Sionisti non più persuasori occulti

28 Novembre 2011

Fonte: Ossrvatorio internazionale per i diritti

Djerrad Amar

 

Pubblichiamo l’articolo di Djerrad Amar ripreso dal sito internet Osservatorio internazionale per i diritti. Può sembrare un articolo a tinte forti,  ma non lo è. Sull’articolazione dei contenuti di idee e di informazione e fatti presentata, non esprimiamo nessun parere. Lasciamo ai lettori la possibilità di cominciare a farsi un’opinione attraverso una mai troppo tardiva e una pur troppo lenta disintossicazione dal lavaggio del cervello a cui da decenni siamo tutti sottoposti in questa materia attraverso la sistematica manipolazione mediatica, politica, ideologica e pseudo-religiosa operata dai centri sionisti in profondità nel sistema “mondo” dell’Occidente. Nei sui gangli decisionali e operativi e nella capillarizzazione diffusa tra delle masse.

 

 

 

 

 

 

In nome del sionismo e dell’America, tu dominerai il mondo!

 

Inchiesta, novembre 2011 – ecco una dichiarazione di Begin (premio Nobel per la pace): “La nostra razza è quella dei padroni. Noi siamo esseri divini su questo pianeta. Siamo diversi dalle razze inferiori tanto quanto queste lo sono rispetto agli insetti… Le altre razze sono come escrementi umani. Il nostro destino deve essere di regnare su queste razze inferiori”
Tranquillo davanti alla movimentata e mostruosa storia contemporanea che esso stesso ha modellato sui suoi interessi illeciti, insensibile alla sua disumanità con il suo schiavismo, il suo colonialismo, il suo neo-colonialismo, le sue guerre, i suoi genocidi, i suoi crimini, le sue aggressioni, le sue provocazioni, le sue menzogne, le sue manipolazioni, la sua propaganda sovversiva, i suoi assassini, ecco questo Occidente sempre arrogante, insolente e avido, proseguire nella sua opera di distruzione e di erosione, utilizzando tutte le tattiche, artifici e altre sfacciataggini – non lesinando alcun mezzo – per modellare il pensiero, orientandolo, influenzandolo e non curandosi né dell’etica né della propria vigliaccheria. Causa di tutte le situazioni instabili nel mondo, delle guerre fatte direttamente o di quelle per “procura”, l’Occidente continua a predicare ciò che esso considera la buona ricetta per il bene del mondo, dell’umanità, attraverso l’ingerenza e l’inganno e, se necessario, con l’intimidazione e il ricatto, se non con la minaccia e l’aggressione!
Si può seriamente contare su questa gente o su questo Occidente per contribuire alla pace, alla democrazia, alla libertà? No! Perché questo mondo è ostaggio di una banda di malfattori ricchi e potenti il cui obiettivo è la dominazione, strumentalizzando le religioni, i valori umani universali, le istituzioni internazionali nate per proteggere, ma pervertite e corrotte, ma soprattutto servendosi di un’altra ideologia che si è rivelata presto essere autoritaria, nihilista e di natura colonialista ed espansionista: il sionismo.
E’ proprio il sionismo ad essere dietro alla destabilizzazione e al disordine, con le sue banche, le sue borse e il suo complesso militare-industriale. Questo sionismo mira a instaurare la sua egemonia mondiale dominando i governi, le ONG e le istituzioni dette internazionali, infiltrandosi e controllando i principali media mondiali. Il sionismo si considera l’unico ad essere abilitato a dettare ciò che si deve fare e dire e ciò che non si deve fare e dire; ciò che è buono e ciò che è cattivo.
In realtà l’Impero non vorrà mai che nelle contrade “utili” si instauri una democrazia reale, una libertà generatrice di élite sempre all’avanguardia e fattrici di progresso! Perciò è disposto a usare tutti i mezzi per impedire questa democrazia, per poter disporre dell’alibi dei “diritti umani” e utilizzarlo come mezzo di pressione se si manifestano resistenze ai suoi desiderata.
L’AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) è la lobby USA filo-israeliana più importante, che dispone di solidi sostegni nel Congresso USA, che influenza la politica estera degli USA col pretesto di vegliare sul mantenimento dell’alleanza strategica tra lo Stato ebraico e gli Stati Uniti e permettere di garantire “la sopravvivenza di Israele”. “E’ l’organizzazione di lobbying più influente in materia di politica estera”, afferma il suo sito Internet. Vi sono anche delle organizzazioni religiose cristiane, simpatizzanti, che diffondono l’idea che la “salvezza dell’umanità verrà da Israele”.
Per il rabbino new-yorkese Yisroel Dovid Weiss, membro dell’organizzazione Neturei Karta (Guardiano del Tempio) che ha buoni rapporti con l’Iran di Ahmadinejad, ma anche con Dieudionné, “i tentacoli del sionismo sono tali che i paesi occidentali sono diventati dei lacchè… gli uomini politici USA sono sottoposti a pressioni o minacciati di ogni possibile calunnia se non si dimostrano sufficientemente leali… verso Israele… Tentacoli che impongono loro guerre o embarghi, in funzione delle conseguenze su Israele”. E aggiunge: “Hanno messo su delle organizzazioni ebraiche che pretendono di controllare i popoli, le nazioni e le altre religioni, col pretesto di difendere gli interessi ebraici. Il terrorismo e il contro-terrorismo, le espropriazioni, la guerra che nasce appena un’altra è terminata, ecco cosa è diventata la vita quotidiana degli Ebrei e degli Arabi”. Il sionismo è “una negazione dell’essenza spirituale del popolo ebraico e della provvidenza divina per quanto riguarda le vicende umane”, dicono alcune organizzazioni ebraiche.
I sionisti in realtà non sono più ebrei; utilizzano la religione ebraica solo per servirsene in termini politici ed economici. Secondo Ahmadinejad, “i sionisti non sono né cristiani né ebrei. Essi non hanno alcuna religione… la loro religione è la ricchezza e il denaro… Il sionismo è un movimento complicato e terribile… non supera i 10.000 aderenti, solo duemila dei quali sono attivi… Alcuni di loro si trovano in Europa, altri negli Stati Uniti; costituiscono un gruppo razzista che si considera superiore agli altri”. In questo senso, ecco una dichiarazione di Begin (premio Nobel per la pace): “La nostra razza è quella dei padroni. Noi siamo esseri divini su questo pianeta. Siamo diversi dalle razze inferiori tanto quanto queste lo sono rispetto agli insetti… Le altre razze sono come escrementi umani. Il nostro destino deve essere di regnare su queste razze inferiori”.
Secondo il giornalista USA ebreo anti-sionista Jeffrey Blankfort, l’influenza israeliana attraverso l’AIPAC è centrale nella politica degli USA, soprattutto estera e particolarmente nelle guerre statunitensi in Medio oriente. Secondo lui la guerra contro l’Iraq tendeva a “porre Israele in una posizione molto importante in Medio oriente, nell’ambito di un piano tendente a completare il controllo planetario degli Stati Uniti. E’ questo ciò a cui invitava il documento intitolato “Project for a New American Century” (Progetto per un nuovo secolo americano), o PNAC”. Secondo lui “la sola componente della società USA che sta spingendo l’amministrazione a entrare in guerra con l’Iran è l’establishment sionista, o le lobby se preferite – si tratta di organizzazioni come l’Aipac, ma anche di altre organizzazioni ebraiche”.
Questa posizione trova conferma nella dichiarazione di Sharon a Shimon Peres il 3 ottobre 2001: “Ogni qualvolta facciamo qualcosa, mi dici che gli USA faranno questo o quello. Voglio dirti una cosa molto chiara: non preoccuparti delle pressioni degli USA su Israele. Noi, il popolo ebraico, controlliamo gli USA e loro lo sanno”. Questo dimostra bene la forza delle lobby, sempre in allerta per dettare le loro volontà ai governanti occidentali.
Sono state queste stesse lobby neo-conservatrici che hanno trascinato gli Stati Uniti nella guerra in Iraq, in Afghanistan e in Libia e che oggi stanno spingendo per uno scontro con la Siria e l’Iran. Questo Iran che ha rovesciato i rapporti di forza con lo sviluppo della sua industria militare e di difesa, con la sua riuscita opzione per l’energia nucleare civile e la sua forza imprescindibile nella soluzione e prevenzione dei conflitti nella regione. Questo Iran che incarna la posizione più ferma contro le velleità sioniste. Anche Obama è impotente di fronte a queste lobby, tanto da aver dichiarato, durante le elezioni, davanti ai suoi sostenitori: “Alcuni potenti interessi che hanno dominato… da molto tempo parlano di me come di un cane”.
William A. Cook, professore e autore di un’opera sulla politica di Bush in Medio Oriente (Tracking Deception: Bush’s Mideast Policy) afferma questo: “Non è ancora evidente oggi che la direzione della politica USA per ciò che concerne l’Iran, e la nostra invasione preventiva di questo paese, quasi certamente nell’interesse di Israele, è diretta dalla stessa combriccola che ci ha trascinato nella disastrosa guerra in Iraq”.
M. Freeman, spirito libero, lancia: “La strategia della lobby israeliana tocca il fondo del disonore e dell’indecenza, e usa la diffamazione, le citazioni selettive inesatte, la deformazione, la fabbricazione di menzogne, e un totale dispregio della verità. L’obiettivo di questa lobby è il controllo del processo politico con l’esercizio di un diritto di veto sulla nomina delle persone che contestano la fondatezza del suo punto di vista e l’esclusione di ogni opzione nelle decisioni del nostro governo che sia diversa da quelle che essa favorisce”.
La giornalista Eva sul suo sito R-sistons à la désinformation, a proposito del CRIF, la lobby sionista francese, afferma: “Tutti i politici le fanno professione di fedeltà per attirarsi la simpatia di una lobby che, per la sua potenza finanziaria e mediatica, fa e disfa i governi”. A questo proposito Eva insiste, pubblicando un lungo articolo intitolato “Io accuso il CRIF di aver colonizzato la Francia, di averla traviata”. A proposito dell’infiltrazione nelle istituzioni e nei governi, ecco cosa D. Strauss-Kahn consiglia agli ebrei: “Io penso che tutti gli ebrei della diaspora, e dunque della Francia, devono, dovunque possano, aiutare Israele. E’ d’altronde questa la ragione per cui è importante che gli ebrei assumano responsabilità politiche”.
Il sionismo usa ed userà ogni mezzo di pressione (espedienti, furberie, menzogne, minacce) – per Occidente interposto – per piegare qualsiasi paese, e ciò per servire i propri obiettivi di accaparramento di ricchezze, strumentalizzando per questo gli ebrei, la Shoah e soprattutto l’accusa pretestuosa di “antisemita”, al fine di accrescere il proprio potere e mettere a tacere ogni resistenza ai loro progetti.
Per la propaganda, Israele ha messo su un’officina di controinformazione, “The Israel Project”, che ha divulgato un manuale che si intitola “The Israel Project’s 2009. Global Language Dictionary”. Si tratta di un centinaio di pagine divise in 18 capitoli, delle quali – si avverte – “è vietata la distribuzione e la pubblicazione”. Secondo Alain Gresh, il primo capitolo si intitola “25 regole per una comunicazione efficace”; il capitolo 2 è dedicato alle parole e alle frasi che bisogna usare. A tale proposito è bene ricordare il consiglio dato da Roger Cukierman, presidente del CRIF, ad Haaretz, nel settembre 2001: “Quando Sharon è venuto in Francia, gli ho detto che deve istituire un ministero della propaganda come Goebbels”.
Si giunge, attraverso la disinformazione, a considerare l’antisionismo come una forma di antisemitismo, quando si sentono i cantori del sionismo – eterni sfruttatori dei risvolti commerciali dell’Olocausto – lanciare questa propaganda: “Si divulga l’antisemitismo attraverso l’antisionismo”.
Il neo-sionismo, diffuso tra evangelici che sono ancora più sionisti degli Israeliani, viene considerato come “l’arma assoluta per non fallire un colpo, ricorrendo a trucchetti sporchi ed a metodi scorretti. E’ un insulto al giudaismo, una perversione politico-religiosa, un insulto a tutti gli ebrei che vogliono soltanto il rispetto della loro fede, delle loro pratiche e della loro storia”. L’ideologia neo-sionista – che viene condivisa anche da non ebrei per ideale, per interesse o per timore – utilizza infatti, secondo un analista “degli strumenti semantici e delle manipolazioni mentali e politiche che permettono di consolidare il proprio potere ed aver ragione, qualsiasi sia l’oggetto di cui si parla”.
Essendosi realizzato l’obiettivo originario del primo sionismo, vale a dire la creazione di uno stato israeliano, occorreva riorientarlo e strumentalizzarlo in vista di altri obiettivi egemonici; di qui discende la più “grande fregatura mondiale”.
Gli ideologi sionisti reclutano negli ambienti neoconservatori, ultraliberali, colonialisti; preferibilmente ebrei. Ma molti ebrei hanno compreso questa strategia, la tattica, la manovra, l’imbroglio che consiste nel demonizzare gli altri per meglio andare avanti, dominare, reclutare. Ecco quanto dicono delle associazioni ebraiche: “Il nostro sostegno al popolo palestinese non è solo un atto di solidarietà. Salviamo così anche la nostra pelle, in nome di storie e identità che il sionismo vuole cancellare”. La confusione programmata tra ebreo e sionista da un lato, e tra sionismo e politica occidentale e soprattutto USA dall’altra, nutre l’odio verso Israele e l’Occidente (soprattutto gli USA) da parte del mondo, specialmente arabo e africano.
Ecco qualche estratto di quanto dice l’Istituto di ricerche “Reut institute” di Tel Aviv in un rapporto al governo di Netanyahu: “Israele è esposta ad una campagna mondiale di delegittimazione che mira ad isolarla…”; “La demonizzazione di Israele tende a negare la sua legittimità ed a presentarla come un’entità coloniale associata a pratiche naziste, all’apartheid o al razzismo”. Lo stesso rapporto critica soprattutto “alcune manifestazioni ostili nei confronti di rappresentanti israeliani nelle università straniere o negli stadi, gli appelli al boicottaggio dei prodotti fabbricati in Israele” o ancora “alcuni tentativi diretti ad arrestare e processare all’estero dei dirigenti israeliani”. Fa riferimento ad una rete mondiale di individui, associazioni e ONG, il cui denominatore comune è quello di presentare Israele come “uno stato paria e di negare il suo diritto all’esistenza”. Il comportamento degli USA determina anch’esso sempre una certa dosa di ostilità verso gli Stati Uniti e i suoi cittadini. Non può non condividersi il comunicato degli Afghani Taliban quando dichiarano: ”Essere cittadino USA è diventato un pericolo per tutti in tutte le regioni del mondo. Ciò ha sottratto alla nazione USA la benedizione di avere una vita pacifica, anche nel loro territorio. Le loro case, le loro città, i loro uffici, i loro aeroporti, le loro basi militari sono diventati per loro dei campi di battaglia. Non possono più sentirsi sicuri da nessuna parte (…) Sono diventati oramai agli occhi del mondo degli invasori”.
Tutto il male viene da questi Stati Uniti delle lobby dominato dai sionisti. Il Medio oriente è la regione nodale dove si gioca l’avvenire egemonico degli USA, secondo il “Progetto per un nuovo secolo americano”, che deve collocare Israele in una posizione dominante in Medio oriente. Quando J.M.Aznar affermava, nella qualità di presidente dell’associazione degli “amici di Israele” che “Israele… è una nazione occidentale… la nostra prima linea di difesa… per la nostra sicurezza energetica a causa della nostra dipendenza… dal petrolio del Medio oriente…”, avvertendo che “… Se l’elemento ebraico è riesumato e Israele perduta, allora anche noi siamo persi…”, illustrava perfettamente il ruolo di gendarme di Israele nella regione.
Ma tutto ha un limite. La difesa degli interessi non può adattarsi ad un sionismo recalcitrante, ingombrante, fosse pure USA! Se il sionismo non può sopravvivere senza guerra e senza colonizzazione, gli interessi, per contro, non posso essere preservati senza pace. Il dilemma di questa ideologia è che la pace la indebolirebbe e una guerra potrebbe annientarla per il mutamento dei rapporti di forza.
Che cosa potrebbe dunque fare la “comunità internazionale”, ivi compresi gli ebrei, quando si trova ad essere ostaggio di queste lobby che controllano l’opinione pubblica? Ma il mondo è assai cambiato nelle relazioni politiche ed economiche, nei rapporti di forza, con la fine della guerra fredda, nelle alleanze strategiche.
Che cosa resta dunque da sperare e confidare in questo mondo diretto da predatori senza fede né legge? Quale risposta opporre loro? La risposta deve, a mio avviso, essere data su tre piani: mediatico, politico ed economico.
L’azione mediatica è preliminare per contrastare la propaganda sionista. Deve mirare a disvelare il senso vero del loro discorso, quando vogliono far credere che si tratta di legittima difesa. Demistificare il sionismo mostrando il suo vero volto, vale a dire una ideologia coloniale, espansionista. Dimostrare che l’argomento “sicurezza” è una menzogna come afferma il generale Matityaha Pelet (Haaretz, 1972): “La tesi di un pericolo, di un genocidio che ci minacciava nel giugno 1967 e che Israele si batteva per la sua esistenza era solo un bluff”. Mirare le opinioni occidentali lanciando azioni in tre lingue, inglese, spagnolo, francese.
L’azione politica deve avere quattro direzioni. 1) Rifondazione delle istituzioni arabe nella loro organizzazione, funzionamento e obiettivi. 2) Raggruppamento regionale degli interessi comuni da integrare senza aspettare l’Iran e nemmeno la Turchia. 3) Avviare un’offensiva all’estero attraverso le ambasciate ed altre istituzioni esigendo la riorganizzazione delle istituzioni e organizzazioni internazionali che si caratterizzano per il loro partito preso. 4) Migliorare le politiche interne per renderle più democratiche, in conformità con le aspirazioni dei cittadini, ma anche per sottrarre ogni pretesto relativo alla questione dei diritti umani.
L’azione economica deve essere incoraggiata coi paesi leali e sostenitori dello scambio uguale. Affrontare tutti i problemi tenendo presente le conseguenze economiche. Nel caso del Medio oriente, legare gli interessi economici degli USA-sionisti e di alcuni paesi europei alla soluzione definitiva e giusta dei problemi della regione, particolarmente di quello palestinese. Gli Stati Uniti perseguono solo i loro interessi e consentono cambiamenti solo quando tali interessi sono compromessi. Il sionismo per loro è meno preoccupante se bombarda i civili, assassina e distrugge che se mette in pericolo i suoi interessi. Il loro materialismo non si fa appesantire da considerazioni umaniste. La difesa dei loro interessi non può realizzarsi senza la pace. La contraddizione sionismo/pace imporrà una scelta che il pragmatismo USA saprà individuare.
Spetta, imperativamente e prioritariamente, agli Arabi, ai mussulmani, agli uomini di buona volontà desiderosi di pace e di libertà, in tutto il mondo, assumersi le proprie responsabilità adottando una strategia meditata di risposta al sionismo che deve consentire di porre fine a questo “ascesso purulento” condannato dalla ragione e dalla storia. Questa sarà una nuova dimostrazione del fatto che i sistemi e le ideologie che mirano alla dominazione, l’avvilimento e lo sfruttamento dell’uomo finiscono sempre nella spazzatura della Storia.