1° Maggio 2012
Fonte: Airesis
Novità libraria e aggiornamento materiale on line
Muhammad Dara Sikoh
La congiunzione dei due oceani
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A cura di Svevo D’Onofrio, Fabrizio Speziale, Piccola Biblioteca Adelphi
Adelphi 2011, www.adelphi.it pp. 169 Euro 14,00 isbn: 9788845925597
È noto che il pensiero indiano fece irruzione sulla scena filosofica europea grazie all’entusiasmo suscitato in Schopenhauer dalla lettura della versione latina delle Upanisad, la prima in Occidente, ad opera di Anquetil-Duperron, apparsa nei primissimi anni dell’Ottocento. Meno noto è che Anquetil- Duperron si era basato su una traduzione persiana, realizzata nel 1657 e patrocinata dal principe moghul Muhammad Dara ikoh (1615-1659). La dinastia musulmana dei Moghul, che regnò sull’India a partire dal 1526, aveva già mostrato grande apertura e interesse per il sapere indiano, in particolar modo durante il regno dell’imperatore Akbar, ma il suo pronipote, Dara ikoh, si spinse ben più in là. Affiliato alla confraternita sufi della Qadiriyya e seguace delle dottrine del grande mistico musulmano Ibn ‘Arabi, attraverso l’assidua frequentazione di yogin e sapienti indù giunse alla conclusione che rispetto al sufismo non vi era «differenza alcuna, fuorché divergenze lessicali, nel loro modo di percepire e comprendere il Vero». A sostegno di tale tesi nel 1655 scrisse La congiunzione dei due oceani, in cui si sforzò di mostrare la puntuale corrispondenza fra i princìpi della tradizione spirituale indù e di quella sufi. Tesi tanto audace quanto temibile, che suscitò una forte opposizione da parte degli “ulama” più ortodossi e che consentì al fratello Awrangzeb di ottenere una condanna a morte per apostasia e di impadronirsi del trono.
(dal risvolto di copertina)
– Anonimo, Il Salterio di Ermofilo inviato a Filalete – introduzione, traduzione e note di Massimo Marra – dalla Bibliothèque des philosophes chimiques. Da sempre erroneamente attribuito a Pierre-Jean Joubert de la Salette (1742-1832), militare e musicologo allievo di Etteilla ed autore del Dictionnaire Synonimique du livre de Thot, questo componimento anonimo non ha in realtà nulla a che fare con Joubert de la Salette, ed è quindi da considerarsi anonimo al pari del Traité d’un Philosophe inconnu e di altri testi francesi compresi nel quarto volume della Bibliothèque. Il pregevole testo ermetico si struttura come una raccolta di centocinquanta brevi paragrafi di argomento ermetico, dichiaratamente presentati sul modello dei 150 salmi del salterio liturgico tradizionale della Chiesa Cattolica.
– Lotteringus – Chiarimento sulla Filosofia Ermetica (1750) – Non conosciamo nulla del Lotteringus che, nel 1750, mentre in Francia si assiste ad un’esplosione di pubblicazioni ermetiche, firma L’Eclaircissement sur la Philosophie Hermétique. Erroneamente attribuito da bibliografi inaccurati a Lotteringus Gherardini (a capo dei Guelfi Bianchi fiorentini e morto nel 1303) questo interessante trattatello ermetico viene qui presentato in prima traduzione italiana.
– Cesare Guasti – Di un codice plumbeo contenente alcune ricette d’alchimia che si conserva nell’Archivio Diplomatico Fiorentino (1859), con una nota introduttiva di Massimo Marra. Si ripresenta qui per la prima volta, con una breve nota introduttiva, questo dimenticato e storico studio del filologo ed erudito italiano Cesare Guasti (1822-1889). In Italia sono noti due libretti alchemici su lamine di piombo. Questo è il primo studio a soffermarsi su di uno di essi.
– Marcelin Berthelot – Sulle traduzioni latine delle opere alchemiche attribuite agli arabi, traduzione e note di Massimo Marra. L’intero corpus degli studi contemporanei sull’alchimia non può certamente prescindere dall’enorme e pioneristica opera di indagine svolta dal chimico, storico della scienza ed abile politico francese Marcelin Berthelot (1827-1907). Più ancora di quelli, pur considerevoli, di altri storici della chimica ottocenteschi, come Chevreul, Schmieder, Hoefer, l’opera di Marcelin Berthelot parte da un eccezionale confronto con una massa considerevole di testi manoscritti e a stampa che andavano dagli scritti greci fino a quelli arabi ed alle loro traduzioni latine, che consentirono allo studioso la raccolta di una incredibile messe di dati che contribuirono alla redazione di alcune importanti opere, ancor oggi solo in parte superate, che rimangono altrettante pietre miliari nella storia della scienza. Nella sezione Archivio verranno pubblicati, a più riprese, significativi estratti da tali opere in prima traduzione italiana.
– Henri Carrington Bolton – Una reliquia dell’astrologia – dal Journal of American Folk-lore (1897) – Traduzione e corredo iconografico a cura di Massimo Marra. In questa conferenza del 1897 il chimico e storico della scienza americano Henri Carrington Bolton (1843-1903) approccia una delle rappresentazioni iconografiche più diffuse e suggestive della tradizione astrologica, ovvero “l’uomo zodiacale”. Si tratta della ben nota raffigurazione dell’uomo circondato dai simboli dei pianeti e dei simboli zodiacali posti in relazione con specifiche parti del corpo, che la tradizione voleva da essi governati. Si tratta, con ogni probabilità, della prima ricognizione su questo importante e diffusissimo reperto iconografico. È affiancata, alla lettura di Carrington Bolton, anche una ricca selezione iconografica che presenta molti esempi tratti da trattati talvolta non citati dall’articolo. Questa è la prima traduzione italiana.
– Haskins Charles Homer – La scienza araba nell’Europa occidentale (1925). Considerato tra i pionieri della medievistica americana, Charles Homer Haskins, in questo articolo apparso nel 1925 sulla rivista Isis, affronta l’argomento della trasmissione medievale del pensiero greco attraverso le traduzioni arabe medievali. Prima traduzione italiana del saggio.
– La sequenza completa delle tavole del De Lapide Philosophico Libellus di Lambsprinck, tra i più bei cicli iconografici della tradizione alchemica.