Il governo ha issato bandiera bianca. Siamo oltre i limiti della democrazia?

09 Dicembre 2011

riproposto il 18 Dicembre 2011

Domenico Cambareri

 

Mani in alto, gli intoccabili comandano!

 

Senza volerci sostituire nel ruolo del capo dello Stato, cosa che minimamente non ci sognamo di fare, senza voler fare analisi e svolgere giudizi a carattere dietrologico, riteniamo che risulta come dato acquisito in maniera incontestabile che questo governo è nato per fare fronte agli eventi eccezionali. Eventi eccezionali per due ordini di motivi interagenti:  a. – le ripetute e vieppiù accentuate speculazioni finanziarie sui titoli di Stato italiani, da sempre e ora più che mai ritenuti solidi e sicuri tranne che per le ripetute e pilotate volontà di aggressioni a cui stiamo assistendo da alcuni mesi a questa parte, secondo “regole” che i grandi speculatori impongono di volta in volta con condizioni di assoluta discrezionalità e che in realtà sono indirizzate a minare l’euro;   b. – l’orami da tempo degenerato confronto politico-istituzionale che aveva di fatto imprigionato l’azione dell’esecutivo e del suo presidente del consiglio, anche per l’interazione delle ripetute manovre di taluni pubblici ministeri e delle campagne di stampa scandalistiche, a cui di continuo lo stesso Berlusconi mostrava il fianco.
Va anche da sé che ci si aspettava tutti quanti che questo esecutivo di urgente decantazione politica assumesse determinazioni credibili e adeguate per affrontare i ripetuti assalti speculativi con immediatezza e che lo facesse finalmente facendo ricorso ad altri e altrettanto validi strumenti di leva finanziaria interna in grado di integrare e adesso sostituire quelli a cui aveva fatto ripetutamente ricorso – fino all’aperto abuso – in precedenza il governo Berlusconi. E anche in presenza del fatto che per la prima volta perfino la Confindustria aveva riconosciuto in più e ripetuti momenti la necessità di ricorrere all’imposizione di una patrimoniale.             
Ciò per due ordini di motivi che tra di loro si incrociano:  1.- i continui tagli lineari, la cosa più facile e immediata che è stata fatta ripetutamente, che consentono subitanee disponibilità di risorse ma che colpisce in maniera non progressiva e non proporzionale i contribuenti, esattamente secondo l’immagine di una piramide estremamente rastremata. Per cui a pagare ripetutamente sono stati i soggetti delle categorie più numerose, ad iniziare da quelle a reddito fisso e con rapporto di lavoro dipendente e in particolare pubblico, mentre le categorie ad alto e ad altissimo reddito e le società operanti nei diversi contesti economico-finanziari sono state si e no appena sfiorati dalle misure del ministro Tremonti.   2. – La diseguaglianza estremamente accentuata realizzata da queste manovre ha determinato il drenaggio pesante del ceto medio in tutte le sue sfaccettature e stratificazioni e delle masse popolari: come si sul dire, è stato raschiato il fondo del barile. Ciò non consente, se non accentuando l’allargamento della fascia di povertà, l’aumento del numero di famiglie non solvibili, la precarietà sotto livelli assolutamente inadeguati ad una sussistenza economica indispensabile, e la dinamica della recessione e della disoccupazione, che il governo vi possa ancora ricorrere. E’ stato invece quello che ha continuato a fare, inaspettatamente, il governo del senatore a vita Monti.
L’accentuazione del processo è stata anzi profondissima ed estrema, con l‘istantaneo, pazzesco e criminale azzeramento dei diritti acquisiti, in particolare delle famose e “finestre” dai pensionandi e con ulteriori misure di imposizione diretta e indiretta atte a colpire in modo persistente in maniera non commisurata e inversamente proporzionale (cioè: meno guadagni più paghi). All’interno di tutta questa galassia di lavoratori, è da precisare che i meno colpiti sono stati indubbiamente quelli che hanno usufruito nel corso degli anni, e soprattutto negli ultimi venti, di vantaggi “normativi” ed economici enormi. I componenti cioè delle sempre più numerose a agguerrite giungle selvagge, che i governi dei due schieramenti, Lega in testa, hanno continuato a blandire, foraggiare e  soddisfare con mille e mille favoritismi. Quasi tutti appartenenti alla pletora delle camarille più o meno pseudo – dirigenziali (pensiamo agli ex direttori didattici e alla selva di agenzie ed enti para-regionali e comunali) che hanno pesantemente vulnerato trasparenza reale, adeguatezza numerica ed efficienza della pubblica amministrazione.
Monti, con il presentare questo decreto, ha commesso errori gravissimi, inescusabili e non emendabili. Innanzitutto, non per un fatto puramente nominalistico, per avere battezzato questa manovra come decretazione di equità e di ripresa, laddove essa è invece un’articolazione di misure che in modo prevalente impongono la leva diretta su particolari fasce di lavoratori (chi deve andare in pensione) e su tutti gli altri, anche con l’aumento dell’aliquota Irpef regionale e con il ripristino di una nuova tassa sulla prima casa.
Poi, per avere ceduto alla cattiva lusinga della demagogia con l’averci paragonato in maniera del tutto non vera alle condizioni della Grecia, ricalcando le ripetute, grevi e menzognere dichiarazioni dello spendaccione partitocratico e inefficiente Casini che galleggia sempre come un vuoto a perdere (il presidente del cosiglio sa che nelle stesse ore in cui proponeva questo scandaloso accostamento, i suoi colleghi a livello internazionale ribadivano la completa diversità delle situazioni dei due Paesi).
Infine e non per ultimo, appunto, Monti si contraddice e si tradisce con le sue stesse parole. Infatti, nel momento in cui propone a Merkel, Sarkozy e a tutta l’UE di adottare un sistema fiscale unificato, cosa significa questo? Che l’Italia dovrà essere l’ultima ad arrivarci? Oppure che proprio perché proposto dal presidente del consiglio italiano, questo punto cruciale doveva e dovrebbe essere per l’appunto avviato subito in Italia? A maggior ragione in presenza sia delle enormi deficienze italiane sia di questa particolare ed eccezionale crisi? E dopo aver grattato il fondo del barile dei lavoratori a reddito fisso? Invece, cosa ha fatto e cosa sta facendo Monti con il suo esecutivo? Percorrere la precedente strada dei governi italiani. Cioè, tutto il contrario di quanto auspicato e tutto il contrario di quanto accade in Francia e in  Germania in tema di contribuzione fiscale. Non è un’assurdità del tutto ingiustificabile, questo?
E’ gravissimo e altrettanto irricevibile e ingiustificabile il fatto che Monti abbia dichiarato che i titolari di ricchezze immobili possono spostare i loro capitali all’estero. Non tanto perché non è vero (ma non sappiamo in quale misura ciò potrebbe accadere), quanto perché così riconosce e sancisce l’impotenza presente e futura degli organi dello Stato a fare rispettare la legge in questo cruciale settore. Perché in questo modo alza le mani arrendendosi davanti all’incapacità del suo governo di potere operare per prevenire, arginare, comprimere, perseguire questo pericolo sin da subito, anche se le maglie del controllo dovessero risultare ancora larghe. Sarebbe e dovrebbe essere un segnale necessario e irrinunciabile da dare, per dire che la musica è definitivamente cambiata. E per far capire ai grandi evasori che li si tallonerà per tempo, sino ad inchiodarli.
Invece, cosa è accaduto? Monti ha alzato le braccia e le mani, ha dichiarato la resa per impossibilità di iniziare il combattimento …, o, meglio, di governare per tutti e su tutti gli italiani ed ha ripreso la logica “sequenziale” dei super tagli lineari. In questo modo, è venuto meno uno dei due motivi – principe dell’esistenza stesso del suo esecutivo e inoltre ha arrecato un danno rilevante, al di là delle informazioni di facciata che arrivano da ogni dove per dare credibilità al professore Monti, al Paese e alla sua fragilissima democrazia sostanziale.
Questo modo di procedere significa che in Italia persistono, più potenti e più intoccabili di prima, gruppi ch rimangono al di fuori e al di sopra dei precetti costituzionali, che condizionano potentemente ogni attività legislativa e di controllo governativo. Essi non pagano, o, se pagano – quando pagano una tantum – ciò accade in misura demoltiplicata rispetto agli altri Paesi dell’UE e del mondo intero, quale è il caso dei capitali “scudati”, vero e proprio atto incostituzionale; ovvero – come ha fatto Monti con il suo decreto – pagano per non più di un terzo rispetto ai normali cittadini, quale è il caso delle rivalutazioni del valore degli immobili. E quanto rispetto ai pensionandi che Monti e la sua accolita di burocrati vorrebbero letteralmente e voracemente divorare, in barba a ogni più elementare buon senso e al minimo di equilibrio di giustizia impositiva ?
E’ doveroso sottolineare, in riferimento al prolungamento della vita lavorativa, che il rapinare i pensionandi e l’obbligarli a continuare a lavorare comporta l’infausta conseguenza di non liberare posti di lavoro in favore dei giovani – turn over e spending sistem compresi e ben salvaguardati. Ciò significa, in parole povere, che su dieci lavoratori che sarebbero potuti andare e dovrebbero andare in pensione ( … e dovranno andarci!), si sarebbero potuti creare tre – quattro nuovi posti di lavoro,che non ci saranno. Questo costituisce qualcosa di drammatico.
Inoltre, in riferimento all’eccesso della spesa pensionistica italiana rispetto agli altri Paesi di riferimento dell’UE, è da rilevare che da un lato ciò è dovuto al fatto che vi sono stratificati e ancora agenti fattori pregressi relativi all’enorme permeabilità e alla corruzione dei decenni trascorsi in riferimento ai riconoscimenti pensionistici, anche plurimi ( fattori in via di riduzione) ; e che, per altro verso, gli altri Paesi hanno deficit normativi e strutturali in questo settore e che  i lavoratori guadagnano cifre molto più alte durante la vita lavorativa rispetto a quelli italiani. Infine, per mantenere il rispetto dei diritti acquisiti e avere lavoratori motivati, occorre non solo ripristinare le “finestre” d’uscita ma prolungarle per alcuni anni ancora, giacché, anche senza imposizioni normative, la gran parte dei lavoratori si è da tempo orientata per continuare l’attività lavorativa oltre i limiti sino alla settimana scorsa previsti. Bisogna evitare a tutti i costi lo strozzinaggio dei cravattari internazionali, che è quello che Monti vorrebbe fare (sì, presidente, la finanza è una brutta bestia con la quale bisogna avere per forza a che fare, ma imitarla e imporla in quest’ambito… questo proprio no!) dettando l’abbattimento del pregresso TFS e le penalizzazioni d’uscita per rimpinguare il proletariato al di sotto dei 1500 € di pensione, laddove sino a qualche anno addietro i politicanti sperperavano i soldi degli italiani per super pagare le “rottamazioni nel pubblico e nel privato!