12 Febbraio 2012
Fonte: Giuseppe Genovesi
Premio Nobel Brian Josephson
Nota di Domenico Cambareri
Nell’ambito delle indagini e delle teorie filosofiche e di quelle scientifiche, e non di meno nell’ambito delle teorie e delle metodiche mediche, la storia ci insegna che da sempre il panorama degli studiosi e degli specialisti è risultato diviso. In particolare, questi aspetti di divisione relativi al corso delle più diverse tappe delle conoscenze, delle scoperte, delle invenzioni non è andato a scemare negli anni dell’ultima contemporaneità. Esso in verità si è rafforzato, non tanto grazie alle teorie che in ambito filosofico e più strettamente epistemologico si sono beneficamente affermate dall’empiriocriticismo in giù fino ai nostri giorni con nomi ormai noti come Popper, Lakatos, Khun e altri, quanto perché una molteplicità di fattori propri e impropri (e a volte del tutto estrinseci)e del tutto spuri interagiscono con e nelle posizioni delle correnti di pensiero, dominanti o meno. Le letterature specifiche sono immensamente ricche di riferimenti perspicui per gli storici del pensiero filosofico e di quello delle più disparate divisioni e sottodivisioni nell’ambito delle scienze.
A volte, i cittadini vengono a conoscenza di qualche caso che diventa eclatante o, in altre occasioni, per mezzo di brevi informazioni o note d’agenzia che appaiono sugli organi di stampa. Tra i tanti fattori, ne figurano due (l’uno contraltare dell’altro) che possono benissimo essere riportati sia ad una classificazione per tipi psicologici, sia a posizioni da interpretare, più che come caparbia e perseverante arroganza, come espressione di una fissazione rigida e assolutamente “scolastica” dei parametri e dei punti di riferimento propri allo status quaestio di una specifica indagine o ricerca; fissazione rigida di paralizzante “necessità” metodica posta sin dall’inizio secondo condizioni di aprioristica applicazione dell’ad escludendum, che realizza veri e proprie impermeabili paratie stagne davanti al precipitare di qualsiasi condizione di evenienti e di imprevedibili novità e di riflessioni che imporrebbero una pur minima esigenza di uno stop, se non un generale ripensamento delle premesse e/o dello sviluppo in oggetto.
Questi due fattori sono quelli della credulità e quello dell’incredulità. Ma il primo, quello dell’individuo credulo, è forse più facilmente individuabile, spesso per rivendicazione aperta o per ammissione forzata da parte di un protagonista stesso, anche laddove non si presenti con caratteri patologici, giacché penso che aspetto peculiare della sua forma mentis sia quello di agire come postulante, come querulo che chiede ad altro “quid” ciò che ritiene di scovare o trapiantare di sana pianta, come sule dirsi, nell’ambito scientifico. Non che dei creduli non cerchino e non facciano di tutto per sfuggire alla propria individuazione al fine di rendere un servizio ai loro occhi encomiabile alla scienza al servizio di altro, ma quello dell’incredulità risulta a mio giudizio più difficilmente individuabile perché esso riesce a celarsi in più di mille e mille modi e con le più inverosimili spiegazioni (apparenti) e giustificazioni dietro le (pretese e le non minori false o inappropriate “fedi” scientifiche) esigenze di correttezza interpretativa, metodica, applicativa e con il perdersi nei labirinti (resi tali) delle deduzioni, delle analisi, dei puntuali riscontri che altro non sono se non mere e/o erronee ipotesi che agiscono come espressione di un pedissequo risultato che non rende onore alla scienza e che a posteriori si palesano come le procedure e le applicazioni di un ottico che altera senza volerlo i reali contorni degli oggetti (altra cosa è il gioco degli specchi pensato, voluto e realizzato coscientemente).
Il seguente articolo, del fisico Brian D. Josephson, Premio Nobel, segnalatoci direttamente dal Prof. Giuseppe Genovesi, è relativo ad una conferenza dei Premi Nobel e risale al 2004. Di esso, ritengo che ciascuno di noi potrà trarre profitto comunque e quindi si potrà direttamente confrontare con il tema in questione, anche a prescindere dalla comprensione dell’articolo in tutta la sua stesura integrale (specie in riferimento agli approfondimenti fisici specifici) visto che presenta e stimola fecondi e multipli aspetti e riferimenti.
Questo caso è, nel contesto in cui è nata la segnalazione fattaci dal Prof. Giuseppe Genovesi, medico ricercatore del Policlinico Umberto I di Roma, direttamente da riferire a chi nell’ambito medico italiano continua ad opporsi (per quale re di Prussia?) al riconoscimento della Sensibilità Chimica Multipla, volendo riportare una malattia così grave e così complessa a un ambito nosologico, clinico e curativo di tipo idiopatico. Eppure, nel corso degli ultimissimi decenni, per quanto è dato a sapere a chi come me non è medico, alcune patologie sconsideratamente e fin troppo prolungatamente “imposte” come idiopatiche in Italia, oggi non lo sono più. Così come, varcando le frontiere nazionali, ci accorgiamo che cosa accade oggi per la iper sensibilità multipla alle sostanze chimiche o MCS, patologia altrove definita come multifattoriale.
Una volta, anche e soprattutto in riferimento agli animali, quando nulla si sapeva di ciò che oggi è definita etologia grazie a Konrad Lorenz, ad esempio, si abusava senza pudore in tutti i settori scientifici della parola istinto. Che cosa poi significasse esattamente questa parola, ancora non è dato a sapere. In questo, il caso della fissità mentale e psicologica di tanti filosofi e di tantissimi scienziati è stato clamoroso, la sua gravità assolutamente indelebile, la sua durata più che bimillenaria (nella civiltà occidentale) e si dispiega dai tempi del magnifico (non in questo caso) Aristotele sino a tutto il XX secolo. Istinto, nient’altro che il famoso obscurum per oscuris! L’esempio cade come non peregrino in relazione a quelle patologie “al momento” non comprensibili e non spiegabili in termini medico-scientifici da più o meno larghi settori della comunità scientifica internazionale: aspetto che diventa davvero sospetto quando il riferimento si restringe soprattutto a parte della comunità scientifica o, in questo caso, medica nazionale. In simili casi, queste patologie non rare volte sono state definite idiopatiche, con atteggiamenti che paiono essere sbrigativi e che paiono essere stati assunti come scappatoie (comode? interessate? ), da fautori di un’incredulità tout court refrattaria, cinica, inescusabile. In tutti questi frangenti, quali e quanti medici italiani promotori e fautori di certe scelte sono passati indenni di lido in lido, dopo che la scienza medica ha definitivamente sottratto all’escamotage del marchio psicologico certe malattie? E quanti di costoro oggi tornano a distinguersi nel volere continuare a definire la MCS una sindrome “idiopatica”? Con quale e con quanta noncuranza si sono tranquillamente traghettati?
E’ vero che in questo ambito di riferimento per fare luce non ci occorrono strumenti di larga durata, di ampia proiezione temporale quali possono essere quelli di Fernand Braudel. La storia della medicina contemporanea e in particolare il classico caso delle febbri puerperali della seconda metà dell’800 (cosa che nulla ha a che vedere con tantissime, odierne malattie rare) mostrano come anche in questo ambito del sapere umano e delle sue applicazioni sia che cosa vuol dire la saccenza estrema patologica e la coerente “fede” scientifica di imperaggiabili cattedratici increduli, sia che per guadagnare nuove conoscenze i martiri non sono mai mancati: il dottor Ignatz Semmelweis nell’efficiente, placido, sicuro e sereno impero asburgico finì in manicomio.
Per di più, sono i veloci e incessanti sviluppi delle conoscenze che si impongono anche in ambito medico con specializzazioni trasversali, quali l’ingegneria medica e la bioingegneria in generale, che invitano e addirittura impongono nuove aperture, nuovi approcci, esclusione di preclusioni. Non dimentichiamo che nell’ambito dell’elettronica (altra disciplina da me completamente sconosciuta) è da parecchi anni che è nato un concetto, un modello, un modus operandi e produttivo definito “architettura aperta”, che si è affermato come elemento di potente dinamismo e che concettualmente è una chiave di volta interdisciplinare.
Dove inizia la sconsideratezza e dove inizia la responsabilità, purtroppo giuridicamente penso oggi indefinibile, di quei medici che per il loro modus operandi possono essere riportati alla tipologia degli increduli cronici, se non proprio a quella degli increduli patologici? O, senza voler adombrare alcunché di prevenuto (perché è sempre la storia che insegna quanto imprevedibilmente variegata è la realtà che ci circonda con tutta una sua “incompendiabile” casistica) a quale di altre ulteriori cause e di altre ulteriori nature di questa incredulità (perfino nate e pasciute in ambiti della natura umana che nulla hanno a che vedere con la scienza e ancor meno con la cura dei malati) se non a finalità intrinsecamente diverse? In queste ulteriori evenienze, che desideriamo esplicitamente mettere al di fuori dell’ambito delle scienze e della medicina perché ne esulano per quanti si muovono entro un percorso di adempimento deontologico, irrompono le interazioni di innumerevoli aspetti umani che portano ad esiti non positivi, quali l’insensatezza, la disonestà, l’inganno, la scaltrezza consumata nell’adescamento psicologico dei pazienti. – Domenico Cambareri
Brian D. Josephson:
Incredulità patologica
Dipartimento di Fisica, Università di Cambridge – Conferenza tenuta in occasione della riunione dei Premi Nobel in Lindau, 30 giugno 2004
Versione aggiornata della presentazione (riveduta il 20 Agosto 2004, © B D Josephson 2004
ATTENZIONE
Alcune idee esposte in questa presentazione potrebbero causare disturbo ai lettori essendo in contrasto con diverse convinzioni profondamente radicate.
Di che si tratta?
La ‘visione universalmente accettata’ che si ha di un fenomeno potrebbe essere sbagliata in due modi:
(a) Un fenomeno inesistente è considerato reale (per esempio i raggi N o la “Polywater”);
(b) Un fenomeno reale è considerato inesistente (per esempio la deriva dei continenti, i meteoriti)
La presentazione più citata di Langmuir sulla Scienza Patologica riguardava il caso (a). Qui ci interessiamo al caso (b). Cos’è che porta la comunità scientifica a negare fenomeni a sostegno dei quali esistono forti prove?
Caso 1: i meteoriti
Argomento a favore: avvistamenti, ritrovamento di rocce – spesso calde – nei possibili luoghi di atterraggio.
Argomento non corretto a sfavore: la caduta di oggetti dallo spazio è in contrasto con le leggi della meccanica’
Spiegazione alternativa offerta: illusione ottica, pietre colpite da fulmini
Causa della smentita: caduta di un meteorite di grandi dimensioni nei pressi di Parigi
Caso 2: deriva dei continenti
Argomenti a favore (Wegener, dal 1912):
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Combaciamento/corrispondenza delle coste americane e di quelle africane (Bacon 1620)
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Corrispondenza di fossili, rocce
-
Ritrovamento di carbone nell’Antartide
Argomento a sfavore: il fenomeno sostenuto è impossibile
Causa della possibile smentita: altre osservazioni geologiche hanno portato alla teoria delle placche tettoniche
Questo caso mostra come la comunità scientifica possa facilmente accantonare idee ritenute ‘ bizzarre’ anche se sostenute da forti prove.
Caso 3: ‘fusione fredda’
Nel 1989 Pons e Feichmann hanno dichiarato di aver misurato il calore in eccesso in una cellula elettrolitica Pd-D in quantità così elevata da essere attribuibile solo ad un processo nucleare.
Ma altri non sono riusciti a riprodurre l’effetto:
“E ciò che vediamo in laboratorio non prova una reazione insolita nucleare o chimica.”
In poche settimane era tutto finito- apparentemente.
“La conclusione a cui sono giunto è che è che stiamo pagando per l’incompetenza e forse la delusione del dott. Pons e del dott. Fleishmann”- Steven Koonin (American Physical Society spring meeting, Baltimora, Maryland, 1 maggio 1989).
“ Di fatto l’episodio della fusione fredda si è concluso appena cinque settimane dopo il suo inizio, il 1 maggio 1989. Tutti e tre gli scienziati del Caltech (California Institute of Technologhy) si accordarono per allontanare la fusione fredda dalla scena della scienza ufficiale.” – David Goodstein (Caltech), Huizenga e Maddox danno la loro visione dei fatti…
“Ciò che abbiamo appreso, attraverso una relazione inesatta, ci ha portato a concludere che i risultati che ci erano stati presentati erano contrari a tutto ciò che avevamo scoperto sulla fisica nucleare negli ultimi 50 anni.”
“Credo che, in generale, la questione sia chiusa, e che sarà così per molto, molto tempo.”
Gli argomenti della commissione erano apparentemente questi:
-
Non siamo a conoscenza di alcun processo in grado di generare la suddetta quantità di calore che non produca allo stesso tempo molta più radiazione di quella osservata
-
Le osservazioni non sono state riprodotte da altri
Perciò le osservazioni non sono ritenute valide.
Tuttavia essi non hanno studiato dettagliatamente gli esperimenti, come invece avrebbero dovuto fare.
In effetti le misurazioni nucleari compiute per cercare di stabilire quale processo generasse il calore in eccesso non erano accurate. Ma quanto asserito da Pons e Fleischman e cioè che il calore generato in eccesso rispetto a ciò che lo spiegava in termini chimici dipendeva dai macchinari di controllo calore, non è mai stato messo in dubbio/contestato. Sembra che la commissione del Department of Energy non abbia gradito questo fatto. E da allora gli studi di Pons e Fleischman sull’eccesso di calore sono stati riprodotti molte volte in diversi laboratori.
Riproducibilità della fusione fredda
Da uno studio condotto nel novembre 2003 da Steven Krivit
(Hanno risposto 24 persone delle 43 contattate dallo studio)
Domanda. Come si può portare la comunità scientifica a credere a un caso quando non ci sono evidenze sufficienti a suo favore? [vedasi, in fondo, per l’accesso al testo oroginale in Pdf con schemi e immagini]
v Affermare che quanto sostenuto è in contrasto con le attuali conoscenze scientifiche
v Affermare che gli esperimenti non sono corretti
RIBADIRE CON FORZA I CONCETTI prima che il tempo dimostri che non sono corretti; se le cose vanno come sperato le principali riviste si rifiuteranno di pubblicare le informazioni quando si renderanno disponibili.
Scrivere un libro che si intitoli “Fusione fredda: il fiasco scientifico del secolo” e ottieni un’ottima recensione dalle persone giuste:
‘Un resoconto autorevole e diretto sul fiasco della fusione fredda.’ GLENN SEABORG
‘Come chimico nucleare di grande livello è assolutamente qualificato per una valutazione in campo. Scienziati e classe dirigente, accoglieranno questo libro, ne sono certo, con la considerazione che merita.’ FRANK CLOSE, NATURE
Il Dipartimento di Energia ha osservato in tono scettico:
“La fusione nucleare a temperatura ambiente, del tipo discusso in questa relazione, sarebbe contraria a tutte le conoscenze acquisite in materia di reazioni nucleari nell’ultima metà del secolo; richiederebbe l’invenzione di un processo nucleare completamente nuovo.”
Commento: succede talvolta nella scienza che una scoperta fatta risulti essere contraria alle attuali conoscenze nel suddetto campo (esempio: la scoperta dell’accelerazione dell’espansione dell’universo e della costante cosmologica non-zero). Inoltre succede spesso che venga scoperto un nuovo processo!
“Un limite di molti esperimenti sul calore in eccesso è che non sono accompagnati nella stessa cellula da un monitoraggio simultaneo per la produzione dei prodotti di fusione. Se il calore in eccesso è da attribuire alla fusione, una tale affermazione dovrebbe essere supportata dalla misurazione della fusione stessa a livelli adeguati”
Commenti: è legittimo concludere che la fusione avvenga se nessun altro meccanismo può spiegare la quantità di calore prodotto, e non necessariamente un limite per la mancata misurazione dei prodotti di fusione (MANCA TESTO TRADOTTO).
L’intero processo nucleare potrebbe perciò essere
d + d = He4 + phonons
Xing Zhong Li and others (prossima slide) sostengono che il tunneling (galleria di risonanza), probabilmente aumentato da una risonanza, è il processo determinante e non l’attività termica come nella fusione ad alta temperatura.
Hagelstein e Chubb, affermano che gli effetti coerenti sono importanti nel trasferimento dell’energia al traliccio. Combinando queste idee si potrebbero spiegare le osservazioni, malgrado non siano ancora stati fatti calcoli quantitativi.
E adesso per una diversa prospettiva sulla questione:
“ Michail Mckubre, SRI International
“Una presentazione eccellente, accurata e ben argomentata”
e John O’M Bockris, Texas E&M University
“Un’opera monumentale”
Caratteristiche degli scienziati scettici secondo Beaudette:
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Non esprimono le loro critiche in luoghi/contesti dove sarà soggetto al giudizio dei pari
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Non vanno in laboratorio a praticare gli esperimenti insieme ai praticanti
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Affermazioni che dovrebbero essere fatte su base scientifica sono in realtà mere supposizioni
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Diffamazioni e calunnie sono metodi ampiamente applicati
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Quando viene data una spiegazione, puntualmente spuntano delle ragioni fatte ad hoc per rifiutarla. Spesso si liquida un’affermazione perché essa viola qualche legge conservativa vigente
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Una prova viene respinta in blocco se non può rispondere a tutti i possibili requisiti fin dall’inizio.