non perseguire. Tuttavia l’esercito italiano si spinse anche più in là, indubbiamente con il tacito consenso di Mussolini (…)>.
Lessi tempo fa che <Mussolini vista un documento dove viene richiesto il nullaosta alla consegna degli ebrei croati, documento dove esplicitamente viene fatto riferimento alla “eliminazione”, il documento è del ’42 (…)>. Ho letto da qualche parte che qualcuno ha scritto che enunciare una mezza verità equivale a proferire una menzogna intera. Infatti fu dimenticato di aggiungere l’altra mezza verità, che qui trascrivo. Ė vero che Mussolini firmò il nullaosta richiesto dal Ministro Ribbentrop (e questa è la mezza verità), la seconda ricorda che appena partito von Ribbentrop il Duce convocò il generale Robotti e gli confidò. <Ė stato a Roma per tre giorni e mi ha tediato in tutti i modi il Ministro Ribbentrop che vuole a tutti i costi la consegna degli ebrei jugoslavi. Ho tergiversato, ma poiché non si decideva ad andarsene, per levarmelo davanti, ho dovuto acconsentire, ma voi inventate tutte le scuse che volete per non consegnare neppure un ebreo. Dite che non abbiamo alcun mezzo di trasporto per portarli sino a Trieste via mare, dato che via terra non è possibile farlo>. Così avvenne: mai un ebreo, di qualsiasi nazionalità fosse, fu consegnato ai tedeschi.
Qualcun altro ha scritto: <Kappler testimone al processo Eichmann dichiarò testualmente che “le autorità fasciste avevano dato ordine alla polizia, agli iscritti al partito fascista e persino ai civili, di arrestare tutti gli ebrei che si potessero trovare”>. Strano, a me risulta una cosa esattamente contraria ed avvenne proprio nel corso del citato processo Eichmann, il Procuratore Generale Husner affermò: <La Nazione più cara a Israele è l’Italia: per quello che le autorità civili, diplomatiche e militari hanno fatto per sottrarre alla deportazione masse di ebrei di Francia, Grecia, Croazia; per l’atteggiamento assunto dalla popolazione verso gli ebrei stessi italiani, per l’aiuto dato ai rifugiati ebrei d’ogni parte d’Europa che furono concentrati in varie direzioni geografiche. Passare nella zona italiana, tanto in Grecia che in Francia, era andare verso la salvezza>. Il solito Qualcuno potrebbe osservare. <Ecco, visto! Tutti, ma non Mussolini>. Signor Qualcuno non si ingrifi prima del tempo, ho dinanzi ai miei occhi un documento che ho recuperato in modo avventuroso, è scritto in ebraico e in italiano. Glielo leggo. <Ad Alberto Calisse – Console Generale d’Italia che applicando le direttive del suo governo agli Ebrei residenti e rifugiati nella zona di occupazione italiana in Francia ha dato alta nobile prova di umanità e di giustizia. Omaggio di perenne riconoscenza. Nizza, 10 maggio 1943>. Ed il documento, riportato nel mio citato volume, è firmato da otto Rabbini. È ovvio che sia il Procuratore Husner che gli otto Rabbini si riferivano all’Italia di Mussolini e non a quella di Badoglio (che oltretutto non è mai esistita) che agli ebrei ha portato solo disgrazia e deportazioni. Infatti, se fino a quando il Duce ebbe il potere, mai un ebreo fu consegnato ai tedeschi, la caccia all’ebreo avvenne, invece, quando, grazie ad un colpo di Stato, lo Scudo Protettore fu imprigionato. Se Qualcuno mi volesse smentire, lo invito a controllare le date delle deportazioni, che poi, furono molto limitate rispetto alle nazioni occupate dalle truppe tedesche. E questo perché Mussolini riprese – per quanto era possibile, dato che la presenza tedesca era piuttosto ingombrante e onnipresente, dopo il colpo di Stato del 25 luglio ’43 e la capitolazione dell’8 (3) settembre successivo – riprese, ripeto, la stessa politica precedente.
Avvicinandomi al termine dell’articolo cito la <testimonianza di FRIDA MISUL in Rugiardi, livornese, deportata ad AUSCHWITZ nel 1944, dichiara che il convoglio fu scortato da “uomini delle SS ed elementi delle BRIGATE NERE” i quali durante il viaggio preferivano gettare ai cani gli avanzi del loro cibo piuttosto che passarli a noi>. Avevo un caro amico, Mario Sorrentino che dopo la Campagna di Russia si arruolò volontario nella Repubblica Sociale Italiana; egli mi ha lasciato un suo Diario, nel quale, fra l’altro ha scritto: <(…). La notte passò lenta e all’alba uscimmo tra i binari in attesa del nostro treno che si stava formando. Qualche cosa di strano colpì la nostra attenzione fino ad assorbirla completamente. La sera prima un lungo convoglio di vagoni merci era stato portato sulla linea. Tutte le carrozze erano chiuse, sigillate. Un rumore oscuro partiva da esse, tale che noi credemmo si trattasse di trasporti di bestiame. Uscendo insonnoliti, al mattino vedemmo il treno ancora lì, e incuriositi ci avvicinammo. Era scortato da ustasha, quei terribili soldati croati eredi di tutta la crudele anima balcanica. Le finestrelle in alto erano sbarrate da fil di ferro. Erano una trentina di vagoni, gremiti di serbi deportati dai croati. Quelli che potevano se ne stavano arrampicati alle sbarre delle finestrelle e leccavano su di esse l’umidità delle notte. Si tenevano su a forza di braccia e il loro collo lasciava vedere i tendini tesi che sembravano spezzarsi da un momento all’altro. I loro occhi esprimevano lo spasimo. Dall’interno giungeva sino a noi, nel fetore opprimente della promiscuità, l’eco selvaggio della sofferenza e della miseria.
Accenti lamentosi di bimbi, grida isteriche di donne, voci rauche di uomini resi folli dalla paura e dal tormento. Inferno dantesco lasciato indovinare dalle pareti dei vagoni, sorde e mute. “Cavalli 8 – Uomini 40”. In tutte le lingue del mondo, su tutti i vagoni merce. E su quelli, centinaia di infelici a braccicare nello sterco e nel buio. L’odore della carne ammassata e sudante faceva torcer la testa e stimolava i conati del vomito.
Ho visto una volta un autocarro di pecore traversare una via della mia città. Erano ingabbiate e in ordine e avevano il loro strame; compiansi quelle bestie. E quelli erano uomini. Di quell’umana specie di cui, da secoli si proclama la dignità e la libertà. Ed altri uomini li avevano rinchiusi lì dentro. Gli uni si chiamavano serbi, gli altri croati, e nessuno più uomo.
Lo sgomento e lo sdegno erano nei nostri cuori. Avevamo vent’anni e andavamo a combattere perché fosse resa giustizia al popolo italiano. Stavamo attoniti dinanzi al vagone. Qualcuno di quei disgraziati ci scorse, lesse nei nostri occhi, riconobbe la nostra uniforme e la pietà che non aveva dai fratelli, la chiese a noi, ai nemici. Una voce lamentosa, disse in un rantolo: “Bono taliano, VODĖ”.
Gli italiani hanno dipinta sul volto la loro bontà o dabbenaggine. Tutto il mondo, quando non ci opprime o deruba, quando ha bisogno di noi, dice “Bono taliano”.
Quella voce aveva un accento di bestia. Quella parola acqua incendiò il vagone, e subito, lungo tutto il convoglio, fu un solo tremendo coro, una allucinate richiesta: “Vodé, vodè”, “acqua, acqua”. Non bevevano, in luglio da tre giorni.
“Bono taliano, vodé, vodé”.
E questi “boni”, stupidi italiani, che son sempre tali con gli altri e mai con se stessi, questi “boni taliani” che eravamo noi sedici, venimmo alle mani con la scorta, la sopraffacemmo e demmo a quei Cristi sulla Croce, quasi tutti ebrei, non aceto, ma acqua.
Lavorammo come invasati un’ora e più. Li vedemmo bere e bere. Vedemmo i figli strappare l’acqua da sotto la bocca dei padri, vedemmo una mamma che serbava un po’ d’acqua nel portasapone per il suo bambino. Demmo acqua e poi acqua, coi secchi e con le boracce. Loro si attaccavano al collo avidi, ed era più la perduta che la bevuta. Continuammo finché fu necessario, portando acqua, bestemmiando la nostra pietà e la crudeltà degli ustasha, finché tutti ebbero bevuto, finché vedemmo i loro occhi, a poco a poco, farsi chiari, tornare umani, le loro facce distendersi. Qualcuno vomitava e vomitava acqua.
Mentre il nostro treno si avvicinava, uno di noi, il romano Donati, che più degli altri aveva lavorato e imprecato, prese, prima di allontanarsi, la sua razione di viveri a secco e la gettò su di un vagone. Tutti facemmo così, e rimanemmo digiuni, mentre sui vagoni si contendevano a morsi e a pugni, le nostre gallette.
Povero Donati, chi ti ammazzò, un anno dopo, se non gli stessi, o i figli o i fratelli degli stessi, cui tu avevi dato la tua galletta?
Ti uccisero… “Porco taliano”. (Dal Diario di Mario Sorrentino, Volontario G.N.R. nella R.S.I.).
E se la testimonianza di Mario Sorrentino non fosse sufficiente, riporto un rapporto ufficiale inviato da Kappler al generale delle SS in Italia, ecco il testo: <In considerazione dell’assoluta sfiducia nei confronti della polizia italiana, qualora impiegata in una azione del genere (azione nel ghetto di Roma, ndr), non si è ritenuto opportuno invitarla a partecipare>. Di conseguenza quanto hanno scritto alcuni storici circa la partecipazione della polizia o di elementi italiani alla caccia all’ebreo è completamente privo di riscontro storico. Se poi qualche elemento avesse partecipato a queste operazioni, affiancando i tedeschi, rimane un caso assolutamente isolato.
Se Mussolini era un Giusto, perché tanta acredine? Proviamo a capire leggendo quanto ha scritto Zeev Sternhell, ebreo, professore di Scienze Politiche presso l’Università di Gerusalemme, nel suo libro “La Terza Via Fascista”, fra le altre considerazioni possiamo leggere. <Il Fascismo fu una dottrina politica, un fenomeno globale, culturale, che riuscì a trovare soluzioni originali ad alcune grandi questioni, che dominarono i primi anni del secolo>. L’Autore continua: <Le ragioni dell’attrazione esercitata dal Fascismo su eminenti uomini della cultura europea, molti dei quali trovarono in esso la soluzione dei problemi relativi al destino della civiltà occidentale>. Quello che stava proponendo il Fascismo era una rivoluzione economica globale, una rivoluzione che avrebbe posto in crisi (come stava avvenendo) i possessori delle chiavi delle casseforti mondiali. Forse il signor Pacifici non è d’accordo, ma noi riteniamo che questa sia la chiave di lettura per cui il Duce del fascismo debba essere demonizzato per l’eternità, perché quelle proposte potrebbero ancora oggi essere la soluzione dei tanti problemi che assillano l’umanità.
Claude Ferrare era uno scrittore francese, eletto all’Accademia francese a marzo 1935 e morto nel 1957. Il suo giudizio sul Duce del fascismo è assolutamente positivo, ma anche piuttosto amaro su quello degli italiani: <Il mio giudizio su di Lui (maiuscolo nel testo, nda) non è cambiato, Benito Mussolini nella storia d’Italia viene subito dopo Giulio Cesare. Il bene che Mussolini ha fatto all’Italia è, malgrado tutto, incommensurabile. Mussolini fu tradito, assassinato e in maniera così ignobile che il massacro della intera famiglia dello Zar impallidisce di fronte agli orrori che hanno accompagnato la fine del Duce e a quelli che sono stati riservati al Suo (maiuscolo nel testo, nda) cadavere.
Alcuni italiani si sono vendicati di un Capo troppo grande per loro, le cui stesse benemerenze apparivano troppo gravose. E tutti i governanti d’Europa, anche se non osarono approvare apertamente, gioirono in segreto. Dinanzi a quell’Uomo erano afflitti da un complesso di inferiorità insopportabile, come era accaduto tempo prima con Napoleone.
Duemila anni or sono per le stesse ragioni, venne ucciso Giulio Cesare>.
Concordo pienamente con il giudizio dell’intellettuale francese. Mussolini aveva proposto un nuovo sistema di vita e non tutti furono in grado di recepire il suo messaggio. Ė difficile essere fascista, non tutti hanno avuto ed hanno la capacità di esserlo, e fra coloro che dichiararono e di esserlo, c’è chi lo fece per vile interesse, per arrivismo, mimetizzandosi: la storia insegna che è difficile individuare fra i propri collaboratori i mentitori e gli adulatori.
Termino invitando il signor Pacifici a controllare tutti i documenti in mio possesso, confermando, come ho ripetutamente scritto, che sono disposto a rivedere la mia posizione, ma solo dietro comprovati altri documenti, e non basandosi solo ed esclusivamente sul politicamente corretto.