Un esperimento insolito e originale forma l’oggetto di questo libro di Giacomo Marramao: la messa a fuoco dei punti d’intersezione tra le genealogie filosofiche e le diagnosi radicali del Potere, del Comando e della Legge fornite, in tempi e contesti diversi, da due grandi scrittori mitteleuropei come Elias Canetti (attraverso un confronto costante con l’opera di Kafka) e Herta Müller (lungo l’asse che collega la figura del Lager alle esperienze di sorveglianza, isolamento e derelizione esistenziale presenti nelle stesse democrazie). Per afferrare il senso delle trasformazioni del potere occorre andare alle radici: all’arché o al principio che l’ha originato come fattore transculturale e transstorico comune a tutte le società umane. Il potere non può essere soppresso: ogni tentativo di ‘superarlo’ = sopprimendo questa o quella forma del suo esercizio = non ha finora fatto che potenziarlo. Il potere deve essere, invece, sradicato, sovvertito nella sua logica costitutiva: la logica dell’identità, innervata nell’illimitatezza del desiderio e nella doppia scena paranoica della paura e della morte dell’altro.
GIACOMO MARRAMAO
Giacomo Marramao insegna Filosofia teoretica e Filosofia politica all’Università di Roma Tre. È direttore della Fondazione Basso, membro del Collège International de Philosophie (Parigi) e professore honoris causa in Filosofia all’Università di Bucarest. Ha tenuto come visiting professor corsi e conferenze presso numerose università europee, americane e asiatiche. Fra i suoi lavori, tradotti in diverse lingue, ricordiamo: “Dopo il Leviatano”, Bollati Boringhieri 2000, “La passione del presente”, Bollati Boringhieri 2008, “Passaggio a Occidente”, Bollati Boringhieri 2009.