Kerala Pirates and New Delhi Prowlers

14 Maggio 2012

riproposto il 19 Maggio 2012

Comunicato Eulà

Immagini tratte dal sito dell’ANMI, bandiera del Kerala da freeware on line Wikipedia, e da Il Giornale.it

 

Eulà: Eufrasia – India. Per i marò italiani rinsaldare la profonda amicizia tra Roma e Delhi

 

La grande simbologia della bandiera del Kerala
è denigrata e vilipesa dai pirati che la vorrebbero
rappresentare. I marinai italiani dovevano prevenire l’assalto in  mare di pirati, sono rimasti vittime dei  pirati della peggiore risma che governano un popolo e ne amministrano la giustizia. Costoro hanno tratto esempio del
peggio che abbiamo in casa nostra?

 

Il lungo silenzio da noi tenuto nell’affaire scatenato dai pirati in toga e pompa magna dei tribunali del territorio pirata del Kerala è stato dovuto sia al rispetto per quanto richiesto dal capo dello Stato e dalle maggiori autorità italiane, per evitare frizioni indesiderate tra Italia e India, sia per un non minore rispetto del popolo indiano, popolo che abbiano sentito sempre particolarmente vicino. Di fronte a questa vicinanza culturale e spirituale tra due popoli geograficamente molto lontani che hanno in comune le origini e che hanno lasciato profondi e indistruttibili testimonianze nella storia universale, con in primo piano le storie per la lotta per l’indipendenza, anche i notevoli, proficui interessi esistenti in campo industriale e in settori particolarmente avanzati della tecnologia passano in questo momento in secondo piano.
Non ci interessano e non ci possono in questo contesto interessare minimamente le lotte politiche interne dell’Unione Indiana e di quanto rappresenta in esse il ruolo della famiglia erede di Indira Ganghi, in cui campeggia il ruolo di una donna italiana da lunghi decenni oramai indiana, italiana perciò solo in funzione di riconferma della profonda amicizia di questi due popoli, e a prescindere dalle lotte partitiche nel parlamento di New Delhi. Né, tantomeno, gli intrighi politico-commerciali che possono giocare un ruolo sporco nella faccenda dei pirati del Kerala. Men che mai ci possono interessare le particolarissime vicende politiche interne a questo piccolo stato dell’Unione, che così tanto discredito sta gettando in tutto il mondo sull’India e sulla credibilità politica delle sue istituzioni governative.
Sta di fatto che, al di là della dinamica dell’incidente, le forze di polizia, la magistratura e il governo del Kerala hanno infranto il rispetto di elementi base del diritto internazionale. Su questa aperta e perdurante violazione non hanno mai dimostrato ripensamento né innestato la retromarcia. Ugualmente, hanno offeso e violato la sovranità del nostro Stato, e continuano impunemente a farlo.
La cosa ancora più grave è che la presidenza del governo dell’Unione Indiana e il suo ministro degli esteri hanno condisceso con illimitata protervia a questa azione di pirateria internazionale, anziché intervenire con immediatezza sollevando i buccanieri locali vestiti da magistrati e da governanti da ogni ingerenza in questioni che concernono soltanto la politica del governo centrale e le relazioni internazionali in adempimento dei trattati che le regolano.
Il governo italiano ha proceduto purtroppo, dopo i primi lunghi giorni, con immotivata e inconcludente attendismo e dimostrando di accettare ogni inasprimento della violazione del diritto internazionale.
Sono passate settimane, stanno per passare mesi. E’ giunto il momento per citare il governo dell’Unione Indiana presso tutti i consessi politici e di giustizia internazionali.
E’ giunto anche il momento che il governo italiano promuova all’interno dell’India, tramite i più qualificati mezzi d’informazione, una campagna atta a far sapere cosa realmente è stato commesso e cosa viene commesso dalle autorità locali del Kerala, a danno sia della nostra sovranità che del buon nome del popolo indiano nel mondo.
L’Italia non lascerà i due marò in mano ai pirati del Kerala.