28 Dicembre 2011
Fonte: Excalibur – Varese
Gianfredo Ruggiero
Nota di Domenico Cambareri
Giorgio Bocca? Un uomo che oggi viene ricordato da amici e avversari solo perché fu il fomite del livore e dell’odio che in lui non ebbero mai limiti spaziali e temporali. Scovare uomini fanatici come tale individuo o come un P.E. Taviani è davvero raro. In questi giorni cade l’anniverario della morte di un volgagabbana che visse con il vecchio e con il nuovo regime alla grande, Renato Guttuso, il quale la dimensione popolare la rappresentò solo nelle tele, visto che poi rappresentava qualcosa di fantastico, cioé la realtà del connubio e della decadenza del comunismo occidentale, italiano per eccellenza, e dell’odiata e altrattento amatassima grande borghesia, di cui gli altrettanto incredibili “think thank” tardo-stalinisti ne erano la copia omirica, Ma Guttuso, che avrebbe potuto farlo in maniera potente e prepotente, con quella forza plastica che le arti figurative consentono sino all’estremo grado di faziosità, contraffazione e pervertimento dei dati della cruda realtà storica, e Moravia, l’ultradecadente scrittore del più vieto fascio – comunismo borghese dell’ieri e dell’oggi, non hanno rappresentatnto neppure un milligrammo del male morale e politico perpetrato dal fanatismo ideologico di un Giorgio Bocca nei confronti del popolo italiano e della sua storia recente. Quest’uomo fu innanzitutto, per l’impressioe profonda che ci ha voluto suscitatre e che con la corriva e corrosiva acidità che ne era una delle cifre costituenti il suo carattere è ben riuscito a farci mantenere, è letteralmente l’espressione di ciò che in politica è l’attivista fanatico e cieco: tale fu nel periodo fascista, tale fu nel periodo comunista. Da estremista razzista, di quel razzismo biologico che stava alla concezioe fascista come un qualcosa del tutto innaturale, ad attuatore ed esaltatore della guerra rivoluzionaria (atti terroristici, agguati, piccole azioni di guerrigilia del mordi e fuggi, rappresaglie e assassinii mirati) in un contesto di guerra convenzionale sanguinosa che sconvolgeva la nostra terra, terra in cui si guerreggiava al contempo una lacerante guerra civile, la guerra civile del popolo a cui apparteneva per nascita lingua cittadinanza … residenza. Quale abiezione! Non c’è nulla di grande in uno scrittore di cose di storia e di attualità politica che vedeva e scriveva con le lenti della più infamante distorsione: quella della più completa presunzione di verità della rivoluzione comunista e partigiano-comunista. E’ stranissimo che i compagni sopravvissuti non abbiano chiesto la traslazione della sua salma in qualche cimitero degli eroi dell’Unione Sovietica … o in un qualche luogo in cui rifulse il loro “eroismo” con lo scorrere del sangue delle vittime degli agguati della radiosa guerra di liberazione con la bandiera rossa. Non per Roma, non per l’Europa di vinti o vincitori, ma per Stalin. Nessun augurio di buon al di là per siffatta anima, che, cosa anche questa stranissima, è stata portata in una chiesa cattolica (per quanto santa romana accoglie quasi sempre tutti …). Bocca razzista, Bocca stalinista: che formidabile bocca di verità! Che strana vita e che strano de profundis per un comunista di tal fatta! – Domenico Cambareri
GIORGIO BOCCA . Un grande scrittore con un passato oscuro
Con tutto il rispetto per una vita che si spegne definire Giorgio Bocca un esempio di coerenza, come ha fatto il presidente Napolitano in occasione della sua scomparsa, mi pare alquanto azzardato.
Di Giorgio Bocca, valente giornalista e scrittore di forte impronta antifascista, conosciamo la sua storia di partigiano, ben poco sappiamo del suo passato di fascista e razzista. Di quando nel 1940 sottoscrive il Manifesto in difesa della razza italiana e di quando, dalle pagine del settimanale della federazione fascista di Cuneo, si scaglia contro gli ebrei rei, a suo dire, del cattivo andamento della guerra.
Così si esprime Giorgio Bocca il 4 agosto 1942 sul giornale La Provincia Granda: « questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa della guerra attuale… A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere lidea di essere lo schiavo degli ebrei?».
Le leggi razziali del 1938 furono una bruttissima pagina della nostra storia la cui responsabilità ricade pienamente su Mussolini e su quanti, per ignavia o convenienza, nulla fecero per evitarla. Fu scritta, però, anche da giornalisti come Giorgio Bocca che per compiacere il regime e agevolare la propria carriera giornalistica contribuirono a creare quella coscienza razziale che, per fortuna, non intaccò la natura vera degli italiani. Ricordiamo Giorgio Bocca come un grande scrittore contemporaneo, ma evitiamo di innalzargli un monumento alla coerenza. Non ne ha i requisiti.