25 aprile. Sempre di meno sempre più incalliti. E più isolati, nel loro vuoto (r)esistenziale

25 Aprile 2012

Domenico Cambareri

 

Italia Europa e Libertà. Eulà!

Il giorno del tradimento e dell’infamia

 

Sono sempre più incalliti e sempre di meno. Ai più tracotanti, dopo la fine dell’Unione Sovietica non rimane quasi più nulla a cui abbarbicarsi per resistere contro il dissolvimento delle loro fantastorie di sangue, in difesa di quelle che furono odiose fole. Nel rinnovato sogno di agguati e stragi d’infausta memoria. Vivevano nell’effetto allucinogeno della spiralizzazione della violenza e della crudeltà. I ciechi impulsi per gli assassinii fortificavano l’anima sacrificata tutta intera all’idolo bolscevico da un lato e alla democrazia delle mafie e della finanza distruttrice dall’altro.
Il loro obiettivo era scatenare le rappresaglie, alzare ad ogni costo e senza tregua e senza misura il prezzo che il popolo italiano doveva pagare. Per il loro fanatismo, per la loro dissennata “liberazione”.
Qui ancora gridano alla vittoria. Nel mondo, hanno cosparso di fango e di ignominia il nome dell’Italia. Lo sprezzo che ancora circonda tra gli altri popoli la bandiera della nostra Patria ci rimane indelebile marchio a causa di bande che mai indossarono una divisa e che predilessero cecchinaggio e tecnica rivoluzionaria, senza mai adempiere le leggi internazionali di guerra.
Sempre più soli e sempre più randagi, nascondono ancora ai raggi del sole e alle nuove generazioni gli innumerevoli nomi delle vittime e la verità dei fatti e dei loro misfatti.
25 aprile, ancora dì di lutti e di depravazione storica. Un sadico affondare le dita nelle ferite e nei dolori mai sopiti di famiglie sempre costrette a subire, in silenzio, il dileggio dei colpevoli. Come e prima ancora di quelle che subirono poi i rimossi massacri delle foibe lungo il confine orientale. Un solco profondo e impietoso che sarà colmato solo dalle piazze sempre più vuote per liturgie “istituzionali” cannibalesche.
In attesa di rinnovare la coscienza civile e storica del nostro Popolo nel meglio della sua identità storica. Ad iniziare dagli uomini e dalle donne che – fascisti e non fascisti e perfino antifascisti – combatterono per la Patria sotto le insegne dell’Aquila romana con il tricolore di Salò. E delle famiglie che subirono ingiustizie e lutti orrendi per mano dei liberatori sino agli anni della volante rossa, senza che le liturgie “istituzionali” celebrino il ricordo di vittime così innocenti.
Gli anni che ci stanno alle spalle di questa lunga e corriva partitocrazia, gli anni che abbiamo davanti discendono tutti da questo peccato inemendabile. Il 25 aprile è e sarà il giorno dell’ignominia. Sino a che l’oblio non lo cancellerà.